La parola chiave è “coordinamento“. La pronuncia il Presidente Napolitano nel suo intervento a L’Aquila. Ma i “necessari coordinamenti dell’azione della magistratura” nell’inchiesta sulla trattativa su cui il capo dello Stato promette di vigilare in realtà si sono già realizzati: un anno fa – come risulta dal documento inedito che oggi il Fatto pubblica e che smentisce la versione del Quirinale – era stato proprio Pietro Grasso a scrivere al Quirinale, sollecitando un intervento poi compiuto dal Csm. Una polemica aperta in febbraio e poi chiusa cinque mesi dopo: è il 27 luglio dell’anno scorso, infatti, quando il vicesegretario generale del Csm Marco Patarnello trasmette al ministro della Giustizia, al Procuratore generale della Cassazione e al Procuratore nazionale antimafia la delibera con cui il Csm dà il via libera a Grasso, autorizzandolo a “richiedere a qualsiasi ufficio del pubblico ministero la trasmissione di atti di indagini che ritenga collegati ad altre indagini in corso presso una direzione distrettuale antimafia e impartire direttive sullo scambio di atti tra le diverse procure distrettuali antimafia”.
E’ la fine della querelle tra le Procure di Palermo e Caltanissetta, trasmessa al Csm proprio dal Quirinale su input di Grasso (la nota del consigliere del presidente della Repubblica per gli affari dell’amministrazione della giustizia è del 25 febbraio precedente) sulla gestione dei verbali di Massimo Ciancimino. Grasso vuole vederci chiaro e rivendica il potere di chiedere i verbali ai pm di Palermo. Ma i suoi ex colleghi la pensano diversamente sostenendo che non c’è una norma che lo imponga, e ne auspicano l’introduzione da parte del legislatore. Così quel giorno di febbraio del 2011, il Quirinale trasmette al Csm la nota di Grasso che segnala lo “stallo istituzionale relativo al procedimento penale concernente la cosiddetta trattativa”.
Il documento del Csm che smentisce Napolitano
La materia è incandescente, e per spegnere le polemiche il 28 aprile 2011 si arriva alla firma di un protocollo condiviso tra le procure che segna la fine delle ostilità e spiana la strada, alla fine di una serie di audizioni, all’organo di autogoverno dei giudici che il 27 luglio decide di dare il via libera al procuratore antimafia per coordinare al meglio le inchieste tra le tre procure richiedendo gli atti che ritiene più opportuni. Sull’inchiesta della trattativa, dunque, il coordinamento c’è stato e lo ha compiuto proprio Grasso: ecco perché nel verbale della riunione del 19 aprile 2012 nel palazzo della Cassazione, a Roma, convocata a seguito delle insistenti telefonate di Mancino al consigliere giuridico del Capo dello Stato Loris D’Ambrosio e del lavorio di quest’ultimo su Giorgio Napolitano, che condivide integralmente la sua impostazione gradita a Mancino, il capo della Dna precisa “di non avere registrato violazioni del protocollo del 28 aprile 2011, tali da poter fondare un intervento di avocazione a norma dell’art. 371-bis cpp”.
Chi gli aveva chiesto di avocare l’inchiesta? “Come ho già detto me ne ha parlato D’Ambrosio – ha risposto Grasso al Fatto Quotidiano – e io ho sempre risposto sul piano giuridico spiegando che ho poteri di avocazione delle indagini ma nel caso in questione non sussistevano i requisiti perché il coordinamento tra Procure si era svolto secondo regole”. Quanto al verbale della riunione del 19 aprile, alla domanda del Fatto se fosse stato lui a parlare di avocazione o se ci fosse stata una richiesta del pg Gianfranco Ciani in tal senso, Grasso ha replicato: “Nessuna richiesta palese. Mi chiesero come esercitavo i poteri di coordinamento. Mi sono limitato a ribadire che non vi erano i requisiti per un’avocazione e che il coordinamento si era svolto secondo le regole”. Ma oggi, assicura solenne il Presidente Napolitano, “continuerò, perché è mio dovere e prerogativa adoperarmi perché vada avanti l’accertamento della verità nel modo più corretto e più efficace, anche attraverso i necessari coordinamenti dell’azione della magistratura”. Di cui nessuno, allo stato, né i magistrati di Palermo, né quelli di Caltanissetta, nè il capo della Dna, né altri organi dello Stato segnala formalmente l’esigenza. Lo sostiene, però, uno degli indagati: il senatore Nicola Mancino.
Ieri sera, in un dibattito a Lamezia Terme, anche il pm Ingroia è tornato sulla questione: “E’ vero – ha detto – che non abbiamo avuto pressioni istituzionali, ma è chiaro che il clima complessivo nel Paese attorno a questa indagine esercita una pressione indiretta. Non vorrei che volendo proseguire questa inchiesta fossimo ritenuti degli eversori perché così non è. Anche il presidente Napolitano – ha affermato in un altro passaggio – ha detto che bisogna perseguire la verità”.
da Il Fatto Quotidiano del 24 giugno 2012
Giustizia & Impunità
Trattativa, il Colle vuole coordinamento. Ma il Csm aveva già provveduto nel 2011
Un documento del Consiglio superiore della magistratura datato aprile dell'anno scorso smentisce Giorgio Napolitano: dodici mesi fa le Procure interessate già comunicavano. Il recente intervento del capo dello Stato, quindi, serve solo a rassicurare Mancino
La parola chiave è “coordinamento“. La pronuncia il Presidente Napolitano nel suo intervento a L’Aquila. Ma i “necessari coordinamenti dell’azione della magistratura” nell’inchiesta sulla trattativa su cui il capo dello Stato promette di vigilare in realtà si sono già realizzati: un anno fa – come risulta dal documento inedito che oggi il Fatto pubblica e che smentisce la versione del Quirinale – era stato proprio Pietro Grasso a scrivere al Quirinale, sollecitando un intervento poi compiuto dal Csm. Una polemica aperta in febbraio e poi chiusa cinque mesi dopo: è il 27 luglio dell’anno scorso, infatti, quando il vicesegretario generale del Csm Marco Patarnello trasmette al ministro della Giustizia, al Procuratore generale della Cassazione e al Procuratore nazionale antimafia la delibera con cui il Csm dà il via libera a Grasso, autorizzandolo a “richiedere a qualsiasi ufficio del pubblico ministero la trasmissione di atti di indagini che ritenga collegati ad altre indagini in corso presso una direzione distrettuale antimafia e impartire direttive sullo scambio di atti tra le diverse procure distrettuali antimafia”.
E’ la fine della querelle tra le Procure di Palermo e Caltanissetta, trasmessa al Csm proprio dal Quirinale su input di Grasso (la nota del consigliere del presidente della Repubblica per gli affari dell’amministrazione della giustizia è del 25 febbraio precedente) sulla gestione dei verbali di Massimo Ciancimino. Grasso vuole vederci chiaro e rivendica il potere di chiedere i verbali ai pm di Palermo. Ma i suoi ex colleghi la pensano diversamente sostenendo che non c’è una norma che lo imponga, e ne auspicano l’introduzione da parte del legislatore. Così quel giorno di febbraio del 2011, il Quirinale trasmette al Csm la nota di Grasso che segnala lo “stallo istituzionale relativo al procedimento penale concernente la cosiddetta trattativa”.
Il documento del Csm che smentisce Napolitano
La materia è incandescente, e per spegnere le polemiche il 28 aprile 2011 si arriva alla firma di un protocollo condiviso tra le procure che segna la fine delle ostilità e spiana la strada, alla fine di una serie di audizioni, all’organo di autogoverno dei giudici che il 27 luglio decide di dare il via libera al procuratore antimafia per coordinare al meglio le inchieste tra le tre procure richiedendo gli atti che ritiene più opportuni. Sull’inchiesta della trattativa, dunque, il coordinamento c’è stato e lo ha compiuto proprio Grasso: ecco perché nel verbale della riunione del 19 aprile 2012 nel palazzo della Cassazione, a Roma, convocata a seguito delle insistenti telefonate di Mancino al consigliere giuridico del Capo dello Stato Loris D’Ambrosio e del lavorio di quest’ultimo su Giorgio Napolitano, che condivide integralmente la sua impostazione gradita a Mancino, il capo della Dna precisa “di non avere registrato violazioni del protocollo del 28 aprile 2011, tali da poter fondare un intervento di avocazione a norma dell’art. 371-bis cpp”.
Chi gli aveva chiesto di avocare l’inchiesta? “Come ho già detto me ne ha parlato D’Ambrosio – ha risposto Grasso al Fatto Quotidiano – e io ho sempre risposto sul piano giuridico spiegando che ho poteri di avocazione delle indagini ma nel caso in questione non sussistevano i requisiti perché il coordinamento tra Procure si era svolto secondo regole”. Quanto al verbale della riunione del 19 aprile, alla domanda del Fatto se fosse stato lui a parlare di avocazione o se ci fosse stata una richiesta del pg Gianfranco Ciani in tal senso, Grasso ha replicato: “Nessuna richiesta palese. Mi chiesero come esercitavo i poteri di coordinamento. Mi sono limitato a ribadire che non vi erano i requisiti per un’avocazione e che il coordinamento si era svolto secondo le regole”. Ma oggi, assicura solenne il Presidente Napolitano, “continuerò, perché è mio dovere e prerogativa adoperarmi perché vada avanti l’accertamento della verità nel modo più corretto e più efficace, anche attraverso i necessari coordinamenti dell’azione della magistratura”. Di cui nessuno, allo stato, né i magistrati di Palermo, né quelli di Caltanissetta, nè il capo della Dna, né altri organi dello Stato segnala formalmente l’esigenza. Lo sostiene, però, uno degli indagati: il senatore Nicola Mancino.
Ieri sera, in un dibattito a Lamezia Terme, anche il pm Ingroia è tornato sulla questione: “E’ vero – ha detto – che non abbiamo avuto pressioni istituzionali, ma è chiaro che il clima complessivo nel Paese attorno a questa indagine esercita una pressione indiretta. Non vorrei che volendo proseguire questa inchiesta fossimo ritenuti degli eversori perché così non è. Anche il presidente Napolitano – ha affermato in un altro passaggio – ha detto che bisogna perseguire la verità”.
da Il Fatto Quotidiano del 24 giugno 2012
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Roma, 30 dic. (Adnkronos) - "Uno dei lati più cupi e tristi di una catastrofe umanitaria è che i morti fanno sempre meno notizia: a Gaza siamo oltre la tragedia, siamo oltre la più bieca e feroce disumanità. Gli ospedali i personale sanitario sono diventati il bersaglio delle truppe israeliane . E nelle tende degli sfollati, ogni giorno neonati muoiono morti di freddo : che he responsabilità avevano dei bambini ? Collaboravano con Hamas, sostenevano Hamas, erano complici di Hamas? Cos'è questo se non un crimine di guerra?". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs.
"Lo chiedo - prosegue il leader di SI - a chi contesta la decisione del Tribunale Internazionale dell'Aja, che ha spiccato un mandato d'arresto per Netanyahu per crimini di guerra. Lo chiedo a Matteo Salvini, che ha detto che quella decisione sarebbe disattesa dal nostro Paese se il criminale di guerra Netanyahu venisse in Italia. Lo chiedo a chiunque si metta a fare l'analisi semantica della parola genocidio. Cos'altro vi serve dopo migliaia e migliaia di bambini morti?".
"Non basta continuare a dire 'due popoli, due Stati' senza fare nient'altro. Perché lo Stato di Palestina non c’è, e a breve - conclude amaramente Fratoianni - potrebbe non esserci più nemmeno il popolo palestinese".
Roma, 30 dic. (Adnkronos) - "È degna di rilievo la notizia che i cattolici democratici si preparano ad assumere una forte iniziativa politica e culturale. Essa è destinata a smuovere le acque stagnanti dentro il Pd, partito ormai consegnato a una deriva populista. Non è indifferente, però, il modo in cui l’iniziativa di Delrio, Prodi, Castagnetti e Ruffini prenderà piede. Perché un conto è la sua costituzione come area culturale all’interno del Pd, altra cosa, ovviamente, sarebbe la nascita di una forza esterna a quel partito. In questo secondo caso, Azione, forza di chiara ispirazione liberale, laica e riformista, potrebbe essere aperta al confronto e al dialogo senza paletti o pregiudizi". Così Osvaldo Napoli di Azione.
Roma, 30 dic. (Adnkronos) - La locandina dell'evento è pronta. L'appuntamento è per il 18 gennaio a Milano. Occasione: il battesimo di Comunità democratica. A promuoverlo alcuni esponenti cattolico democratici del Pd. L'organizzatore è Graziano Delrio e con lui ci sono Stefano Lepri, Patrizia Toia, Silvia Costa, Fabio Pizzul tra gli altri. Nutrito l'elenco dei partecipanti all'iniziativa. A partire dai 'padri nobili' Romano Prodi e Pierluigi Castagnetti, presidente dell'associazione 'I Popolari', fino a Ernesto Maria Ruffini, l'ex-direttore dell'Agenzia delle Entrate da cui si è dimesso nelle scorse settimane, attorno a cui si sono condensate suggestioni come possibile 'federatore' di un'area moderata.
Quindi il mondo dell'associazionismo con il dem Paolo Ciani, esponente di Demos, il presidente delle Acli Emiliano Manfredonia ed ancora Francesco Russo, vicepresidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e tra gli animatori della 'rete di Trieste', un nutrito gruppo di amministratori locali di ispirazione cattolica, nata appunto a Trieste a margine della Settimana Sociale dei Cattolici lo scorso luglio.
Ed ancora studiosi e professori come Elena Granata, vicepresidente della Scuola di Economia Civile. E poi tanti amministratori locali. Lombardi, innanzitutto, come l'ex-sindaco di Brescia e consigliere regionale, Emilio Del Bono. "Ci saranno diversi amministratori lombardi perché è da lì che cominciamo, poi faremo iniziative in altre regioni", spiega Lepri interpellato dall'Adnkronos.
"L'incontro del 18 gennaio -aggiunge Lepri- arriva dopo una sequenza di appuntamenti, come quello dello scorso anno de I Popolari, molto partecipato, all'Angelicum (c'erano anche Dario Franceschini e Lorenzo Guerini tra gli altri, ndr) e poi la Settimana Sociale dei Cattolici a Trieste. C'è l'esigenza di un impegno, di confrontarsi e di rappresentare anche l'attualità del pensiero dei cattolico democratici. Lo faremo con la presenza di autorevoli esponenti dell'università e ricerca e con tanti amministratori perchè facendo comunità, di qui il nome che ci siamo dati, che si cambia il mondo e lo si fa partendo dalle comunità locali. E lo faremo con alcuni 'padri nobili' nel segno della continuità politica".
Lepri, ma Comunità democratica sarà un'area del Pd o l'embrione di quel soggetto di centro di cui tanto si parla? "La nostra volontà è quella di confrontarci e rimettere insieme reti che abbiamo cominciato a ricomporre. Non è in discussione che il nostro impegno è nel Pd e per contare di più nel Pd, a partire dalle nostre proposte e dalla nostra capacità di organizzarci. Non c'è nessun ragionamento che va oltre". Ma ci sarà anche il 'federatore' Ruffini... "Lo abbiamo invitato e lui è molto contento di esserci".
Roma, 30 dic. (Adnkronos) - "Con questo governo anche la matematica è un’opinione. Matteo Salvini ha infatti annunciato trionfalmente che 'nei primi 15 giorni di vigore del nuovo codice della strada, i morti sono diminuiti del 25%, passando dai 67 del 14-18 dicembre 2023 rispetto ai 50 dello stesso periodo di quest'anno'. Signor ministro, ma lei è del mestiere? Non vorrei sconvolgerla con questa notizia, ma il periodo 14-18 dicembre è composto da cinque giorni, non da quindici. E un confronto su un lasso di tempo così ridotto è in ogni caso ridicolo per trarre conclusioni e bilanci statistici. Il motivo è semplice: cinque giorni non sono in grado di indicare alcuna tendenza. Sono una fotografia parziale, casuale, distorta. Senza contesto”. Lo scrive sui suoi canali social il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
“Se davvero vuole impegnarsi per la sicurezza stradale, servono dati seri, analisi profonde, non proclami e statistiche creative. Servono - sottolinea Magi - infrastrutture decenti, educazione stradale, mobilità sostenibile, riduzione della velocità e non una caccia alle streghe nei confronti di chi consuma cannabis, di chi vuole istituire le zone 30 o investire nella mobilità sostenibile. Ci penseranno i tribunali a spazzare via queste norme. Ma le vite salvate, ministro Salvini, non sono numeri da lanciare a casaccio per farsi belli. La pianti con la sua propaganda e - conclude Magi - faccia un ripasso in matematica”.
Roma, 30 dic. (Adnkronos) - "Il 18 e 19 gennaio ci ritroveremo a Orvieto con l’associazione Libertà Eguale sul tema generale Idee per una sinistra di Governo. Cosa dobbiamo, cosa vogliamo, cosa possiamo fare. Ci rivolgiamo, come sempre, all’intero centrosinistra per far maturare una moderna cultura liberale di Governo nell’orizzonte segnato dal conflitto tra democrazie e autocrazie”. Lo dichiara Stefano Ceccanti vice-presidente dell’Associazione.
Sono previsti, tra la relazione iniziale di Claudia Mancina, l’intervento di Michele Salvati e le conclusioni del Presidente Enrico Morando alcuni focus particolari, tra cui un’intervista di Giorgio Tonini a Paolo Gentiloni. “Il conflitto tra democrazie e autocrazie – prosegue Ceccanti- comporta di prendere sul serio il tema di un’efficace difesa europea, fuori da qualsiasi forma di appeasement e di forme astratte di pacifismo. E la difesa porta con sé il grande tema di De Gasperi e Spinelli di una maggiore integrazione politica perché difesa comune richiama autorità politica comune”.
Previsto anche un focus sullo stato delle istituzioni a partire dal libro sulla presidenza Napolitano “Presidente di tutti” di Giovanni Matteoli presieduto da Emilia Patta con l’autore, Stefano Ceccanti, Francesco Clementi, Carlo Fusaro. “E’ evidente a tutti che istituzioni non compiutamente e non coerentemente riformate non stanno ferme, immobili . dichiara Ceccanti – ma vedono peggiorare il proprio rendimento. Si può affrontare seriamente una gestione dell’autonomia dopo la sentenza della Corte senza un Senato delle Regioni? Si possono ridurre i decreti senza una data certa per i disegni di legge del governo? Si può intervenire sulla forma di governo senza chiarezza sul bicameralismo, sul voto estero, sull’avvicinamento tra singoli eletti ed elettori, sulle forme di ballottaggio? Le istituzioni non possono essere trattate come una qualsiasi materia che veda per forza lo scontro tra maggioranza e opposizione”. L’Assemblea Nazionale si svolgerà presso l’Aula Magna del Centro Studi città di Orvieto.
Roma, 30 dic. (Adnkronos) - Gabriele Gravina è l'unico candidato alla presidenza della Figc per il prossimo quadriennio. I termini per la presentazione delle candidature sono scaduti il 25 dicembre. L'assemblea elettiva è in programma il prossimo 3 febbraio presso il Rome Cavalieri a Roma. All'ordine del giorno l'elezione dei Consiglieri federali delle componenti ai sensi dell’art. 26, comma 4 dello Statuto federale; l'elezione del Presidente Federale; l'elezione del Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti.
Roma, 30 dic. (Adnkronos) - “Le decisioni del Tribunale di Roma sui migranti fatti rientrare dall’Albania erano sbagliate e soprattutto, come avevamo detto, nel caso specifico il governo aveva ragione. Lo dice l’ordinanza depositata oggi dalla Cassazione a proposito di uno dei migranti non trattenuti in Albania. Quindi, chi per settimane da sinistra ha attaccato il Governo e il ‘modello Albania’, che peraltro tutta Europa vuole conoscere e utilizzare, dovrebbe leggersi l’ordinanza e chiedere scusa". Lo dichiara il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan.
"In particolare, la Cassazione oltre a rinviare alla Corte di Giustizia Ue, precisando che si tratta comunque di un atto di rispetto verso di essa, ribadisce in maniera netta che la competenza sulla decisione di quando un Paese è o non è sicuro spetta in via esclusiva al governo. L’esame della singola situazione resta al magistrato, il quale però non può arrogarsi la facoltà di stabilire quali siano i paesi sicuri e quali no. L’auspicio è che adesso le tantissime falsità siano messe da parte e che si possa continuare lungo la strada che il presidente Meloni e che questo governo hanno tracciato: riportare l’immigrazione alle regole della legge e combattere trafficanti e scafisti”.