Dall'inchiesta di Monza su Filippo Penati e la presunta tangente Serravalle emerge uno strano giro nel trading finanziario del gruppo. Gli ordini passano per la Sigi sa di Bucarest, non esattamente una piazza finanziaria di prima grandezza. Tra i consigliere, lo storico esponente democristiano lombardo Luigi Baruffi
I Gavio? Li trovate in Romania. Della riservatissima famiglia piemontese si conoscevano gli stretti rapporti con Mediobanca e il patrimonio miliardario che comprende grandi società quotate in Borsa come Impregilo e un network di autostrade raccolte sotto l’ombrello della holding Sias. Le carte dell’inchiesta della procura di Monza sul cosiddetto sistema Penati alzano però il velo su nuovi affari del gruppo con base a Tortona, in provincia di Alessandria. Si scopre così che per le loro puntate in Borsa i Gavio passano addirittura dalla Romania, un Paese che non ha esattamente la fama di centro rilevante della finanza mondiale. I soldi, decine e decine di milioni di euro, fanno un giro piuttosto singolare. Gli ordini partono dal Piemonte, rimbalzano a Bucarest e arrivano alla sede di Montebelluna di Veneto Banca, un istituto di provincia che negli ultimi anni ha scalato la classifica dei gruppi creditizi a suon di acquisizioni.
È tutto nero su bianco. Il gioco di sponda emerge dalle carte sequestrate dal pm di Monza Walter Mapelli, che indaga sulla vendita del 15 per cento dell’autostrada Serravalle. Il pacchetto di titoli nel 2005 passò dai Gavio alla provincia di Milano allora guidata da Filippo Penati, che pagò quasi 240 milioni di denaro pubblico per comprare una quota azionaria che secondo l’accusa valeva in realtà molto meno. Da mesi la Guardia di Finanza è impegnata a ricostruire il percorso della colossale plusvalenza, oltre 170 milioni, incassata dai venditori.
Contabili bancarie, fatture, mandati fiduciarie: centinaia di pagine di documenti sono finiti agli atti delle indagini. Ed ecco che tra decine di operazioni finanziarie spunta anche il trading targato Romania. A Bucarest tutto fa capo alla Sigi sa, una società, si legge nelle carte ufficiali, abilitata a operare in Borsa. A quanto pare, quindi, almeno una parte dell’imponente trading borsistico del gruppo dei Gavio passa proprio dalla Sigi. La conferma arriva da un documento su carta intestata della società rumena in cui si delega Enrico Arona a “inviare ordini” per i dossier del clienti Argo finanziaria, Aurelia, e Autostrada Torino Milano, tutte società controllate dalla famiglia di imprenditori piemontesi. Arona, 65 anni, è un dirigente storico del gruppo Gavio, di cui è considerato una sorta di plenipotenziario per le operazioni di Borsa. Chi controlla la Sigi? Secondo quanto Il Fatto quotidiano ha potuto accertare, tra i soci della finanziaria rumena compare il gruppo Veneto Banca, l’imprenditore del Montenegro Miljan Todorovic, la Lamal, una holding svizzera, con base nel paradiso fiscale di Zug e anche i Gavio, con una quota del 5 per cento intestata alla società Aurelia.
Insomma, una compagine alquanto eterogenea, almeno a prima vista. La gestione però è tutta italiana. Al timone troviamo Matteo Rocco, il finanziere che secondo i magistrati potrebbe aver avuto un ruolo nella gestione all’estero dei proventi della affare Serravalle. Rocco, 57 anni, è professionista con una lunga carriera alle spalle e un’infinità di contatti nei paradisi fiscali, tra la Svizzera il Lussemburgo e il Liechtenstein. Da sempre vicino ai Gavio, col tempo è diventato una sorta di tesoriere ombra della famiglia.
Rocco però è soltanto uno dei quattro amministratori della Sigi. In un verbale dell’assemblea dei soci datato 12 maggio 2010 si legge che tra le persone designate per un posto in consiglio c’è anche Luigi Baruffi. Proprio lui, il politico lombardo di lungo corso, democristiano andreottiano, più volte deputato, inquisito ai tempi di Mani Pulite, poi transitato all’Udc da cui è uscito nel gennaio dell’anno scorso. A quanto sembra, a quasi 70 anni d’età, Baruffi si è candidato per una poltrona in Romania, ma questa volta come gestore di una società di Borsa. Un’ultima curiosità: Eugenio Rocco, classe 1982, figlio del finanziere Matteo, è stato per alcuni anni consigliere comunale a Legnano, la città dove vive la sua famiglia. Il partito? L’Udc, di cui Baruffi era segretario regionale.
Il Gip di Monza, dott.ssa Corbetta, con ordinanza del 13 luglio 2016 ha disposto l’archiviazione del procedimento penale iscritto a carico del dott. Matteo Rocco.