La decisione nel processo per la incompiuta trasformazione della fabbrica di sanitari Ideal Standard nel Sea Park. Restano in piedi le accuse più gravi come quella di associazione per delinquere, non prescritte. Per le quali De Luca, all’epoca deputato dei Ds, ha rischiato l’arresto, chiesto tre volte dal pm Nuzzi e tre volte negato
Un politico che rinuncia alla prescrizione in un processo per reati contro la pubblica amministrazione è roba rara come le nevicate di agosto. Vincenzo De Luca, il sindaco Pd di Salerno, lo ha fatto. Ha rinunciato alla prescrizione per i reati di truffa e abuso d’ufficio che lo inseguono da anni con l’inchiesta e il processo per la incompiuta trasformazione della fabbrica di sanitari Ideal Standard nel Sea Park, il parco acquatico che doveva essere realizzato coi capitali di alcuni imprenditori emiliani vicini al mondo delle cooperative rosse. Lo si è appreso nella mattinata del 25 giugno, quando il pm di Salerno Vincenzo Montemurro, che ha ereditato le indagini del pm Gabriella Nuzzi nel frattempo trasferita a un tribunale laziale, ha determinato con precisione i tempi di alcuni capi di imputazione scritti con la formula della “condotta perdurante”. E fatti i calcoli, ha trasmesso al Tribunale l’istanza di estinzione dei reati. Gli avvocati di alcuni imputati hanno però comunicato ai giudici che i loro clienti intendono farsi giudicare nel merito. Con l’obiettivo di ottenere un’assoluzione piena. Oltre a De Luca, hanno rinunciato alla prescrizione tra gli altri l’ex sindaco di Salerno Mario De Biase, l’ex segretario generale Felice Marotta e il dirigente comunale Alberto Di Lorenzo. Restano in piedi le accuse più gravi come quella di associazione per delinquere, non prescritte. Per le quali De Luca, all’epoca deputato dei Ds, ha rischiato l’arresto, chiesto tre volte dal pm Nuzzi e tre volte negato. Fonti del pool di legali assicurano però che gli imputati intendono andare fino in fondo e, se scatteranno altre prescrizioni, rinunceranno pure a quelle.
La decisione di De Luca assume un significato clamoroso. Perché fu la mancata rinuncia alla prescrizione in un altro processo, quello relativo al rogo dei rifiuti nel sito di stoccaggio di Ostaglio, che determinò una frattura insanabile tra uno dei sindaci più votati d’Italia e il leader di Idv Antonio Di Pietro. Tutto nacque con la controversa candidatura del 2010 di De Luca a Governatore della Campania, e all’improvviso dietro front di Idv che, dopo aver osteggiato la sua discesa in campo, decise di dare il via libera a un candidato con diversi procedimenti penali sul groppone e una condanna in primo grado per la vicenda di Ostaglio. “De Luca mi ha promesso che rinuncerà alla prescrizione” affermò Di Pietro in un’intervista a “Il Fatto Quotidiano”. Non andò così: in Appello fu prescrizione, e un Di Pietro deluso e arrabbiato rilasciò il 10 ottobre 2010 una seconda intervista al “Fatto”, ripresa il giorno dopo dal “Corriere della Sera”, per dichiarare che lui con De Luca aveva chiuso: “E’ un bugiardo, ha tradito un impegno preso davanti a 3000 persone che lo applaudivano, e sulla giustizia si comporta come un Berlusconi qualsiasi: non lo sosterremo alle prossime amministrative”. Di Pietro il suo impegno lo ha mantenuto, ma nel 2011 De Luca ha stravinto lo stesso, anche senza Idv (rimasta fuori dal consiglio comunale), e nonostante le inchieste vecchie e nuove, come quella sfociata in un rinvio a giudizio per gli incarichi firmati da commissario di governo al termovalorizzatore di Salerno.