Negli ultimi mesi il Movimento 5 Stelle ha raccolto simpatie e consensi dappertutto, da sinistra a destra, da sopra a sotto, da fuori e da dentro i partiti. Un consenso inaspettato ma solo per i beceri miopi. Infatti è evidente come se da un lato raccolga consensi per le idee che manifesta e l’articolato programma che ha sviluppato (e ce l’ha, diversamente da ciò che sostengono i suoi detrattori), dall’altro intercetta il forte dissenso verso i partiti tradizionali, ossia di quelli che hanno devastato il Paese per decenni, banchettando sui nostri cadaveri e imponendo una democrazia partitocratica, espressione di una oligarchia gerontocratica, priva di etica e, aggiungerei, del minimo pudore.
Un infinito polpettone che ha sostituito la democrazia con una “classe digerente” (e non certo dirigente) che ha occupato ogni organo vitale del Paese, soprattutto ogni centro di potere ed economico, spartendosi posti e poltrone col manuale Cencelli, nel disprezzo più assoluto del merito, delle competenze e dell’età anagrafica. Peraltro inserendo tutto ciò in una farsa, quale quella dello scontro ideologico che non v’è mai stato.
Se volgiamo indietro lo sguardo non possiamo che inorridire dinanzi ad un tale scempio, etico, morale, economico, progettuale. Dalla Lega pura e dura, priva di idee se non di quelle xenofobe, presto omologatasi a tutti gli altri partiti, al Pd eterno incompiuto di un partito socialdemocratico che è stato solo “calce e martello” contribuendo a dissestare il nostro paesaggio e a far monetizzare le coop, al Pdl del suo anfitrione, vero guitto dell’Italia vanziniana che molti hanno cercato lungamente, sino alla perversione onirica.
Dalla ricerca dell’eterno centro (con una ventina di sigle), perché “l’Italia è un Paese di moderati” (fortunatamente non io) e tutti vaticanizzati (idem come prima) che è come la circoncisione da piccoli. La circoncisione intellettuale e liberale, s’intende. Una partitocrazia che Mani Pulite 20 anni fa ha solo evidenziato, che non è stata risolta ma che è stata rinforzata, riprogrammata, infine restaurata ancor più forte di prima. Infatti a tale progetto han partecipato tutti, smantellando pezzo per pezzo il sistema di legalità. Silenziosamente, quasi a nostra insaputa. Una norma là, un codicillo mascherato, un decretino, un condonino, una prescrizioncina breve, lo smantellamento della giustizia, un fisco incerto infarcito di sostanze dopanti, una stampa finanziata-occupata dunque non libera.
Et voilà, le jeux son fait! Una democrazia che apparentemente è formale ma non è più una democrazia sostanziale. Un involucro nel quale il presidente della Repubblica (ergo, un Napolitano a Roma) soffia e risoffia – al pari dei suonatori di cornamusa, piacevoli i primi 10 minuti poi sfinenti – “perché i Partiti sono irrinunciabili per la democrazia!”. Ma dove l’ha letto Presidente? Quale edizione della Carta riporta una simile affermazione, limitandosi solo a evidenziare che “partecipano” alla democrazia. Quelli sani però non quelli composti dalla banda del buco.
Poi d’improvviso apparve la visione: Monti con quell’aria austera, del nonno di cui devi fidarti per forza, che non ha paura di tirare un calcio di “rigore”, chiamato per farci mangiare Bocconi amari. D’improvviso recitò il verbo ma sbagliandolo clamorosamente. Perché egli dotato di pieni poteri sovrannaturali e della fiducia coartata, invece di tagliare immediatamente la spesa pubblica (quante migliaia di enti inutili abbiamo, ricettacoli di portaborse e porta cipria?), di tagliare drasticamente le spese militari, di colpire i grandi evasori, di stroncare la corruzione, di ricordare che il finanziamento pubblico ai partiti è stato abrogato (scusate dovreste ridarci circa 2 miliarducci indebitamente versatevi…). Ossia di reperire subito circa 50 miliardi e avere il plauso del resto del mondo, cosa ti combina invece? L’eutanasia della classe media salvo poi accorgersi che è quella che consuma e dunque il risultato è una enorme recessione.
Altrove la tragedia “greca”, da noi la farsa “italiana” si protrae. Dal bunga bunga al bingo bingo, perché è ciò che ci rimane. Giocare gli ultimi risparmi al bingo.
Ecco perché in ogni caso e a prescindere, il grillismo è fondamentale oggi. Perché è un grillismo puntato alla tempia di una oligarchia che detiene il potere, non lo vuole mollare ma si trova costretta ora a fare ciò che non avrebbe fatto solo fino a qualche mese fa. I primi segnali si colgono (l’arresto di Lusi, la riduzione del numero dei parlamentari etc.). Sono segnali demagogici, certo. Flebili, certo ma almeno sono segnali, seppur indotti.