Nascono nuovi fenomeni, come la tanoressia, una sindrome compulsiva. "Persone che non si vedono mai abbronzate come vorrebbero e si espongono il più possibile al sole". Non resta, quindi, che attrezzarsi sul fronte delle protezione
Dopo anni di ossessione per la tintarella, quest’anno c’è un’inversione di tendenza. Va di moda la protezione: in altre parole, una presa di coscienza delle conseguenze negative che l’esposizione solare esagerata ha creato negli ultimi anni. Le malattie della pelle hanno registrato un’impennata (in Italia si contano circa 90 mila casi di tumori all’anno e il melanoma è aumentato dal 1980 del 200%) e sono nati nuovi fenomeni, come la tanoressia, una sindrome compulsiva, simile a quella per il cibo. Cambia l’oggetto del desiderio, in questo caso il sole e non è mai abbastanza.
«Si calcola che il 52% degli Italiani soffra di questo disturbo, il 20 in modo conclamato: per la maggior parte sono donne, tra i 25 e i 54 anni, magre, fumatrici, spesso del nord, di livello scolare medio e con una pelle già per natura scura», dice Matteo Cagnoni, dermatologo e presidente dell’Irdeg (Istituto di ricerca di dermatologia globale) a Ravenna. «I tanoressici non si vedono mai abbronzati come vorrebbero, si espongono più di sei ore al giorno anche nelle ore più critiche, solo con creme intensificatrici di abbronzatura. Sanno che il sole fa male alla pelle ma non se ne curano, più stanno al sole e più ci starebbero, perché le radiazioni creano una dipendenza, di cui non si riesce più a fare a meno. Tant’è vero che la tanoressia viene curata con un antidepressivo, la paroxetina».
I danni che provoca questa sindrome possono essere molto gravi: dai tumori cutanei a un invecchiamento precoce della pelle, anche di 10-15 anni. Non resta, quindi, che attrezzarsi sul fronte delle protezione. A cominciare dall’abbigliamento: l’ultimo trend è quello dei “solar wear”, cioè magliette, cappellini e costumi da bagno impregnati degli stessi filtri protettivi delle creme. Ma anche i classici prodotti solari sono sempre più evoluti. Come la linea de L’Erbolario che permette di sviluppare un’abbronzatura dorata fornendo la giusta protezione. «I filtri Uva e Uvb vengono utilizzati secondo l’International sun protector method, l’unico metodo europeo riconosciuto che regola la potenza dei filtri – dice Daniela Villa, titolare dell’azienda cosmetica – Bloccano i raggi nocivi ma permettono di abbronzarsi in modo sano e duraturo. I prodotti poi sono testati dall’Università di Pavia per evitare il rischio che possano creare allergie o fenonemi di irritazione».
Altri marchi, come Shiseido e Korff, hanno creato filtri che, oltre ad essere schermanti, agiscono come antirughe contro i segni del tempo. Uriage con i solari Bariésun sfrutta un pool di principi attivi (vitamina C ed E antiossidanti) combinato all’acqua termale di Uriage, dalle caratteristiche idratanti e antiossidanti. Oggi la ricerca sulle radiazioni si muove anche verso un nuovo fronte nemico: quello degli infrarossi (Uvr), un altro componente dello spettro solare (come gli Uva, che provocano le rughe e gli Uvb, responsabili di scottature ed eritemi), che agiscono molto in profondità e favoriscono la comparsa dei radicali liberi. A oggi non esistono molecole in grado di assorbire gli Uvr, ma alcune case cosmetiche, come Lancaster e Boots, hanno potenziato i i filtri riflettenti con un cocktail di anti-ossidanti, gli unici in grado di neutralizzare i radicali liberi.