Decapitata la consorteria mafiosa della provincia di Agrigento. Volevano costituire l’ottavo mandamento dell’Agrigentino, ma non hanno fatto in tempo perché la polizia e i magistrati della Dda li hanno fermati con un’operazione anti mafia scattata questa mattina all’alba: 49 i fermi decisi dai magistrati. A capo di questo nascente mandamento avrebbe dovuto esserci Leo Sutera di Sambuca di Sicilia, mentre suo braccio destro avrebbe dovuto essere Ribisi di Palma di Montechiaro. “I provvedimenti riguardano 49 persone libere e altre cinque già in carcere. Dei 49 – ha spiegato il questore di Agrigento Giuseppe Bisogno – 47 sono stati presi, due, invece, mancano all’appello: non sono state trovate nelle loro abitazioni. E’ un risultato importante. L’indagine è partita negli ultimi mesi del 2010, grazie al lavoro certosino della Squadra mobile e del commissariato Frontiera di Porto Empedocle. Ed è partita per monitorare cosa accadeva dopo l’arresto dei due grandi capi: Gerlandino Messina e Giuseppe Falsone. Il monitoraggio ha permesso di accertare dei movimenti particolari e le evoluzioni in danneggiamenti ed estorsioni, nonché rapine”.
Squadra mobile di Agrigento e gli investigatore della sezione anticrimine di Palermo hanno eseguito i fermi firmati dai Pm della Dda Vittorio Teresi, Emanuele Ravaglioli e Rita Fulantelli. Gran parte delle persone sottoposte a fermo – sei dei quali sono stati eseguiti direttamente in carcere – è di Porto Empedocle, Agrigento, Sambuca di Sicilia e Siculiana. Con questa operazione è stato dato un duro colpo alla mafia agrigentina, costituitasi sulle ceneri delle strutture che sono collassate con gli arresti dei boss latitanti Gerlandino Messina e Giuseppe Falsone. Tra i fermati nel blitz,denominato “Nuova Cupola” vi sono anche volti già noti: Leo Sutera di Sambuca di Sicilia, detto ‘u professuri perché docente di educazione fisica, uscito di recente dal carcere dopo la condanna per mafia seguita all’operazione Cupola dell’agosto del 2000; Fabrizio Messina, il fratello minore dell’ormai ex boss Gerlandino, assolto di recente nell’ambito di un’inchiesta di omicidio; l’imprenditore Francesco Ribisi di Palma di Montechiaro, i fratelli Romeo di Porto Empedocle, attualmente in carcere e ritenuti fedelissimi del clan di Gerlandino Messina. Tra i fermati anche un agente della polizia municipale e tre imprenditore di Porto Empedocle, due in particolare legati al mondo del cemento e calcestruzzo di Porto Empedocle.