Una foto che finirà nei libri di storia. La regina Elisabetta d’Inghilterra e Martin Mc Guinness, ex leader dell’Ira, si sono stretti la mano. Un gesto apparentemente banalissimo, ma carico di significati simbolici. Da una parte l’ex capo del sanguinoso esercito di liberazione dell’Irlanda. Dall’altra l’odiata sovrana, quella che veniva accolta a suon di bombe e con l’appellativo di “Queen of Death”, regina della morte.
Dopo la storica visita dell’anno scorso, quando per la prima volta dopo quasi 100 anni un sovrano inglese mise piede sul suolo dell’Irlanda del Nord (e il primo dopo l’indipendenza dell’Irlanda dal Regno Unito, avvenuta nel 1922), il processo di riconciliazione sembra proseguire spedito. E’ iniziato ieri il secondo viaggio della regina. Questa volta è per festeggiare il Giubileo di Diamante e la visita durerà due giorni. Anche questo sarà un viaggio di “prime volte”.
Per Elisabetta è la prima volta di un incontro ravvicinato con un ex capo dell’Ira. E per capire il peso del gesto, basta ricordare che Lord Mountbatten, lo zio del Duca Filippo, marito della regina, fu assassinato proprio da una bomba dell’Ira sul proprio yacht ormeggiato di fronte alla costa irlandese. Ma anche per Mc Guinness la stretta di mano è una scelta significativa: l’anno scorso, tra le polemiche, aveva boicottato la cerimonia di benvenuto. In una intervista alla Bbc, Mc Guinness ha detto: “E’ tempo di riconciliazione”. L’ex comandante dell’Ira e ora vice primo ministro dell’Ulster ha richiamato un discorso di Tony Blair: “Si è parlato molto in passato del sentire la mano della storia sulla propria spalla. Ora si tratta di tendere la mano della pace e della riconciliazione alla regina Elisabetta, che rappresenta centinaia di migliaia di unionisti nel nord”. McGuinness ha quindi aggiunto: “Si tratta dimostrare agli unionisti del nord che siamo preparati a rispettare ciò in cui loro credono, sebbene noi restiamo repubblicani irlandesi. Sono un repubblicano irlandese ora e lo sarò ancora dopo aver incontrato la regina Elisabetta”. Anche Gerry Adams, il carismatico presidente del Sinn Fein ha paralto di un “passo simbolico e significativo”.
Il clima in dodici mesi sembra assolutamente cambiato. L’altra volta, a poche ore dall’arrivo della regina, era stata disinnescata una bomba in un bagagliaio di un autobus. E a Dublino la polizia aveva trovato un finto dispositivo che sembrava un ordigno in una stazione di tram. Anche a Londra il cima era teso e c’erano state alcuni falsi allarmi bomba.
Ieri però è stata anche un’altra prima volta per la Regina: quella in una chiesa cattolica in Irlanda. E’ successo a St Michael nella cittadina di Enniskillen, che fu teatro di uno degli episodi più brutali e sanguinosi nel conflitto tra gli unionisti protestanti e i cattolici indipendentisti. L’8 novembre 1987, proprio a Enniskillen, una bomba dell’Ira esplose durante una cerimonia in ricordo dei caduti di guerra britannici. Morirono 11 persone. L’episodio è tristemente ricordato anche in un video degli U2 che erano in concerto a Denver. La notizia arrivò in diretta e il leader del gruppo irlandese intonò Sunday Bloody Sunday. All’epoca parlare di strette di mano sarebbe stato un’utopia.
(Foto: LaPresse)