Fondo salva Stati, barriera antispread ed eurobond sono la posta del Consiglio europeo di domani. Ma il braccio di ferro servirà anche a misurare i rapporti di forza. La cancelliera: "Niente titoli europei finché vivrò"
Nessuna ambiguità. Al vertice europeo che comincia domani o l’Italia vince, o Mario Monti perde. “Sono pronto a lavorare oltre il limite previsto per il vertice, fino a domenica sera se necessario”, dice il premier alla Camera. I partiti della maggioranza non si sono accordati per votare una mozione unitaria che gli desse pieno mandato per negoziare al Consiglio europeo di domani, ma alla fine il sostegno c’è: per il Pd parla Enrico Letta, che chiede addirittura di mettere il veto sulle proposte altrui se le richieste dell’Italia vengono ignorate, per il Pdl interviene il più europeista del partito, l’ex commissario Ue, Franco Frattini.
E Monti, per la prima volta, esplicita l’oggetto della trattativa con Angela Merkel: “La proposta dell’Italia è di usare i firewall, Efsf e Esm, per evitare divaricazioni eccessive degli spread degli Stati che sono in regola con la disciplina di bilancio: quindi l’Italia può permettersi e deve chiedere un meccanismo che si applichi a chi ha rispettato le regole”.
Il Parlamento applaude, tutti capiscono il senso politico – piegare la Germania e far arrivare soldi all’Italia – ma soltanto una manciata di deputati padroneggia i dettagli della proposta del premier. Che è questa: oggi il Fondo Salva Stati Efsf può chiedere alla Bce di comprare titoli di Stato sul mercato, facendo salire la domanda e quindi abbassando il costo per lo Stato di indebitarsi. L’Esm (Meccanismo europeo di stabilità) ancora non esiste, dovrebbe nascere a luglio. Stando alle regole attuali, l’Efsf può comprare il debito di Paesi che hanno chiesto aiuto e si sono impegnati, in cambio, a riforme di risanamento contabile, firmando un Memorandum d’intesa (lo hanno fatto Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna). Monti sostiene che poiché l’Italia è già risanata, deve poter beneficiare dell’intervento dell’Efsf senza condizioni, in deroga alle regole vigenti. E l’annuncio serve “entro l’apertura dei mercati lunedì mattina”.
Ammettiamo ce la faccia a convincere i partner europei, Germania inclusa. Che cosa succederebbe? Nell’immediato lo spread scenderebbe un po’, nel giro di qualche settimana la Bce potrebbe comprare Btp italiani per conto dell’Efsf proprio come faceva la scorsa estate in autonomia. Gli sherpa del governo e delle istituzioni Ue stanno facendo simulazioni: visto che l’Efsf ha a disposizione alcune decine di miliardi (deve già destinarne fino a 100 per le banche spagnole), anche usandoli tutti a beneficio dell’Italia l’impatto sarebbe minimo. A meno di non inventarsi qualche stratagemma finanziario per avere un effetto leva: l’Efsf rischia 60 miliardi, diciamo, ma la Bce compra titoli per 100.
Se l’esito è così incerto, perché tanto sforzo da parte di Monti? Gli serve la vittoria simbolica, deve dimostrare che la nuova Italia dei tecnici è così solida e credibile da imporsi perfino su Berlino. Raccontano che al ministero del Tesoro, nel dipartimento del debito pubblico, i funzionari di Maria Cannata sono già euforici per il piglio decisionista del premier.
È l’assalto finale alla rocca tedesca del rigore. Monti può contare anche sulla bozza di rapporto presentato ieri dai quattro presidenti europei, José Barroso (Commissione), Hernan van Rompuy (Consiglio), Mario Draghi (Bce), Jean Claude Juncker (eurogruppo). I quattro delineano lo sviluppo dell’Unione europea nei prossimi anni, parlano di unione bancaria entro il 2012, un maggiore coordinamento di bilancio con i governi che non potranno emettere più debito di quanto concordato se non previa autorizzazione di Bruxelles. E “nel medio periodo, va considerata l’emissione di debito pubblico comune come un elemento di questa unione fiscale e strumento per rafforzare l’integrazione fiscale”. I vertici delle principali istituzioni europee, quindi, sono concordi nell’indicare la condivisione del debito (ormai riassunta nel dibattito sotto l’etichetta “eurobond”) come un passaggio cruciale per la sopravvivenza dell’Europa.
Angela Merkel è sempre più nervosa, le agenzie di stampa tedesche le attribuiscono addirittura la frase: “Niente eurobond finché vivrò”. Il 4 luglio, subito dopo il vertice di Bruxelles, è già in programma un vertice a due con Monti a Roma, per gestire le conseguenze del Consiglio europeo. Sempre che il governo sia ancora saldo. Perché la tregua concessa da Silvio Berlusconi, dopo il suo incontro con il premier di ieri, è garantita fino a lunedì. Poi si vedrà, in base alla performance del premier al vertice.
Da Il Fatto Quotidiano del 27 giugno 2012