«L’ho chiamata la favola della gallina dalle uova d’oro». Così Corrado Vigo, agronomo e blogger siciliano, racconta di Arsea, emanazione regionale siciliana dell’Agea, ente pagatore nazionale che si occupa di smistare agli agricoltori aiuti e contributi provenienti dall’Unione europea. Un’istituzione efficiente almeno sulla carta: voluta dalla Regione nel 2006, per il suo funzionamento sono state previste negli scorsi anni fondi, uffici e la figura di un dirigente. Eppure l’ente non è mai entrato in funzione.
Pentito, il governatore siciliano Raffaele Lombardo aveva promesso nel 2010 la sua abolizione. E invece, lo scorso 15 giugno, sulla Gazzetta ufficiale appare la nomina di un nuovo direttore. E’ Claudio Raciti, agronomo di famiglia del presidente, a cui adesso spetta una indennità di circa 160mila euro all’anno. Una delle ultime mosse del governatore prima delle dimissioni annunciate per il 28 luglio. In mezzo, le sue personali vicende giudiziarie per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio.
«La mattina mi alzo alle tre e mezza. Mi hanno chiesto 21.500 euro di Imu per la mia campagna. Siamo in recessione, a me chiedete queste cifre e poi esistono questi sprechi? Non ci siamo». E’ arrabbiato Vigo. La favola dell’Arsea, pubblicata a puntate sul suo blog Vigopensiero, inizia nel 2006 quando diverse regioni italiane, tra cui la Sicilia, decidono di istituire una emanazione autonoma dell’Agea. Un’idea che rispondeva a una precisa esigenza: «Facilitare il rapporto tra gli agricoltori e l’ente nazionale, troppo lontano», spiega Vigo. Ma, nella maggior parte dei casi, l’esperimento si rivela disastroso, «perché le Regioni, attraverso i loro enti autonomi, dovevano anticipare i soldi che poi sarebbero stati restituiti dall’Agea». Un onere troppo grande in tempi di crisi.
Eppure la Regione Sicilia, allora guidata da Totò Cuffaro, decide di provarci lo stesso. Per l’Arsea prevede due sedi: una a Palermo e l’altra a Catania. E l’assunzione di 91 dipendenti, tra dirigenti, impiegati e autisti. Ma non se ne fa niente: i lavoratori restano solo tre, «per un’agenzia mai entrata in funzione», denuncia Vigo.
Nel 2009, il nuovo presidente della regione Raffaele Lombardo, subentrato a Cuffaro, nomina un primo direttore generale: Ugo Maltese. La sua indennità si aggira sui 170mila euro all’anno per guidare un ente fantasma. Scoppia la polemica e Lombardo fa un passo indietro: l’anno dopo, nel 2010, annuncia il taglio dell’Arsea e il ritorno delle sue competenze alla nazionale Agea. Nonostante gli 800mila euro previsti in bilancio per il suo funzionamento e confermati anche per il 2011. Il governatore rassicura ancora tutti: «Ho parlato col dirigente generale Ugo Maltese il quale, con grande senso di responsabilità, ha deciso di rassegnare le sue dimissioni – dichiara – E comunque voglio precisare che ancora nemmeno un euro è stato speso per quell’agenzia». Nemmeno per lo stipendio di Maltese, che infatti reclama i soldi che gli spettano.
Ma il tempo passa, l’agenzia resta sempre un ramo secco, e il governatore Lombardo annuncia intanto le sue dimissioni, previste per luglio. Prima, però, nomina un nuovo direttore regionale dell’Arsea. Ruolo formalizzato nella Gazzetta ufficiale del 15 giugno 2012. E’ Claudio Raciti, già consulente dell’impresa agricola della moglie del presidente regionale Saveria Grosso e candidato più volte alle elezioni regionali con l’Mpa, partito fondato da Lombardo. Raciti, come sta scritto nel curriculum presentato dal suo comitato elettorale nel 2001, «dal 1985 collabora politicamente con Raffaele Lombardo, al quale lo lega una stretta e sincera amicizia». Per lui, adesso, è prevista la retribuzione minima dei dirigenti regionali, cioè poco più di 160mila euro annui. «Altro che favola – conclude Vigo – E’ una presa in giro».
di Claudia Campese