Caro Presidente, sarò breve. Anzi brevissimo.
Abbiamo ormai la netta sensazione che Lei, come già il Suo lontano predecessore Prodi, non tenga in grande considerazione i media né tanto meno la necessità di comunicare ai cittadini quello che si sta facendo per il bene della Nazione. E, come Prodi, sta commettendo l’errore di lavorare senza spiegarlo. Le misure difficili si possono accettare meglio solo se vengono illustrate in modo quasi didattico, soprattutto se ne vengono spiegati gli obiettivi. Da parte vostra si è accennato perfino a un “piano di sviluppo”, ma gli italiani non hanno ancora capito quale sia.
Sono certo che Lei, da accademico, abbia una certa allergia per le semplificazioni ma, mi creda, questo è uno di quei casi in cui potrebbe tornare utile la buona vecchia pubblicità sociale. Ricorrere a questo strumento è una sana abitudine in uso nei paesi anglosassoni, si chiama “Comunicazione istituzionale”. Non mi riferisco affatto, quindi, alla retorica piagnucolosa sullo stile di “Pubblicità Progresso“: qui ci vuole esattamente quel tipo di comunicazione pragmatica e chiara che si vede nelle campagne di pubblica utilità in molti paesi civili.
Che cosa occorre? È semplicissimo: il governo disporrà di spazi che può ottenere gratuitamente, i pubblicitari faranno a gara per partecipare al contest anche lavorando gratis (tanto in questo momento non hanno nulla da fare), e infine una bella commissione o, se preferisce, un comitato scientifico sceglierà di volta in volta la campagna più efficace rispetto al tema stabilito. Questo circuito virtuoso non costerebbe una lira, pardon un Euro, e permetterebbe di stringere i denti meglio, intendo dire avendo davanti almeno una prospettiva. Ma il silenzio no, è inaccettabile.
Ci pensi, Presidente. Gli italiani hanno bisogno di qualche spiegazione.
Bruno Ballardini