Il cittadino contribuente può sopportare la presenza di uno Stato rigoroso, non quella di uno Stato stupido. Dopo cinque ore in un ufficio Equitalia di Roma Sud, la massima potrebbe essere scritta sulla pietra. Il cittadino contribuente, infatti, che si presenti all’ufficio di Equitalia intorno a mezzogiorno (nella lettera che ti spediscono c’è scritto nero su bianco che l’ufficio è aperto dalle 8,30 alle 13,30) si vedrebbe rispondere: “Sono finiti i numeretti”.
E’ capitato a una signora di colore martedì. Lei ha pianto. Ha detto che doveva pagare. Che voleva pagare. Che fino a quell’ora stava lavorando. Niente. Non era arrivata in tempo per prendere il numeretto. “Aspetti fino all’una e mezza. Se non ci sarà nessuno potrà pagare”. A guardarsi intorno non sembrava quello un evento possibile. Lei è rimasta lì, in attesa. Forse potevano scriverlo anche sulla lettera che le hanno spedito: “Gli uffici sono aperti dalle 8,30 alle 13,30, basta che abbiate il numeretto”.
Ma una sede Equitalia può sorprendere anche il contribuente più ben disposto. Uno infatti pensa che Equitalia sia una soltanto, sia lo Stato creditore, quello che ti ammonisce per questa o quella gabella che ha dimenticato di pagare (o che ha pagato ma l’ente preposto non ha provveduto a segnarla loro). Ecco, mi è capitato qualche settimana addietro di ricevere una telefonata da mia nonna, 86 anni, che risiede a Salerno. Ho abitato con lei fino a quando avevo 27 anni, una decina di anni fa. Mi chiama e dice: “E’ arrivata una busta di Equitalia…”. Dico, “ok, vado alla sede di Roma e chiedo”. Ho atteso qualche giorno e sono andato lì, a Roma Sud. Dopo cinque ore di sudata attesa ecco la risposta: “Ah, per questo deve andare alla sede di Salerno”. “Ma voi non lo sapete?”. “No. Deve chiedere a Salerno”. “Ma voglio pagarla…”. “Ma non può”. Lo diceva giusto mia nonna: “Con lo stupido non si ragiona”.