Federico Fiumani - DiaframmaTorniamo a parlare di musica con Federico Fiumani, un personaggio che in Italia si è distinto portando al successo la musica dei fiorentini Diaframma. Un gruppo che trova le sue radici negli anni 80 ma che ha saputo sopravvivere, nel corso del tempo, fino a riconquistare – ai giorni nostri – il posto a loro riservato; la band, infatti, con l’uscita del disco nuovo, pare essere rinata.

Disquisire di questo e altro con Fiumani è tempo ben speso; a lui vanno i personali ringraziamenti, a voi la piacevole chiacchierata.

1 • Federico, le domande che ti farò saranno “le solite”. Non amo dare le cose per scontate e nemmeno prendermi troppo sul serio.
Non preoccuparti è giusto così.

1 • bis Nessuno mi toglie dalla testa che il periodo intercorso tra il 1978/84 sia il più fecondo della musica, che ne pensi?
Quelli sono gli anni della mia giovinezza, musicalmente i Diaframma nascono grazie a tutto il movimento intercorso in quel periodo e lasciamelo dire, in Italia, siamo stati dei pionieri, i primi a sdoganare un certo tipo di sound.

2 • Attingevate dall’Inghilterra, dagli States…
Da qualcuno o qualcosa si deve pur prendere. Anche De Andrè si rifaceva ai francesi. Noi guardavamo ai Television, Stranglers, Joy DivisionKilling Joke, tanto per citarne alcuni.

2 bis • In Italia però non eravate gli unici o sbaglio?
Firenze da questo punto di vista era estremamente vitale, c’erano i Neon, i Litfiba ma i focolai erano diversi, a Bologna ad esempio c’erano Gaznevada e Confusional Quartet e credimi, facevano la differenza.

3 • E a proposito di Litfiba, sulla tua rivalità con Pelù sono stati versati fiumi d’inchiostro: vera o presunta?
La rivalità c’è sempre stata ma sempre costruttiva. Io e Piero siamo amici, ci vogliamo bene ma siamo estremamente diversi. Lui è una persona solare, nato per incarnare il prototipo della rockstar, il mio carattere invece è ombroso, malinconico, pessimista… è naturale che la mia attitudine mi porti lontano dal clamore del successo.

3 bis • E i Diaframma? Inutile girarci intorno, non avete fatto breccia nel grande pubblico, perché?
Per noi è sufficiente essere considerati una cult band italiana. Un’immagine ottenuta grazie alla coerenza delle nostre scelte. Posso dirti che a livello personale è stato meglio così: a quei tempi, avere un grande successo, mi avrebbe probabilmente rovinato la vita più di quanto non lo fosse già. Si pensi a Kurt Cobain, sappiamo tutti dove la popolarità l’ha portato…

4 • Qual è il disco migliore dei Diaframma e quale il peggiore?
Il nostro primo disco (Siberia), tra l’altro considerato dalla critica uno degli album italiani migliori mai realizzati, quindi è facile indicarti quello. Per quanto riguarda il peggiore…mah! Un po’ tutti gli anni 90 hanno rappresentato per la band un punto di non ritorno.

4 • bis Il tempo ha dimostrato che il gruppo ha saputo andare oltre la musica Dark Wave
Siamo andati avanti, tieni conto che dal 1989 in poi, della formazione originale sono rimasto soltanto io, questo mi ha spinto ad esplorare inevitabilmente la mia vena cantautorale.

5 • Il disco nuovo è stato recensito molto positivamente
Niente di Serio narra un percorso esistenziale lontano dalle consuetudini sociali. Le canzoni parlano d’amore, di Firenze, di storie vissute. La cifra stilistica che lo caratterizza è atemporale, potrebbe essere stato inciso trent’anni fa così come nel 2030. Sono molto soddisfatto.

5 • bis Ancor prima, un live che ripropone la magia intonsa dei Diaframma. Intorno al gruppo è rispuntato un certo hype?
Se ti dico che negli anni 90 facevamo quattro cinque date l’anno e ora ne sono più di trenta? Trova tu la risposta. Per quanto riguarda il disco, il fatto che traspaia  in un live la mia energia è la riprova di quello che sono; non ho mai fatto calcoli sulla carriera, mi sono sempre lasciato guidare dalla passione e dall’istinto.

6 • È per questo che non siete mai andati a San Remo?
Nel 1990 incidevamo per la Ricordi la quale usciva da anni di grandi successi vissuti al Festival: Masini, Vallesi, Baldi… ma io mi sentivo molto diverso. Il risultato fu che non solo non andai a San Remo ma abbandonai anche la casa discografica per tornarmene alle produzioni indipendenti.

6 bis • Le donne per Federico Fiumani non sono soltanto un motivo ispiratore per i testi. Leggenda o verità?
Verità assoluta, basta ascoltare… sono stato educato ma anche dominato dalle donne essendo cresciuto all’interno di un universo esclusivamente femminile; avessi avuto nella mia vita anche la figura di mio padre [morto quando Federico aveva cinque anni] certo la mia vita sarebbe andata diversamente. Mi dovete sopportare per come sono (sorride).

7 • Non credi che un musicista dovrebbe provare a spingersi nella ricerca senza tuttavia dimenticare la misura? Ti faccio un esempio: ho trovato il disco degli Afterhours per certi versi presuntuoso oltreché fuori fuoco.
Non so… Padania l’ho ascoltato una volta sola e sinceramente non mi è tornata la voglia di riascoltarlo. Credo che ognuno dovrebbe fare ciò che sa fare meglio, a prescindere dalla propria evoluzione/involuzione.

7 bis • Non credi che per “attaccare certi spazi” ci voglia struttura? Demetrio Stratos oppure Diamanda Galas per arrivare a certi passaggi vocali hanno studiato anni…
Credo che paradossalmente la voce di Manuel – in certi momenti alla Stratos – sia la cosa più interessante; in quel disco a non piacermi sono le chitarre.

8 • Domanda di rito: cosa ne pensi della nuova scena rock/cantautorale italiana?
Mi piace Brunori Sas, Niccolò Carnesi; non mi piace ad esempio Di Martino, proprio per niente.

8 bis • Non si può certo dire che tu non sia diretto…
Dico quello che penso, tutto qui.

 

9 • Fuori “le tue 9”!

Vediamo…

9 canzoni 9 … di Federico Fiumani

Lato A
Venus • Television
Revolution • The Beatles
Paint It Black • The Rolling Stones
The Concept •  Teenage Fun Club

Lato B
Come As You Are • Nirvana
Promises •The Buzzcocks
I Wanna Be Your Boys • Ramones
Did You Know No Wrong • Sex Pistols
New Church • The Adverts

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