La personale odissea dello studente di giurisprudenza Lorenzo Pistocchi: risultato secondo dopo i colloqui, rifiuta un lavoro offertogli perchè in procinto d'imbarcarsi per l'Inghilterra, poi un bizzarro allargamento del numero dei candidati che lo porta a diventare quattordicesimo, quindi escluso dal bando. Ora la parola spetta al Tar
Il motivo? Sconosciuto, a parte una enigmatica lettera che spiega il tutto con un “mero errore materiale”. “Incredibile – spiega il giovane – me lo hanno comunicato quando avevo già accettato di partire. E ho anche rinunciato ad un’offerta lavorativa per andare a studiare in Inghilterra. Ora senza spiegazioni mi dicono che sono diventato 14esimo. Ma al colloquio obbligatorio eravamo solo in cinque”. Da qui è partita una via crucis fatta di lettere e richieste di spiegazioni che sono andate a sbattere contro la burocrazia dell’Alma Mater: poche le risposte, e quando ci sono pure elusive e incomplete. “Dire che sono stati poco trasparenti sarebbe fargli un complimento, nella sostanza non hanno in nessuno modo giustificato la mia esclusione se non mostrando una delibera dove si dice che alla fin fine il giudizio del docente è discrezionale”. L’inghippo è finito al Tar, con un ricorso che chiede l’annullamento del provvedimento. “Al di là di quello che deciderà il tribunale – spiega Lorenzo – la mancanza di trasparenza dell’Alma Mater è sotto gli occhi di tutti”.
Questa la storia: il 12 gennaio si apre il bando Erasmus a giurisprudenza. Lorenzo sostiene prima un test di lingua inglese, poi colloquio definito “obbligatorio” dalla professoressa responsabile del bando. Con lui altri 4 ragazzi. Il 23 marzo viene pubblicata la graduatoria ufficiale senza nessun punteggio. Cinque nomi, e Lorenzo, secondo, è dichiarato tra i vincitori. Giusto il tempo di iniziare a pensare a Londra e dire di no ad un’offerta di lavoro che arriva una raccomandata: si è verificato “un mero errore materiale”. Lorenzo è fuori dalla lista dei vincitori, contesta la decisione e viene convocato a giurisprudenza per un colloquio. “Non mi hanno dato nessuna giustificazione per quello che è successo”, spiega. Poi altre mail e raccomandate. Nessuna spiegazione, solo argomentazioni evasive e il rifiuto di consegnare una serie di documenti perché “la richiesta è eccessivamente generica”.
Alla fine il ricorso al Tar, che dovrebbe pronunciarsi entro luglio. Cos’è successo? Una candidata dichiarata non idonea presenta ricorso, in tre giorni le graduatorie vengono sconvolte e così i punteggi. Nella lista finale i nomi passano da 5 a 14, non ci sono più “non idonei” ma solo vincitori e “idonei”. “Ho chiesto precisazioni su quanti punti sono stati assegnati ai vari candidati attraverso il test di lingue: non mi è stato risposto. Ho chiesto chiarimenti in merito al colloquio, definito inizialmente obbligatorio e sostenuto da me e da altri quattro ragazzi. Mi è stato detto che non era obbligatorio e che quindi non c’era un verbale di valutazione. In entrambi i casi l’università ha impiegato 30 giorni per rispondere”.
Alla fine spunta fuori una delibera di facoltà in cui si definiscono i criteri per la selezione. I voti e la regolarità della carriera accademica valgono solo per il 50%. L’altra metà di punteggio arriva dalla valutazione del docente sulle motivazioni, dai test linguistici (di cui nessuno sa il voto perché non comunicato) e dal colloquio (che a quanto pare è ininfluente perché non obbligatorio). Insomma un gran pasticcio. “Non so cosa pensare, ma in base a cosa hanno deciso allora? In base alle tre righe di motivazioni del modulo di domanda per l’Erasmus?”. Ora la parola passa al Tar.