Onore al merito; le notizie che le agenzie di stampa battono stamattina dicono di un Monti che si è speso in un negoziato snervante e durato buona parte della notte, per piegare le resistenze tedesche alla costituzione almeno di uno scudo di protezione “antispread” in attesa di arrivare, nei tempi medio-lunghi necessari e a fronte di integrazioni anche sul piano politico e fiscale, agli eurobond.
Monti sembra essersi avvalso del supporto di Rajoy e del fondamentale Hollande per piegare le resistenze tedesche, ma gli va comunque reso onore per avere finalmente preso una posizione ferma evidenziando come i poteri di veto non possano stare nelle mani solo di qualche nazione e come una comunità possa esistere come tale solo se vengono recepite e ragionevolmente discusse le istanze di tutti, purché sufficientementi ragionevoli esse stesse.
Fino a ieri la posizione di Merkel era stata sempre assolutamente chiusa su qualsiasi misura che tendesse a proteggere i tassi di interesse dei paesi più deboli mediante la condivisione, seppur parziale, di una quota dei debiti pubblici e in ciò Merkel aveva trovato forte appoggio in Mr. Sarkozy fino a che questi era rimasto Presidente della repubblica Francese; sembrava scontato che non ci fossero alternative all’accettare le condizioni tedesche che, tra l’altro, implicavano la permanenza i una situazione tutto sommato non troppo sgradita per la Germania: raccolta di finanziamenti in grande quantità e a tassi bassissimi, dominio commerciale nell’area Ue, grazie alla propria lodevole efficienza e all’assenza di meccanismi svalutativi di compensazione con gli altri paesi, crescita dell’economia, in un panorama complessivamente recessivo. Perché cambiare, se non costretti?
Merkel forse non aveva mai preso in considerazione l’ipotesi che qualche paese giungesse alla conclusione che alle condizioni tedesche, se innegoziabili, non si potesse più stare nella stessa comunità e penso che mai si attendesse da Monti una posizione del genere.
Ho ripetutamente scritto, nei mesi scorsi, in controtendenza rispetto ai grandi editorialisti e prendendomi buone dosi di “insulti” dai commentatori qui, che dovevano essere messi con fermezza dei paletti circa le modalità di convivenza nell’euro e nella Ue e che occorreva buttare la palla nel campo della Germania; che fosse la cancelliera a fronteggiare la pressione della decisione se negoziare condizioni accettabili (per gli altri) di convivenza oppure rompere l’euro e con esso la Ue. Avevo anche espresso la mia opinione che la Germania non avesse interesse (proprio nel senso più gretto del termine) a forzare la rottura del sistema, dovendo anch’essa nel breve e medio termine subirne pesanti conseguenze e che messa alle strette avrebbe probabilmente negoziato su misure tra l’altro del tutto logiche in una comunità che voglia rimanere tale e rafforzarsi. Devo ammettere di avere pensato che il progetto culturale e sociale di Monti avrebbe portato a intraprendere ulteriori misure “rigoriste” da giustificarsi con la necessità di restare nell’euro a qualsiasi condizione e cioè alle condizioni tedesche e su questo faccio ammenda; forse il progetto di Monti è più socialmente avanzato di quanto io avessi capito o forse le implicazioni dell’ulteriore rigore sarebbero state tali da rendere irreversibile la spirale rigore-recessione-rigore-recessione, fino all’autodistruzione.
Sia come sia, l’operato di Monti, se non smagliante come la performance dell’altro “Mario”, che ha affossato ieri la Germania calcistica, merita un plauso; in primis perché ha ottenuto, al lordo della lettura dell’accordo ufficiale che uscirà dal summit, risultati tangibili nell’immediato e indispensabili alla gestione sostenibile del debito; secondariamente perché ha dato un contributo vitale per l’esistenza della comunità europea, essendo per me scontato che il persistere sulle linee tedesche avrebbe portato la stessa alla dissoluzione in tempo rapidissimo; infine, perché ha sancito il principio del reciproco interesse (stavolta nel senso migliore del termine) a stare insieme, vedendo un po’ meglio le carte della Germania e più in generale del Nord Europa. Considero quest’ultimo punto particolarmente importante, forse il più importante, perché una comunità che si basi su confronti tra deboli che debbano presentarsi regolarmente con il capo coperto di cenere e forti che applichino a tutti i propri punti di vista (per ottimi che possano essere) senza tenere mai in considerazione le peculiarità e la storia, che renda nel medio periodo i forti sempre più forti e i deboli sempre più deboli, non ha futuro e, a guardare bene, neppure giustificazione di esistere.
Recentemente (ultimo in ordine di tempo Michele Salvati all’Infedele di lunedì 25 Giugno) alcuni economisti hanno cominciato ad affermare pubblicamente che la soluzione del nostro problema non poteva stare nell’applicazione cieca e immediata del rigore e che occorreva “guadagnare tempo” per progettare e intraprendere riforme (che restano assolutamente necessarie) in una maniera riflessiva e socialmente sostenibile (pregasi di non affidarle a Fornero); i risultati che Monti sembra portarsi a casa dal vertice Ue vanno in questa direzione; attenuando fortemente la pressione dello spread potremmo avere un po’ più di tempo per rendere il nostro Stato più efficiente, bilanciare il carico fiscale come si deve, eliminare privilegi, camarille, clientelismi e parassitismi, stabilizzare il sistema politico/elettorale, ammodernare la struttura amministrativa dello Stato. Per non dire che i minori interessi da pagare sul debito potrebbero essere destinati alla copertura dei danni gravissimi procurati dalla riforma Fornero delle pensioni, fatta invece irriflessivamente, con lo scopo principale di alimentare il “Moloch” e in tempi impossibili per una realizzazione di buona qualità. Ecco, quella riforma fu fatta appiattendosi sulla famosa lettera Trichet/Draghi che andava invece contestata nel fondamento dei numeri i quali non giustificavano assolutamente nel bilancio dell’Inps la necessità di intervenire su una previdenza già stabilizzata e più che allineata agli altri paesi europei.
La storia, come sempre, rivela la verità: la riforma Fornero, che ha offerto pensionati e pensionandi in pasto alla speculazione finanziaria è stata da questa bellamente ignorata, tanto è che lo spread non ha avuto cali sostanziali; le prime reazioni del mercato alle indiscrezioni circa il vertice Uu in corso sembrano invece dire che la speculazione si arresta o rallenta quando le vengono tolte le possibilità di guadagni sulla pelle delle popolazioni. Per una volta: bravo Monti.