Leggo i commenti dopo Italia-Germania e provo un senso di fastidio, oltre che disagio.
Non è questione di ‘politicamente corretto’, è che temo che talvolta si usi la scusa del tifo per lasciarsi andare a sentimenti forse inconfessabili perché socialmente inaccettabili. Almeno fino al giorno della crisi economica, degli spread impazziti, o di una semifinale di un Europeo. Arrivati a quel punto sembra possa valere tutto: così in tanti urlano quel ‘culona’ che andava male fino a quando era Berlusconi a pronunciarlo, ma che oggi sembra essere patrimonio culturale condiviso (da sempre).
Lo sfottò sta alla base della competizione calcistica e del confronto sportivo in genere. Spesso lo sfottò colora anche i sentimenti di appartenenza e distanza persino tra i quartieri della stessa città, definendo i contorni identitari del nostro vissuto quotidiano. Ma in questi giorni troppi italiani hanno esagerato. L’apice, inutile dirlo, si raggiunge in queste ore post-partita. Ho qualche dubbio che la quantità dei contenuti indirizzati in modo non proprio goliardico ai tedeschi sarebbe stato differente in caso di sconfitta della nostra Nazionale. Sarebbe stato diverso il tono, e non necessariamente sarebbe stato più edificante.
Di solito, a questo punto del ragionamento, si usa un argomento abbastanza semplice e, intuitivamente, efficace: ce l’abbiamo con la Germania, e con Angela Merkel in particolare, perché ci obbliga a fare sacrifici inaccettabili.
A chi argomenta così vorrei ricordare che non è colpa dei tedeschi se l’Italia ha maturato duemila miliardi di Euro di debito pubblico (il grosso accumulato negli ultimi trenta anni), che non è colpa di Angela Merkel se gli italiani hanno votato Silvio Berlusconi premier per tre volte in quattordici anni (1994, 2001, 2008: tre scelte coscienti, a intervalli regolari fissi), che non è colpa della sinistra germanica se quella italica non ha saputo (non ha voluto?) creare una legge rigidissima sul conflitto di interessi, che non è colpa del Bundestag se il Parlamento italiano non fa le riforme di cui parla da decenni, che non è colpa delle imprese tedesche se quelle italiane esigono crediti da anni dalla Pubblica Amministrazione e, soprattutto, che non è colpa della Germania se questa lista potrebbe andare avanti con una serie infinita di esempi comparati dello stesso tipo.
Insomma, prima di prendercela coi tedeschi prendiamocela con la nostra classe politica e non dimentichiamoci mai che a eleggere i politici che ci governano siamo noi. Quindi, quando lavorano male, è anche colpa nostra, specie se siamo recidivi nelle scelte.
Questa è la democrazia, la stessa democrazia che oggi un po’ ci manca e che dobbiamo imparare a usare correttamente se non lo abbiamo fatto sino ad oggi, con inflessibilità, rigore (a proposito: propongo una moratoria immediata sui parallelismi retorici calcio-economia), senza vendere il voto in cambio di denaro, di promesse, di scorciatoie e soprattutto senza dimenticarsi della politica un secondo dopo aver votato e fino a qualche mese prima dell’appuntamento elettorale successivo.
p.s. I tedeschi spesso sono stati molto cattivi con noi, anche sui giornali. Sfiorando il razzismo. Mi piace pensare che l’Italia sia un posto dove la legge del taglione, anche quella culturale, sia alle nostre spalle da un pezzo.