Cinque disegni di legge presentati alla Camera dei Deputati in meno di tre mesi, oltre sessanta parlamentari firmatari, la 13° commissione permanente (Agricoltura) della Camera dei Deputati già interessata e pareri richiesti alle commissioni parlamentari Affari Costituzionali, Giustizia, Bilancio, Finanze, Attività Produttive, Affari Sociali, Politiche Comunitarie e Questioni Regionali. 14 pagine di disegno di legge, 15 articoli, una dotta e articolata relazione.
Nonostante l’apparenza non stiamo parlando di disegni di legge di riforma costituzionale né di modifica dello statuto dei lavoratori o aventi ad oggetto uno dei tanti temi da mesi al centro del dibattito politico. I cinque disegni di legge che impegnano il nostro Parlamento da mesi e “minacciano” di continuare ad impegnarlo nelle prossime settimane hanno ad oggetto la produzione e distribuzione dell’olio vergine di oliva.
Modalità e parametri per l’esecuzione delle analisi di laboratorio propedeutiche alla classificazione degli oli e alla loro immissione in commercio, denominazione di origine ed etichettatura delle confezioni, sanzioni contro pratiche commerciali scorrette, procedure di assaggio e, persino, incentivi per l’utilizzo degli olii non adatti all’alimentazione per la produzione dell’energia elettrica, sono le principali questioni affrontate nelle disposizioni che compongono il disegno di legge e che il Parlamento dovrà discutere nei mesi che verranno.
Tutti temi – guai a negarlo – di straordinario interesse, così come innegabile è che l’olio vergine di oliva rappresenta uno dei prodotti ai quali l’industria agroalimentare italiana deve la sua fama nel mondo. Allo stesso tempo, tuttavia, è curioso che un esercito di parlamentari bipartisan, nelle stesse settimane, avverta l’insopprimibile esigenza di occuparsi dell’olio di oliva, specie in un periodo di crisi come questo e nel quale – è circostanza innegabile – che il Parlamento soffra di una grave forma di “pigrizia” normativa, giacché, ormai, le norme vengono prodotte, in modo pressoché esclusivo, dal Governo.
A pensar male, in genere, non si fa peccato e, in questo caso, è forte almeno il sospetto che dietro interesse non vi sia solo la voglia di tutelare i consumatori italiani di olio d’oliva o l’amore di ciascuno dei parlamentari firmatari per uno dei più straordinari prodotti della nostra tavola. Legittimo almeno sospettare che qualche brillante gruppo di lobby e pressione abbia fatto assaggiare agli onorevoli palati qualche goccia di olio vergine di oliva più buono di altri.
La Rete serve anche a raccogliere idee e se tra i cultori di olio d’oliva in ascolto ce ne fosse qualcuno che, sfogliando il disegno di legge, comprendesse la ragione di tanto ammirevole impegno parlamentare, batta un colpo.
Frattanto varrà la pena ricordare agli onorevoli deputati – che, presi dalla foga di tutelare il nostro olio d’oliva potrebbero dimenticarsene – che il disegno di legge andrà, comunque, comunicato quanto prima alla Commissione Ue giacché ha un impatto sull’etichettatura dei prodotti, contiene “regole tecniche” e potrebbe, pertanto, incidere – e anzi questa è, probabilmente la principale volontà degli ispiratori del disegno di legge – sulla circolazione dei prodotti all’interno del mercato unico europeo.