Sono a Cambridge nel Massachusetts al MIT (Massachusetts Institute of Technology) in una Conferenza molto interessante. Gli studiosi americani sono molto preoccupati per i problemi di scarsa crescita della loro economia. In particolare si parla molto dell’insufficiente crescita dell’occupazione. Molte stime parlano di un employment gap davvero significativo per i prossimi anni. Si pensi che circa il per37 cento dei giovani laureati americani non trova lavoro dopo 12 mesi dal conseguimento del titolo, un dato impressionante per gli Stati Uniti (in Italia forse fa meno impressione).
Altra questione molto discussa è l’aumento delle disuguaglianze nella società americana. Più di qualcuno sostiene che si sia rotto negli anni ’80 e ’90 il “contratto sociale implicito” che redistribuiva ricchezza dalle grandi imprese, dai ceti più ricchi verso la classe media. Le innovazioni tecnologiche, insomma, e la forte concorrenza sui mercati consentivano all’economia americana forti guadagni di produttività e quindi crescita che generava alti profitti per le corporation ma questi profitti in vari modi venivano in parte rilevante distribuiti al ceto medio con salari crescenti, prezzi bassi per i prodotti di consumo e delle case. Questo meccanismo aveva consentito agli Stati Uniti di crescere senza grandi conflitti sociali. le politiche reaganiane rompono il patto in questione. La de-regolamentazione di molti settori, la riduzione della spesa sociale, e la riduzione del carico fiscale sui ricchi hanno condotto a un impoverimento del ceto medio americano e a una crescente disuguaglianza. Negli ultimi quindici anni si è puntato allora sull’indebitamento. Il ceto medio non aveva il reddito disponibile per finanziare i propri consumi e quindi si indebitava in maniera crescente. Mutui subprime facilissimi da ottenere, carte di credito, credito al consumo un vortice infinito di debito che ha permesso al ceto medio di avere uno standard di vita, apparentemente, elevato e in progressivo miglioramento ma che poi si è rivelato come una grande truffa. Scoppiata la crisi nel 2008 la classe media americana si è ritrovata piena di debiti, in grande difficoltà e smarrita anche dal punto di vista etico.
Le politiche di austerità attuali però non sembrano orientate a ridurre i divari di reddito. Forse solo la riforma sanitaria di Obama va davvero in questa direzione. E quindi la preoccupazione diffusa è: può continuare ancora per molto una situazione di impoverimento del ceto medio? I bassi consumi americani si traducono del resto in bassa domanda mondiale, quindi si trasmettono all’Europa e ad altre regioni. Chi prenderà il posto del consumatore americano? I consumi in Cina sono ancora molto bassi. I cinesi infatti risparmiano moltissimo del loro reddito anche perché non hanno un vero sistema di welfare e previdenziale.
L’Europa è ferma per le politiche di austerità. Come si esce dal quadro di stagnazione mondiale?