Il primo fu organizzato a Pieve Emanuele (Milano) nel 1991, l'ultimo nel 2002 e sul palco della manifestazione c'erano Fini, Tremonti e Berlusconi. Dalla secessione al federalismo tutte le tappe del partito del fondatore Umberto Bossi che lascerà il posto all'ex ministro dell'Interno
Oggi la Lega Nord torna a congresso per incoronare Roberto Maroni dopo gli scandali che hanno colpito la famiglia Bossi. La storia del partito padano viene da lontano. Una storia fatta colpi di scena e dichiarazioni forti. Di alleanze e cambi di fronte. Una storia che, inevitabilmente, ha segnato la politica italiana degli ultimi venti anni. Ad oggi sono stati quattro i congressi ufficiali del partito, più una serie di congressi straordinari. Si sono svolti tutti negli anni novanta, quando il Carroccio era ancora una cosa viva, in grado di scuotere gli alleati in nome di un obiettivo capace di superare qualunque accordo. Poi sono arrivati gli anni del patto di ferro con Berlusconi e dal 2002 (anno dell’ultimo congresso federale) il partito si è ingessato, rinunciando a qualunque confronto interno. Dieci anni di governo e di silenzio che, con l’arrivo delle difficoltà degli ultimi mesi, hanno portato il partito fondato da Umberto Bossi a disgregarsi, trovandosi oggi in un inedito stato d’agonia da cui il partito rischia di non potersi più risollevare. Quest’anno non ci sarà il tradizionale raduno di Pontida. E l’unica volta che i leghisti non si sono riuniti sul pratone in provincia di Bergamo è stato quando Bossi si ammalò (2004).
1991
Quando a Pieve Emanuele (Milano) è stato celebrato il primo congresso leghista, nel febbraio del 91, nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sulla tenuta di quella strana alleanza tra partitelli locali. Eppure, l’operazione, pianificata nei minimi dettagli da Umberto Bossi fin dal 1989, ha portato ad unire sotto un’unica bandiera vari movimenti regionali come Lega Lombarda, Liga Veneta, Piemont Autonomista. Insieme hanno trovato la coesione e la forza per portare le istanze federaliste su un piano diverso.
1994
A Bologna si riunisce il secondo congresso federale della Lega Nord. È solo qualche mese più tardi, nel novembre del 94, che a Genova, davanti all’assemblea federale del Carroccio, Bossi presenta la proposta di riforma federalista della Costituzione della Repubblica Italiana. Nella stessa occasione Bossi pronuncia un discorso che incrina l’alleanza con Fini e Berlusconi, alleati di una maggioranza destinata a durate poco, provocando in primo grande terremoto politico interno alla Lega.
1995
Qualche mese più tardi, nel febbraio del 1995, Bossi convoca un congresso federale straordinario a Milano e rimette strategicamente il proprio mandato per farsi rieleggere all’unanimità e legittimare così il discorso pronunciato contro i “traditori”. È un momento difficile per la Lega, una cinquantina di parlamentari hanno infatti lasciato il movimento dopo la decisione di far cadere il primo governo Berlusconi. “Non vogliamo condannare nessuno – disse Bossi dal palco del Palatrussardi -. Semmai piangere sui nostri dolori. Purtroppo il coraggio nessuno lo può regalare, bisogna che ogni uomo lo trovi nella propria anima. Chi se ne vuole andare però se ne vada oggi, per favore. Perché entro domani la Lega intende cauterizzare le ferite e lanciarsi all’attacco. Da domani i traditori, i pavidi, i venduti li chiameremo con il loro nome. Gli elettori hanno votato per il superamento del vecchio sistema, non per il suo ripristino”. È in quell’occasione che si consuma la prima frattura tra Bossi e Roberto Maroni. In disaccordo con la linea politica del partito e sostenitore del progetto del Polo delle Libertà, Maroni (giovane ministro dell’Interno del primo governo Berlusconi) si dimise da parlamentare e viene contestato rumorosamente dal pubblico del congresso. Passeranno alcuni mesi prima che Bossi e Maroni tornino a parlarsi e Maroni venga fatto tornate da figliol prodigo all’interno della casa leghista. Di quel congresso straordinario è rimasto celebre l’intervento del segretario del Pds, Massimo D’Alema, che dal palco ha definito la Lega una “costola della sinistra”.
1997
È il momento del terzo congresso federale. Sono gli anni della Lega di lotta, si parla apertamente di secessione della Padania e viene sdoganata l’iconografia celtica. È l’inizio della Lega dei riti e delle corna.
1998
Vengono convocati addirittura due congressi straordinari. Prima, nel mese di marzo Bossi ha voluto riunire il movimento per definire la nuova linea politica della Lega Nord. Ad ottobre dello stesso anno a Brescia un nuovo congresso straordinario Bossi lancia il blocco padano. È in questa occasione che Bossi indica Berlusconi come uno strumento della mafia.
1999
Passano pochi mesi e a Varese, nel luglio del 1999, viene convocato un altro congresso straordinario, soffertissimo, per affrontare il drastico calo di consensi alle Europee di giugno. Il segretario del Piemonte Domenico Comino viene espulso e Bossi si dimette per poi venire riconfermato. La tensione è altissima e nella sala scoppia una rissa tra leghisti piemontesi e lombardi.
2002
È l’anno del quarto ed ultimo congresso federale della Lega Nord. Bossi viene nuovamente acclamato segretario e sul palco della manifestazione salgono anche Berlusconi (allora presidente del Consiglio), Tremonti e Fini. Sono gli anni della Casa delle libertà. Berlusconi, nel suo intervento ha sottolineato come tra lui e Bossi ci fosse “totale fiducia” e di come “insieme diventiamo invincibili”. In quell’occasione la Lega ha scelto definitivamente di stare dalla parte del “mafioso di Arcore”.
Oggi lo scenario è profondamente cambiato e la Lega, per sopravvivere e sé stessa deve tornare a rinnovarsi, mettersi in discussione e cambiare radicalmente. La strada, per il segretario in pectore Roberto Maroni, sembra essere decisamente in salita.