Uniti nella buona e nella cattiva sorte. Federico Pizzarotti e Beppe Grillo. Come sposi, e non importa quanto sia l’amore. Se il sindaco di Parma vincerà la sua scommessa, sarà un traino formidabile per il Cinque Stelle. Se fallirà, si porterà dietro il movimento. Proprio nel momento in cui si prepara al grande salto verso il Parlamento. Addirittura Grillo pronuncia la parola governo: “Il Movimento parteciperà alle elezioni politiche qualunque sia la legge elettorale. Non ci sarà alcuna alleanza con i partiti. Non chiederemo rimborsi elettorali”, ha annunciato ieri Grillo sul suo blog. Intanto, però, tutti a guardare Parma: “Si interessano a me perché vogliono mettere in crisi Grillo”, sospira Pizzarotti. “Sono stanco. Vivo qui dentro”, dice indicando i muri del suo ufficio. Vita privata? “Non ce l’ho più, ma l’avevo messo in conto”. Il rito della pausa pranzo con la moglie è saltato, Cinzia gli ha portato il panino in ufficio e l’altro giorno addirittura avrebbe dato buca a Bruno Vespa che ha fatto però sapere di “non aver mai fatto un viaggio a vuoto”.
E’ passato poco più di un mese dal trionfo: sembrava che Pizzarotti spaccasse il mondo. Oggi sembra tutto archiviato: in tanti puntano il dito sulla giunta che ci ha messo un mese per essere varata (manca ancora l’assessore al Welfare) e che solo ieri si è riunita adottando le prime delibere. “Ai tempi di tivù e Internet le stagioni della politica durano settimane, giorni”, sussurra un dipendente comunale che ha visto di tutto, dai politici navigati ai ragazzi di Grillo. Aggiunge: “Non basta un Comune sull’orlo della bancarotta, con un miliardo e 199 di debiti. Qui è in gioco la battaglia tra Cinque Stelle e partiti. Grillo è stato decisivo per la vittoria , ma adesso rischia di attirare su Pizzarotti tanti nemici romani. Di più: da Parma si capirà se è possibile amministrare una città partendo da zero”. Per dirla con Nicola Dall’Olio, capogruppo del Pd, si capirà “se non avere esperienza politica sia davvero una forza o piuttosto una debolezza”. Dall’Olio non è uno degli avversari più ostili di Pizzarotti, anzi, talvolta pare più critico con la nomenklatura del suo partito. Oggi, però, è duro: “A volte pare che la città sia senza governo. È vero che serve tempo per imparare, ma il tempo non c’è. Ci sono scadenze immediate: il 27 è la data ultima perconfermare o cancellare l’accordo per la cessione di una società partecipata siglato il giorno prima del ballottaggio dal commissario e che a me suscita molte perplessità. Sabato c’è la scadenza del Teatro Regio che è in crisi drammatica. Non discuto la qualità delle persone, ma viene il dubbio che andassero bene come opposizione, che non fossero pronti a governare” . Il capogruppo Pd aggiunge: “Manca cultura della politica e delle istituzioni. Se non conosci i meccanismi, le leggi, le persone rischi di essere divorato”, conclude Dall’Olio che pure con Pizzarotti ha tanto in comune, dalla giovane età alle battaglie per rinnovare la classe dirigente e contro il cemento. Il sindaco in scarpe da tennis ha capito che il gioco è duro.
E ci sono tanti nemici. Molti oltre l’orizzonte della pianura che in questi giorni è di un bianco abbacinante. A Roma, insomma. Sono quelli che sperano nel naufragio di Pizzarotti per sconfiggere Grillo. “Si trovano, magari, più nel Pd (nella componente ex-Ds), che non nel centrodestra”, ammette un dirigente del centrosinistra. Poi ci sono i nemici locali, i cosiddetti poteri forti, che riuniscono una fetta di imprenditori e di politici di lungo corso. Le partite in ballo sono enormi: l’inceneritore che i Cinque Stelle vorrebbero fermare, la poltrona del Comune nel colosso Iren. Ma soprattutto i programmi di Pizzarotti sul mattone: l’opzione (quasi) zero cemento, lo stop agli 850 appartamenti previsti ogni anno. Un guaio per i signori del mattone. Non l’unico.
A Parma non si contano i progetti incompiuti o rimasti sulla carta: dalla stazione ferroviaria alla cittadella del rugby. Poi Welfare community center (“cittadella della terza età”) e Palasport. Infine alberghi, supermercati e interi quartieri pronti a venir su nell’incertezza dei piani urbanistici. Su televisioni e giornali nazionali gli attacchi alla giunta sono quotidiani. “Il più critico di tutti sembra Repubblica, redazione di Parma”, puntano il dito i fan del sindaco. Sul sito della redazione è comparso un blog (“È l’Eldorado o la Sicilia?”) dai toni quasi leghisti: “Non credo che i parmigiani che vi hanno votato, lo abbiamo fatto per essere imbarcati in direzione Eldorado e vedersi sbarcare su una costa della solita Sicilia, spacciata come America”. “La macchina del fango è in azione”, è scritto sul sito Cinque Stelle di Parma. Vero, Pizzarotti ha trovato molti critici. Ma qualche motivo l’ha fornito: prima le polemiche per la possibile scelta come dirigente del Comune di Valentino Tavolazzi (espulso dal Movimento) e l’anatema di Grillo. Poi hanno indicato come assessore all’urbanistica una persona che nel 2005 era fallita e aveva realizzato costruzioni senza i permessi. Niente di penale, ma non poteva fare l’assessore.
Poi c’è la giunta ancora incompleta e soltanto ieri ha preso le prime delibere. Lui, Pizzarotti, replica: “Le delibere non si fanno per riempire carta, è importante il contenuto. Presto arriveranno delibere per combattere l’evasione fiscale immobiliare”. Poi “entro sabato prenderemo importanti decisioni sul teatro”. Marco Vagnozzi, il suo braccio destro, presidente del consiglio comunale, sottolinea: “Mica siamo gli unici, a Piacenza, per dire, di delibere ne hanno fatto tre”. E la giunta che è ancora incompleta? “Ci chiedono di indicare persone nuove, ma questo richiede tempo”. Già, l’idea di ricorrere ai curricula per selezionare la squadra era bella sulla carta, ma si è rivelata complicata – e non priva di trabocchetti – nella pratica. “È presto per giudicare”, sospende, però, il giudizio Molossi. Gli industriali sono contrari al nuovo sindaco? “No, non sono né sostenitori, né avversari”. Paradossalmente, le critiche arrivano più da fuori che da Parma. In città la fiducia in Pizzarotti resiste. Per capirlo basta visitare gli uffici comunali di Largo de Strada: “Abbiamo fiducia in lui – racconta un gruppo di dipendenti – È alla mano, e non per le scarpe da tennis… che è folklore. No, visita gli uffici, parla con i dipendenti, non succedeva da decenni. E gli assessori abbandonano il palazzo del Comune per tornare qui, al lavoro con i loro dipendenti. Qualcosa è cambiato”. Lui, Pizzarotti, resta blindato nel suo ufficio fino alle nove di sera quando il Comune chiude. La sua agenda è una raffica di impegni ogni giorno; di corsa da una parte all’altra della città. Mille volti nuovi. “Gli industriali? Li ho incontrati due volte. Ho visto anche i sindacati, tutti insieme, mi sembra giusto così”, racconta il sindaco con la cravatta e la giacca sulle spalle ancora di ragazzo. Che devono sostenere un peso mica da poco: il riscatto della città, ma anche sfide tanto più grandi di lui che si combattono lontano da Parma.
di Silvia Bia e Ferruccio Sansa