Spesi 45 milioni di euro. E' tutto pronto, ma lo scalo è chiuso. Un centinaio di persone, capeggiate dai senatori del Pd Beppe Lumia e Rosario Crocetta, hanno distribuito volantino. Secondo stima potrebbe raggiungere tre milioni di passeggeri: "Colpa del governo nazionale che si ostina a non garantire il servizio di assistenza di volo"
Ai passeggeri in transito alle partenze del Terminal 1 di Fiumicino a prima vista sarà sembrato un vivace gruppo di siciliani in gita. Un centinaio di persone, capeggiate dai senatori del Pd Beppe Lumia e Rosario Crocetta, hanno trascorso la mattinata distribuendo volantini per chiedere l’apertura dell’aeroporto di Comiso, nel Ragusano. Una struttura pronta da un anno e per cui sono stati spesi 45 milioni di euro, tra fondi europei e quelli messi a disposizione del Cipe. Eppure su quella pista nessun aereo è mai decollato o atterrato. “Colpa del governo nazionale che si ostina a non garantire il servizio di assistenza di volo”, denuncia Pippo Di Giacomo, ex sindaco di Comiso, oggi deputato regionale, pure lui in prima fila tra i manifestanti a Fiumicino. Non manca nient’altro: pista, torre di controllo, aerostazione. C’è tutto nello scalo intitolato da Massimo D’Alema nel 2007 a Pio La Torre, che proprio qui vent’anni fa si batteva contro l’installazione dei missili americani. La delegazione siciliana sfoggia le magliette preparate ad hoc, con lo slogan “Aeroporto di Comiso, vergogna nazionale”, lo stesso stampato sui volantini. “Quest’opera – spiega Lumia – potrebbe portare sviluppo al territorio, basta che Enac ed Enav firmino per fornire i servizi. Ma inevitabilmente romperebbe certi equilibri ed interessi, anche di natura mafiosa”.
Il governo Monti, in continuità con quello Berlusconi, secondo il senatore del Pd, starebbe facendo orecchie da mercante. “Prende tempo, fa finta di non capire l’importanza dell’operazione”, denuncia Lumia. “Dicono che gli aeroporti di rilevanza non strategica devono pagarsi le spese da soli – spiega Di Giacomo – ma classificare non rilevante uno scalo che non ha ancora aperto, è un atto in malafede”. Giurano che non sarà l’ennesimo buco nero destinato a creare solo redditi passivi. “Nella provincia di Ragusa – analizza Lumia – c’è un turismo straordinario e la più alta concentrazione d’Europa di produzione dell’ortofrutta. Creerebbe ricchezza per la Sicilia Orientale e anche per lo Stato, ma forse si toccano troppi interessi. Allora meglio tenere in vita aeroporti praticamente morti”.
Su Comiso, sin dall’apertura dei primi cantieri, ha messo gli occhi la più grande low cost del mondo, Ryanair. Secondo un’analisi commissionata dalla compagnia irlandese alla società Ernst & Young, in tre anni lo scalo ragusano potrebbe raggiungere tre milioni di passeggeri. “Senza danneggiare l’aeroporto di Catania che è già saturo – sottolinea Lumia – e con cui farebbe sistema”. Su questa incompiuta adesso vogliono vederci chiaro anche i magistrati. Sono in corso infatti due indagini, una da parte della Procura della Repubblica di Ragusa per accertare eventuali rilievi penali nel ritardo dell’apertura dello scalo. La seconda invece è partita dalla Procura della Corte dei conti di Palermo che vuole fare luce sui 46 milioni di euro spesi per realizzare un aeroporto in cui l’unico rombo che si è sentito fino ad oggi è stato quello delle Ferrari guidate dal sindaco Giuseppe Alfano, sorpreso nel dicembre scorso insieme ad alcuni amici mentre sgommavano a gran velocità sulla pista deserta.