Esiste un business del debito, che tenta di approfittare delle manovre di rientro per trasformare i buchi di bilancio in guadagni. È un rischio per l’intera penisola ed è quel che si teme possa accadere a Torino, per i tre miliardi di debito accumulati da Iren Spa, società che fornisce alla città servizi di energia elettrica e termica. La società, quarta utility italiana per capitalizzazione in Borsa e di cui il Comune di Torino detiene il 39% delle quote attraverso la sua partecipata Fsu, ha già annunciato di voler mettere sul mercato il 25% dei propri impianti per rientrare dal proprio buco di bilancio. Una voragine che l’amministratore delegato Roberto Garbati ha spiegato come conseguenza degli investimenti e della congiutura economica sfavorevole, ma su cui si annuncia un’audizione in commissione bilancio del Comune.
Ad accendere il campanello d’allarme è stata la vendita, avvenuta ieri, della sede di via Bertola della società Iren, acquistata dalla compagnia di assicurazione Reale Mutua per venti milioni di euro. Una vendita che si conclude proprio mentre crolla il valore degli immobili e che ha generato più di una perplessità per il ruolo giocato dal notaio Angelo Chianale, garante dell’accordo e contemporaneamente presidente della partecipata comunale Fsu. Per capirci: Chianale, che detiene le chiavi della cassaforte del Comune di Torino in cui sono custodite le quote di Iren, si è anche occupato come notaio di vendere la “casa” dell’Iren, e per questo percepirà la sua parcella da professionista. Una posizione discutibile, che non è sfuggita al Palazzo di Città. “Vogliamo conoscere e condividere le strategie di rientro dal debito di Iren” ha annunciato il consigliere comunale Pd, Roberto Tricarico, “ma anche capire come si è giunti alla decisione di vendere la sede di via Bertola”. A suscitare imbarazzo sono infine giunte anche le dichiarazioni rilasciate dall’ad di Iren, Garbati, che all’edizione torinese di Repubblica riferiva di un rapporto di fiducia tra Chianale e i vertici di Reale Mutua: “E’ comprensibile che ciascun acquirente scelga il notaio di cui si fida. E infatti ho notato che al momento della vendita i dirigenti della Reale mostravano una notevole familiarità con Chianale”.