I tedeschi ridimensionano la possibilità di edificare uffici e officine di produzione in una nuova area. Si modernizzerà quella che c'è già. Salta un'operazione immobiliare da 350 milioni di euro per il Ccc. L'ad: "Segno di rispetto verso la storia del gruppo". Ma dalla nuova sede doveva passare il rilancio del marchio
Dall’amministratore delegato Del Torchio trapela la certezza che la possibile nuova enorme sede da costruire al di là della via Emilia, a 300 metri di distanza dagli attuali stabilimenti, rimarrà pura fantasia. Audi ha infatti chiesto al management italiano di approfondire l’ipotesi di mantenere l’azienda lì dov’è nata nel 1935, ristrutturando l’attuale sede di via Cavalieri Ducati.
La decisione non è ancora ufficiale e la prudenza, da parte dell’azienda tedesca è d’obbligo dal momento che il gruppo Volkswagen sta ancora aspettando il via libera dell’Antitrust statunitense, dopo aver ottenuto l’ok da quello europeo e da quello di altri paesi dove vengono vendute le moto bolognesi. I nuovi azionisti dovrebbero arrivare in città entro metà luglio e solo in quei giorni si ufficializzerà la scelta di non costruire una nuova sede.
L’ammodernamento della vecchia sede Ducati porterà con sé una maggiore attenzione per l’impiantistica delle energie rinnovabili, un po’ sulla falsariga di quello che il gruppo Volkswagen ha già compiuto dopo aver acquisito la Lamborghini nel 1998 modernizzando l’antica sede di via Modena a Sant’Agata Bolognese.
Una cancellazione che lascia a bocca asciutta soprattutto il Ccc, il Consorzio cooperative costruzioni, che è proprietario dell’area dell’ex Motel Agip dove sarebbe dovuta sorgere la nuova sede. Un’operazione da 350 milioni di euro che avrebbe dovuto modificare il volto dell’intera Borgo Panigale. “Non ci sono perplessità sul trasferimento”, ha spiegato Del Torchio, “ma i tedeschi vorrebbero mantenere le radici nel luogo dove è iniziata la storia della Ducati. E’ segno di rispetto e soprattutto intento nobile”.
Già il peso dei debiti, oltre 700 milioni di euro, che Audi aveva rilevato acquisendo la Ducati non deve essere stato facile da gestire. Un segnale non buono, perché con la costruzione del nuovo stabilimento sarebbe dovuto passare anche una grossa fetta del rilancio del marchio aziendale. Il rischio della delocalizzazione e deitalianizzazione diventano alternative possibili. Basti pensare che molti pezzi delle moto Ducati vengono già prodotti in Vietnam e nelle officine bolognesi, dove si sfornano i telai, vengono assemblati.