“Alla fine nessuno pagherà i danni e gli industriali come sempre la faranno franca”. Sono arrabbiati i cittadini di Augusta, in provincia di Siracusa. Ma anche rassegnati, ormai abituati dagli anni ’50 a vivere circondati dalle industrie, tra cui un polo petrolchimico tra i più grandi d’Europa. L’ultimo incidente si è verificato poche settimane fa, quando la rottura di un oleodotto sotterraneo dello stabilimento Isab ha causato lo sversamento di 450mila litri di cherosene nel letto del torrente Cantera, a poche decine di metri dalle rovine di una delle più antiche colonie greche del sud Italia: Megara Iblea. Secondo i primi rilievi sembra scongiurato il rischio di contaminazione del mare, grazie alle barriere assorbenti già posizionate sul letto del torrente per precauzione. Ma adesso si teme la possibile infiltrazione della falda acquifera con tutti i pericoli che potrebbero derivarne per la salute dei cittadini. Già compromessa, secondo una farmacista augustana che preferisce restare anonima. In concomitanza con l’incidente, denuncia, si sono registrati “numerosi casi di reazioni allergiche alla pelle, disturbi intestinali e bruciori alla gola di bambini e adulti”. Ma le istituzioni nicchiano. “Un incidente non rilevante”, lo definisce il ministero dell’Ambiente. Ma per cui la procura di Siracusa ha già aperto un fascicolo. In mezzo, il Comune di Augusta: che annuncia la volontà di costituirsi parte civile in un eventuale processo, ma intanto boccia in consiglio la proposta di istituzione di una commissione speciale d’inchiesta.
Le cause dello sversamento, intanto, restano poco chiare. Forse le condutture ormai malandate, forse la mancanza di manutenzione. Da giorni l’aria della cittadina era pregna di uno strano tanfo: “La solita puzza di industrie”, dicevano gli augustani. Le acque del Cantera e il terreno attorno erano macchiati di rosso. Eppure nemmeno la ditta Isab, proprietaria delle condutture – ormai in disuso, ma ancora piene di carburante – si era accorta di nulla. A scoprire per caso lo sversamento, giorni dopo, sono stati alcuni operai della vicina centrale termoelettrica Enel Tifeo. Uno sfregio, secondo Luca Di Giacomo dell’associazione culturale ‘Màrilighèa, in un corso d’acqua “particolarmente importante dal punto di vista storico perché la sua presenza ha creato gli ideali presupposti per l’insediamento dei coloni greci provenienti dalla città di Megara Nisea, nella madre patria greca”. Ma dell’importanza del sito i politici di oggi si accorgono solo quindici giorni dopo l’incidente. Sul posto, per un sopralluogo, arrivano l’assessore regionale al Territorio e ambiente Alessandro Aricò, il suo omologo comunale all’Ecologia Michele Accolla e il sindaco augustano Massimo Carrubba. A poche ore dalla fine dei lavori di messa in sicurezza d’emergenza del corso d’acqua, con la completa aspirazione del cherosene sversato. Tra di loro, anche il vice coordinatore nazionale di Fli: il siciliano Fabio Granata. Secondo l’onorevole, il groviglio di condutture “obsolete” che attraversa il petrolchimico siracusano, “espone a rischio d’incidente tutta la zona industriale”. “I privati devono investire maggiormente sulla sicurezza degli impianti”, gli fa eco Aricò.
“Finché saranno trasportati prodotti petroliferi attraverso gli oleodotti – mostrano sconforto gli stessi tecnici della sede siracusana dell’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente – dovremo fare i conti con questi incidenti”. Il commissario regionale dell’ente Salvo Cicina annuncia intanto analisi del suolo e della falda “per garantire la tutela ambientale e la salute dei cittadini”. Che però non ci credono più. Ormai abituati a vivere in un’area industriale dichiarata a rischio di crisi ambientale nel 1990 e sito d’interesse nazionale ai fini di bonifica nel 1998. “Proprio nei giorni in cui si è verificato lo sversamento di idrocarburi, ho riscontrato in tantissime persone fortissime reazioni allergiche alla pelle, puntini rossi come se avessero il fuoco di Sant’Antonio”, racconta una farmacista. Disturbi già molto diffusi in città, precisa, anche prima dell’incidente al Cantera. “Negli ultimi due anni ho ravvisato un grosso incremento dei fenomeni di sensibilizzazione alla pelle, con un vero e proprio boom delle allergie a livello esponenziale – spiega – Il problema è reale, solo che nessuno ne parla”. Una questione spinosa, che non si vuole nemmeno approfondire. “Se verranno accertate responsabilità, il comune di Augusta, in rappresentanza della città, si costituirà parte civile”, dichiarava poche ore dopo la scoperta dello sversamento l’assessore Accolla. Eppure è stato proprio il consiglio comunale a negare l’istituzione di una commissione speciale per verificare la sicurezza degli impianti nell’area industriale augustana. L’idea non era affatto piaciuta al sindaco Carrubba che, in aula, aveva indirizzato la sua maggioranza al voto contrario.
di Claudia Campese e Gianmarco Catalano