Tante le anomalie della precedente giunta di Pdl e Lega, emerse dagli accertamenti sul bilancio preventivo del 2011 e sul rendiconto del 2010. Gravi le conseguenze per i cittadini: l’Imu salirà come le tariffe per i servizi, acqua, rifiuti, trasporti, mense, asili
Il Comune di Alessandria è in dissesto finanziario. Fallito. Troppi debiti, circa cento milioni di euro, e nessuna soluzione per risanare il bilancio invertendo la tendenza. Sono le conseguenze della gestione della precedente giunta comunale targata Pdl e Lega, retta dall’ex sindaco Piercarlo Fabbio, indagato con l’ex assessore al Bilancio Luciano Vandone e l’ex ragioniere capo Carlo Alberto Ravazzano per falso in bilancio, truffa e abuso d’ufficio. Da Roma arriveranno dei commissari per risanare le finanze e permettere alla nuova giunta di Rita Rossa (Pd, eletta da poco più di un mese) di continuare ad amministrare. Prima però il Consiglio comunale deve approvare la situazione di dissesto, altrimenti il Comune sarà sciolto.
La decisione è stata presa il 12 giugno (ma comunicata solo giovedì) dalla “sezione regionale di controllo” della Corte dei Conti (guidata dal presidente Enrica Laterza), che verifica i bilanci degli enti pubblici. I primi dubbi sul Comune di Alessandria sono emersi dagli accertamenti sul bilancio preventivo del 2011 e sul rendiconto del 2010. Il 29 novembre 2011 la Corte accertava l’esistenza di molte irregolarità finanziarie da correggere entro la fine dell’anno. Il consiglio comunale ha cercato di adeguarsi, ma in modo insufficiente: il 17 febbraio 2012 la sezione di controllo ha certificato l’inadempimento del Comune per dichiararne il fallimento dopo molti incontri con gli ex e i nuovi amministratori.
Tante sono le anomalie. Innanzitutto c’è l’aumento di spesa pari al 40 per cento nel periodo tra il 2010 e il 2011, seguito dagli “errori” nel conto delle entrate. I magistrati si sono accorti che le spese nel 2008, 2009 e 2010 erano più basse semplicemente perché le spese sostenute per i servizi erano state messe fuori bilancio, creando nuovi debiti nascosti. Nelle 66 pagine inviate dalla Corte dei Conti al Comune si elencano tutte le stranezze di cinque anni di governo Fabbio. Si fa cenno alla cartolarizzazione (vendita di immobili del patrimonio comunale) gestita da due società partecipate, la Svial srl e la Valorial srl, una cessione andata male, con edifici venduti a prezzi inferiori. C’è poi lo scarso impegno nel recuperare l’evasione dei tributi, il “costante regime di anticipazione alla tesoreria” (prestiti dalla Banca d’Italia) e l’eccessivo ricorso ai proventi derivati dai permessi di costruire per fare cassa. Tre voci di disavanzo sono negative per un totale di circa 80 milioni di euro. Va aggiunto il debito fuori bilancio di quasi 27 milioni di euro, i prestiti avuti dalla tesoreria per 20 milioni e i debiti verso le partecipate per più di 52 milioni di euro, a cui si sommano “briciole” di qualche milione. In totale un buco di quasi duecento milioni di euro, avvenuto sforando per due anni il patto di stabilità. Per questa violazione ci sarà il blocco delle assunzioni e dei mutui, ma per i cittadini le conseguenze saranno gravi: l’Imu salirà e così le tariffe per i servizi, acqua, rifiuti, trasporti, mense, asili.
A fine maggio il sostituto procuratore contabile Corrado Croci aveva chiuso l’indagine e mandato agli indagati (il sindaco, la giunta, i consiglieri di maggioranza e il ragioniere Ravazzano) “l’invito a dedurre”, l’avviso sull’entità del danno provocato da risarcire. L’accusa è di aver nascosto un debito di circa 10 milioni di euro nel rendiconto 2010, mascherato tagliando “una serie di impegni di spesa regolarmente assunti”, per rientrare nel patto di stabilità. Il 16 luglio invece al Tribunale di Alessandria il gup deciderà se rinviare a giudizio Fabbio, Vandone e Ravazzano. Dopo i cinque anni da primo cittadino Fabbio è arrivato al ballottaggio delle comunali, dove ha ottenuto il 32 per cento dei voti, pari a 9.594 preferenze. Pur di rimanere in sella in campagna elettorale aveva ipotizzato un’alleanza con il Movimento 5 Stelle, un’idea subito accantonata dai grillini. Ora, messo alle strette, contrattacca e accusa il successore Rossa: “Avevamo adottato provvedimenti che avrebbero consentito di rientrare di 50 milioni, ma la nuova giunta li ha annullati. Il dissesto è certo una iattura per la città ma c’è chi, in meno di un mese, ha fatto di tutto per favorirlo”.