Dalla Nigeria, colpita negli ultimi mesi da sanguinosi attacchi contro i cristiani, l’aggressione fondamentalista si è spostata in Kenya. Diciassette persone sono state uccise in due diversi attacchi compiuti nella cattedrale cattolica centrale di Garissa, città a nord est del Kenya, e in una chiesa vicina. Più di cinquanta le persone ferite di cui almeno tre in modo molto grave. Fonti della polizia locale riferiscono che gli ordigni sono esplosi durante le celebrazioni domenicali, quando le chiese erano gremite di fedeli. Contro le due chiese sarebbero state lanciate alcune granate- Il 29 aprile scorso gli attacchi in Kenya e Nigeria avevano provocato almeno 20 morti. Secondo quanto riferito dal capo della polizia provinciale, Leo Nyongesa gli attacchi, avvenuti nella cattedrale della città e nella chiesa appartenente alla congregazione Africa Inland Indipendent Church (Aic), sono stati messi a segno quasi simultaneamente mentre i fedeli erano riuniti per le celebrazioni domenicali. Tra le vittime ci sono anche due poliziotti. I terroristi hanno attaccato e ucciso due poliziotti in servizio e prelevato i loro fucili usati, subito dopo, per uccidere alcuni fedeli all’interno. Le vittime all’inizio erano dieci: sei donne, due uomini e i due agenti. Gli altri sei sono morti dopo il trasporto in ospedale per le gravissime ferite.
Il vicecapo della polizia locale, Philip Ndolo, però, che non è stato in grado di fornire un preciso bilancio delle vittime. L’attacco coordinato è stato sferrato da un commando di terroristi che indossavano passamontagna contro una chiesa cattolica e una chiesa cristiana indipendente. Garissa ospita un’importante base militare da cui le truppe sono state inviate in Somalia a combattere contro le milizie islamiche Shabaab. “Non abbiamo ancora arrestato nessun sospetto ma abbiamo testimonianze che parlano di cinque sospetti coinvolti nell’attacco, con granate ed armi da fuoco nella chiesa dell’Africa Inland Church e due nel lancio della granata nella cattedrale cattolica centrale”, ha precisato Ndolo. Gli attacchi sono stati immediatamente condannati dal Consiglio Supremo dei musulmani in Kenya che ha inviato le condoglianze alle famiglie della vittime: “tutti i luoghi di culto devono essere rispettati” dice il presidente, Abdulghafur El-Busaidy, che ha auspicato che ui responsabili vengano presto arrestati. Garissa è abitata principalmente da somali ed è vicina al campo di rifugiati di Dadaab ed al confine con la Somalia. L’area è teatro di tensioni dallo scorso anno, da quando il governo keniota ha inviato truppe nel paese confinante per contrastare le milizie islamiste al Shabaab.
La polizia ha isolato la zona delle due chiese e ha prelevato una bomba inesplosa, ma il commando è riuscito a fuggire. Garissa si trova a 140 chilometri dalla frontiera con la Somalia e ospita un’importante base militare da cui a ottobre le truppe sono state inviate oltre confine a combattere contro le milizie islamiche Shabaab. Dall’inizio dell’offensiva in Kenya ci sono stati una serie di attentati che il governo attribuisce ai miliziani islamici. Domenica 22 giugno un uomo era morto a Mombasa per l’esplosione di una bomba in un night poche ore dopo l’allerta terrorismo per la città portuale lanciato dall’ambasciata Usa. Garissa dista meno di 100 chilometri dal campo profughi di Dadaab, dove venerdì un commando armato ha rapito quattro cooperanti stranieri dopo aver ucciso l’autista. Le autorità keniane puntano il dito proprio contro le milizie islamiche somale Shabaab. Il 10 giugno scorso la Nigeria era stata nuovamente colpita con un attacco terroristico contro i cristiani. Negli ultimi tempi lo stato africano ha subito numerosi attacchi con centinaia di morti. Boko Haram, il gruppo fondamentalista islamico che punta a imporre la Sharia nel paese, ha diverse volte rivendicato gli assalti.
“Orrore e preoccupazione. Un fatto orribile e molto preoccupante. Una viltà inqualificabile”. Sono questi i sentimenti espressi dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. “I sanguinosi attentati in Kenya, nella città di Garissa, contro due chiese cristiane, fra cui la cattedrale cattolica, nel corso delle riunioni di preghiera domenicali sono un fatto orribile e molto preoccupante”, ha detto Lombardi, denunciando che “l’attacco ai cristiani riuniti la domenica nei loro luoghi di culto” sembra che “fra i gruppi terroristi sia diventato “un metodo considerato particolarmente efficace per la diffusione dell’odio e della paura”. Padre Lombardi chiede “agire efficacemente per una soluzione stabile dei drammatici problemi della Somalia, che si riflettono nella regione. Oltre ad essere vicini alle vittime occorre riaffermare e difendere decisamente la libertà religiosa dei cristiani e opporsi ad atti irresponsabili che alimentino l’odio fra le diverse religioni”.