Domenica sera in un bar con i tavolini all’aperto e schermo al Plasmon® con riflesso che ogni tanto non si vede, ma confido sull’imbrunire. Bevo due birre medie, mangio patatine di una nota marca e le mani mi puzzano di formaggio. Vado al cesso per lavarle, torno e hanno annullato un gol.
Cazzo.
Prendo un’altra birra media, fumo passivamente una quarantina di sigarette normali e un paio di quelle corrette.
Siamo ai supplementari.
C’è chi si dispera.
Tutti offendono i francesi, altri offendono gli italiani e inizia la lotteria dei rigori.
Emozioni a profusione.
Entusiasmo.
A profusione pure lui.
Si.
No.
Gol.
Campioni del mondo.
Finito.
Tutto qui. 

Con Martino sfrecciamo in scuter per via Massarenti che pullula di umarells in canottiera che controllano i festeggiamenti, davanti alla pizzeria Alcaeda c’è chi tira dei petardi. Bum! Fermo al semaforo all’incrocio con i viali  una macchina con il baule pieno di cinni scurzoni dalle dita sporche di Nutella®. Sfrecciamo verso Via San Vitale colma di pachistani nucleari in festa, uno di loro, con un sorriso a quarantatre denti mi allaga di birra il parabrezza. E ride.Umorismo paki che non posso capire. No va bè. Lui mi ha vuotato la birra sul parabrezza e me lo ha imbrattato, è questa la battuta, fa ridere no? Beh si. Forte, dai. Adesso l’ho capita. Se mi avesse fatto una cosa del genere ieri pomeriggio gli avrei sfasciato la faccia, ma oggi può farlo visto che l’Italia è campione del Mondo.
Fine della corsa.
Tre vigilesse coi baffi bloccano l’accesso al centro. Alt! Chi va là! Se volessimo potremo sfondare questo muro di carne, ma siamo buoni, civili, dei bravi cittadini petroliani in festa che accostano e parcheggiano in Piazza Aldrovandi per poi proseguire a piedi.
Segretarie di giorno, tifose di sera quando lo sono tutti, cantano POPOPOPOPOPOPO sotto le Due Torri senza sapere che da qualche parte del mondo vivono e miliardificano i White Stripes, una bend con un chitarrista della madonna e una scarsissima batterista o che fa finta di essere tale. Beati loro e beate le segretarie coi loro segreti inconfessabili.
POPOPOPOPOPOPO
Mai visto un casino simile.
Via Rizzoli piena di gente come non mai, San Petronio, sconvolto, osserva tutto ‘sto bordello e maledice i casinisti. Stasera sono tutti contenti, i problemi esistenziali della settimana da affrontare sono svaniti grazie al gol dell’anonimo Grosso, l’Italia è campione del Mondo. Echecazzo.
Le canzoni che si intonano per strada sono due:

1) POPOPOPOPOPOPO (White Stripes)
2) La mamma di Zidane è una p… (Anonimo italiano)

Si continuano i festeggiamenti tra cocci di bottiglia, cartacce, cassonetti ribaltati e la gente che gioca a strega in alto arrampicandosi sui segnali stradali. Sulla cabina delle fototessere, sulle fermate dell’autobus, ovunque, basta che sia in alto. Strega!
Provo a scattare qualche foto con la digitale che mi sono regalato in un raro pomeriggio di sciopping compulsivo da Mediaworld® dopo una giornata fallimentare che non ricordo nemmeno. Di sera però gli scatti non vengono bene e poi io non sono mica un fotografo.
Clic.
Clic.
Digital clic.
Bastano tre scatti disattenti e in Piazza Maggiore perdo Martino.
Vetri infranti.
Un bambino di quattro anni lancia contro di me una bottiglia che si sfancula in mille pezzi sopra ai miei piedi e i suoi genitori mi guardano compiaciuti, come per dire “Hai visto mio figlio che mira che ha?” sono contenti di lui, si vede. Gli darà soddisfazioni l’infante.
Alle spalle della statua del Nettuno transennata, le due canzoni continuano ad aleggiare nell’etere, in Via Ugo Bassi sparano fuochi d’artificio e tutto è incredibilmente bello. Giuro che un casino così non lo avevo mai visto, tutti gli umarells se ne sono andati a letto tranne uno indemoniato che scorazza sopra a un cassonetto spinto ad altissima velocità da una compagnia di ragazzetti strafatti di Tavernello®.
Sul tetto del Monte dei Paschi®, non si sa come abbiano fatto ad arrivare fino a lì, alcuni ragazzi sono saliti sopra al semiportico, con loro c’è una tizia che comincia a spogliarsi, ai loro piedi una folla canta
POPOPOPOPOPOPO, tranne uno, il più originale, la voce fuori dal coro che grida “Sei una troia!”.
Tra la folla scorgo persone che non vedevo da tempo (ci sarà un motivo) e faccio di tutto per evitare un qualsiasi contatto con loro. Tra questi spicca l’apparizione di un ecs amico di infanzia che canta a squarciagola “La mamma di Zidan è una puttana”. Accanto a lui, un’immobile fidanzata dai tratti caraibici colonizzata durante le ferie.
Ancora Via Rizzoli, incontro Francone detto Taison che non vedevo dalla serata al Neutro®. Come al solito non riusciamo a dirci un cazzo e comunichiamo a grugniti.
“Come va?”
“Bene Francone detto Taison. E tu?”
“Bene. Oh hai visto l’Italia?”
“Si”
“Grande”
“Grande”
“Campioni del Mondo”
“Grande”
“POPOPOPOPOPOPO”
“La mamma di Zidane è una p…”
“Hahahahahha”
“Hahahahahha”
“Oink”
“Oink”

Il tasso alcolico è elevatissimo, giovani ecstracomunitari ubriachi di birra Moretti® si mischiano tra la folla e gli italiani li evitano accuratamente, solo il canto di POPOPOPOPOPOPO ha il potere di unire questi popoli così vicini, così lontani.
In Piazza di Porta Ravegnana ascolto per l’ennesima volta varianti delle due canzoni, poi mi incammino per Via Zamboni e davanti al pab Transilvania® una folla ipereterogenea canta POPOPOPOPOPOPO su una base tecno. Foto, foto, ancora foto, ma la sera vengono male e io non sono un fotografo.
Un nuovo sottofondo si staglia all’orizzonte: Ui ar ze ciempion dei Queen. Volume mille. Una ragazza con una parrucca azzurra tiene in mano uno striscione che sbeffeggia il popolo francese “Non avete il bidè”.
Mi fa ridere.
La fotografo.
Lei si mette in posa, la foto viene male anche a causa di una folata di vento che deturpa la scritta.
“Hai una sigaretta?” mi fa.
“No” le faccio.
Non la rivedrò mai più.
Mi incammino verso la degradata Piazza Verdi che stasera è il luogo più tranquillo di tutto il centro, faccio un’ulteriore scarpinata per Via Petroni evitando centinaia di merde di cane e salgo sullo scuter. Sono a pezzi e non vedo l’ora di arrivare a casa.
Sui viali ancora un gran casino.
POPOPOPOPOPOPO.
Basta poco per essere felici.
Osservo la gioia stampata nelle ugole.
Hanno vinto loro.
Sul serio.
Hanno vinto loro.

Poi, puntuale come la vecchiaia, arriva la sveglia del lunedì mattina.
Nella prestigiosa sede della Nulla S.p.a® colleghi gioiosi proseguono in silenzio i festeggiamenti ricurvi dietro pigre scrivanie autoalimentandosi di notizie fresche di nottata e sentendosi campioni del mondo pure loro.
Su Skype® incontro Martino che mi fa: “Dove cazzo eri finito ieri sera? Hai visto il supercasino? Sono stato un po’ lì, non sono riuscito ad andare oltre la Sala Borsa. Ho cantato POPOPOPOPOPOPO e adesso sono qui al lavoro senza voce. Sarò tornato a casa alle tre. O alle quattro. E’ stata una serata indimenticabile, eppure stamattina mi sono alzato triste”.
Sempre positivo Martino, adesso provo a lavorare un po’.
Campioni del Mondo.
Loro.

Se avessimo vinto, sarebbe andata più o meno così. “Peccato” dico io. “Per fortuna” dice Mediaworld®

Ci rifaremo ai mondiali del 2014.

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