“Io voglio partire da un centrosinistra ma non da un centrosinistra di una volta, voglio partire da un centrosinistra di governo”. E’ l’annuncio di Pier Luigi Bersani, intervenuto a Livorno, a margine di una conferenza del Pd locale. A chi gli chiede quale sarà la coalizione che ha in mente per guidare il Paese, il segretario dei Democratici risponde che non sono in corso inciuci e che bisogna stare attenti. “Non esistono teorie di scavalco o di proprietà transitiva per cui se ci sta uno deve starci anche l’altro, finché si arriva a Grillo“.
Questo non significa che il Pd non dialoghi con nessuno, continua, anzi c’è una “grandissima disponibilità” a discutere con tutte le forze “democratiche, costituzionali, europeiste, che possono dare una mano a sconfiggere il populismo e la deriva di destra che si sta muovendo in Europa”. Il riferimento è esplicitato dallo stesso Bersani, che ammonisce sui segnali che vengono dalla Francia di Le Pen, all’Ungheria, alla Finlandia. Poi il leader del Pd lancia una frecciata al cofondatore del Movimento 5 stelle, senza citarlo: “Vediamo cosa si sta muovendo anche in Italia di tendenze populiste, che sembrano persino nascere a sinistra, ma finiscono sempre a destra“
Gli apparentamenti sottolinea Bersani, sono un “di cui” rispetto alla nazione, al Pd interessano “molto” ma con paletti precisi, che sono rappresentati “dall’idea che abbiamo di questo Paese”. A chi gli chiede se aprirebbe le porte all’attuale premier Mario Monti, il leader del Pd replica che non vuole “arruolarlo ma che è una risorsa lo vedrebbe anche un bambino”. Mentre sulle primarie, incalzato da alcuni cronisti, il segretario dei Democratici risponde che si faranno, ma non nel breve periodo. Infatti Bersani sottolinea che aprirle ora sarebbe, “da ricovero, chiamerebbero il 118. Abbiamo davanti il problema dell’Italia, in questo momento, quindi quando sarà il momento ne parleremo”.
Sui temi di stretta attualità invece, il segretario del Pd ne sceglie due in particolare: i tagli al sociale e la disoccupazione giovanile. Sul primo punto è categorico, “non è accettabile toccare il sociale”. Mentre sui giovani dice che il dato diffuso oggi dall‘Istat, dove si registra il 36,2 per cento di disoccupati fra chi ha tra i 15 e i 24 anni, “fa paura”.