Tra spread impazzito e bordate antieuro dello zombie ceronato di Arcore, il clima era già abbastanza turbato, quando una nuova tempesta politica è arrivata ad agitare sia i palazzi del potere italiano che le Borse di mezzo continente. Camorra contro Mafia: neanche la mente perversa di un destabilizzatore di professione avrebbe mai potuto immaginare qualcosa di peggio per i fragili equilibri socioeconomici del Paese. Cosa ha portato in rotta di collisione due delle nostre massime istituzioni?

Il portavoce della Camorra al Tg1 non ha usato troppi giri di parole: “Sui giornali da settimane va avanti una campagna a senso unico sulla trattativa tra Stato e Mafia. Tutti a sottolineare l’irritazione del Quirinale, ma pure noi ci siamo notevolmente scassate le uallere. E Mafia di su e Mafia di giù, come se solo Riina e Provenzano avessero interloquito con lo Stato. Ma quella è una dimenticanza interessata da malommini, perché è stata la Camorra la prima a trattare nelll’81 con i vertici italiani. E volete saperne un’altra? Non siamo stati noi a cercarli, non abbiamo messo bombe come certe persone, vennero loro da noi col cappello in mano”.

Classica grisaglia da alto funzionario, il portavoce si toglie per un attimo i proverbiali rayban con le lenti aranciate, e guarda dritto la telecamera: “Troppo comodo dimenticarsene, vero? Le Bierre che sequestrano a Torre del Greco l’assessore regionale della Dc Ciro Cirillo, polizia e carabinieri che non sanno quali pesci pigliare… Ma Cirillo andava salvato, mica come quel comunista di Aldo Moro. E allora ecco le processioni in carcere da Raffaele Cutolo, una grande dirigente della Camorra. E sì, ne andarono da lui di agenti dei servizi e dirigenti politici: dottor Cutolo, eccellenza faccia lei da mediatore con le Bierre, la prego intervenga. E Cirillo alla fine, dietro pagamento di un sacco di quattrini, si salvò la pelle. Insomma, la Camorra ha aperto una strada che poi altri hanno sfruttato: su questo primato politico non possiamo transigere, neanche con la Mafia, che pure lavora al nostro fianco per far crescere l’Italia”. Parole che sanno di tregua armata.

A molti giovani d’oggi sembrerà strano un particolare della puntuale ricostruzione camorrista: cosa ci faceva in carcere un uomo stimato come Cutolo? Difficile solo da immaginare, ma trent’anni fa gli elementi più creativi della Camorra, affiliati o semplici amici, pur rispettati da gran parte dello Stato, non erano ancora andati a dirigerlo e venivano spesso perseguitati da giudici irrispettosi delle nostre belle tradizioni. Solo negli anni Novanta si sarebbe aperto, con Forza Italia, un nuovo campo d’occupazione: il Parlamento

Un interrogativo serpeggia intanto nella Capitale e lascia col fiato sospeso: come mai la ‘Ndrangheta tace? Secondo i bene informati, la terza carica criminalpolitica dello Stato sarebbe pronta a una mediazione tra Mafia e Camorra, suoi obiettivi sono la tranquillità, il rigoroso equilibrio dei poteri e l’espansione del prestigio tricolore nel mondo. Tra breve poi gli italiani andranno in vacanza e sulla Salerno-Reggio Calabria dev’essere tutto pronto in modo da garantire, d’intesa coi ministeri interessati, il maggior numero di cantieri aperti. La scadenza di fine lavori fissata per il 2097 si avvicina.  

 

di Andrea Aloi  

 

il Misfatto, inserto satirico de Il Fatto quotidiano, domenica 1 luglio 2012 

 

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