L’eleganza è donna? Se lo sono chieste Sabrina Beretta e Sara Pupillo, rispettivamente stylist e esperta di marketing dell’entertainment, che hanno cercato un compromesso tra il desiderio di avere vestiti nuovi e la necessità di spendere il meno possibile: il riciclo di abiti. Nel loro libro, “Chic low cost” (Aliberti Editore), un piccolo “Manuale di eleganza con l’arte del riciclo”, uscito in libreria il 21 giugno, Beretta e Pupillo hanno spiegato come si fa a essere chic senza spendere cifre esorbitanti. L’utilizzo di un capo usato, infatti, non rappresenta solo un modo di risparmiare, ma anche una possibilità di diminuire gli sprechi e di esprimere la propria creatività. “Lavorando da anni come costumista e stylist – ha detto Sabrina Beretta – mi sono accorta di quanti sprechi avvengano continuamente nel mondo del teatro, del cinema e della moda. E’ questo che ha stimolato me e Sara a scrivere questo libro. Io non butto nulla, tendo a riciclare tutti i vestiti che mi passano tra le mani”.
Secondo le due autrici il segreto sta nello sfruttare le potenzialità del proprio guardaroba al cento per cento. Gli armadi delle donne, infatti, sono spesso pieni di capi dimenticati: frutto di acquisti sbagliati o troppo gradi/troppo piccoli, o, ancora, rovinati ma dotati di un legame affettivo. “Con un po’ di fantasia, di attenzione ai trend, e qualche piccolo trucco di sartoria, quasi tutto può essere rinnovato arricchendo il proprio look a costo zero, o quasi”, dicono le due autrici.
Il primo passo da compiere è un inventario delle cose che si posseggono. I capi vanno analizzati a uno a uno con calma arrivando a selezionare gli abiti da tenere e quelli impossibili da recuperare.
Una volta completato l’inventario, si potrà riorganizzare il proprio guardaroba partendo dagli abiti da modificare, con un occhio di riguardo a quelli adatti alla stagione in corso e alle mode del momento. Sabrina e Sara evidenziano come nell’armadio si possano trovare indumenti dagli anni Cinquanta agli Ottanta, magari appartenuti a una mamma o una nonna, ognuno con caratteristiche specifiche del decennio. In alcuni casi va chiesto l’intervento della sarta per correggerli e riadattarli. Nell’arco di cinquant’anni, infatti, il corpo femminile ha modificato le sue forme. Quindi, per gli abiti degli anni ’50, che sono quasi tutti a vita stretta e seno largo, potrebbe essere necessario un piccolo ritocco. Come per i vestiti degli anni ’70: pantaloni a zampa di elefante, giacche e cappotti dalle spalle strette, avranno bisogno di qualche modifica.
Una volta risolta la questione delle forme, le due autrici si sono occupate della personalizzazione dell’abito. Per ravvivare un tubino nero, per esempio, consigliano di indossare una cintura di seta. Se si ha in casa il vecchio collo di pelliccia a pelo corto della mamma, lo si può riutilizzare con il classico cappotto blu. Una giacca di lino, tolte le maniche e accorciata leggermente, può diventare un gilet senza collo.
I suggerimenti del manuale mirano a mantenere un certo stile a ogni età, ribadendo che “anche se oggi viviamo nell’epoca delle veline e del bisturi facile, non dimentichiamo che stile ed eleganza garantiranno sempre di essere al posto giusto con il vestito giusto”. Sara e Sabrina consigliano dopo i quaranta di evitare ombelico a vista e aderenze esagerate. Mentre superati i cinquant’anni suggeriscono di ridurre le scollature e le canotte che lasciano ascelle e braccia a vista, coprendole con scialli e camice di chiffon. Compiuti i sessanta, invece, si raccomandano di non cedere a trend giovanili, tipo fantasie sgargianti e tacchi troppo alti. Portano come esempio di stile ed eleganza Sofia Loren, che con gli anni ha abbandonato i tailleur strizzati ed è passata al pantalone classico, ma anche Claudia Cardinale, Jane Fonda e Lina Sastri.
Passano poi a parlare delle ultime tendenze dell’eco-chic, suggerendo di vendere a negozi di abiti usati (in Italia se ne contano più di 800) i vestiti non utilizzati, o al massimo di regalarli. Per chi, invece, non avesse né voglia di ripararli o di riadattarli, l’ultima tendenza è lo scambio e il noleggio su internet. In Italia, per esempio, sottolineano come negli ultimi tempi sia esplosa la mania di Reoose, un sito di baratto in cui vengono messi a disposizione diversi oggetti, tra cui vestiti, e in cambio gli utenti hanno la possibilità di appropriarsi di un’altra cosa del medesimo valore.
“Non è l’unica modalità di scambio – sottolinea Sara Pupillo – anche su Facebook ci sono parecchi gruppi, mentre tra i blogger c’è un gran flusso di suggerimenti e idee per il riciclo di vestiti”.
Il libro si chiude con una riflessione e due interrogativi riguardanti uno dei capi più costosi che di solito una donna tiene tutta la vita nell’armadio utilizzandolo una sola volta: l’abito da sposa. Serve davvero spendere tanti soldi per un solo giorno? Perché non si acquistano per il proprio matrimonio abiti riciclabili per altre occasioni? A queste domande non hanno voluto rispondere. Alle future spose l’ardua sentenza.