Il presidente del Consiglio riferisce al Senato dopo il vertice della scorsa settimana: "Un passo in avanti verso un'Europa come noi italiani la vogliamo: più orientata alla crescita e più stabile". E ridimensiona i mercati: "Non sono perfetti misuratori dei progressi fatti dai Paesi"
Il Consiglio Europeo di Bruxelles “ha affrontato questioni che fino a qualche tempo fa erano considerate un tabù come l’emissione degli eurobond’’. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Monti intervenendo al Senato dove ha riferito i risultati del vertice europeo di giovedì e venerdì scorsi. Monti ha sottolineato anche che la questione “non ha certo fatto piacere a tutti gli Stati membri”.
Tuttavia, ha precisato il capo del governo, “guardando oggi ai risultati delvertice europeo possiamo dire che ha costituto un passo in avanti avanti verso un’Europa come noi italiani la vogliamo: più orientata alla crescita e più stabile”. I risultati sono anche più profondi di quanto il consiglio europeo abbia fatto emergere nell’immediato: “In passato la parola crescita faceva fatica a trovare spazio nei documenti dell’Ue, dopo il patto ci sono 120 miliardi di euro, pari all’1 per cento del Prodotto interno lordo europeo, che saranno destinati agli investimenti, alle imprese, all’occupazione di giovani e donne”. L’Europa, d’altronde, “non può rappresentare solo un corsetto di regole, sanzioni, procedure di monitoraggio: deve essere anche integrazione positiva. Siamo soddisfatti da questo consiglio europeo”. Serve una governance migliore, insiste Monti, che induca i Paesi “neo-virtuosi” a continuare “nella virtù senza che si chiedano scetticamente: ma perché tutti questi sforzi?”.
Quella riserva “d’attesa”, durante le trattative notturne di Bruxelles, è stato, insomma, “tempo ben speso” perché ha permesso di raggiungere una “decisione per la crescita” ma anche un accordo per la “stabilizzazione dei mercati a breve termine”. Quanto al “veto” di Olanda e Finlandia Monti spiega che “cercheremo di sormontare le opposizioni di Paesi come Finlandia e Olanda che hanno una certa insofferenza nei confronti dei meccanismi di stabilizzazione”. Il risultato di Bruxelles, infatti, dovrà essere “cristallizzato e consolidato” all’Eurogruppo del 9 luglio e forse del 20 luglio.
Uno degli aspetti “significativi” dell’ultimo vertice Ue “riguarda le misure per stabilizzazione nel breve dei mercati finanziari”. “Avrete letto del fatto che l’Italia ha posto una riserva di attesa in seno al vertice”, ha ricordato il premier riferendosi alla posizione assunta nella notte del Consiglio Europeo, e a cui “si è associato anche il premier spagnolo Rajoy mentre il presidente francese Hollande è intervenuto per dire che era ben comprensibile”. Una posizione presa da alcuni “in modo critico” ma – ha spiegato Monti ai senatori – “ho solo detto che, pur essendo molto positivo, non mi sarei sentito di dare adesione formale al patto per la crescita se non ci fosse stata anche una decisione sulla stabilizzazione a breve termine dei mercati finanziari. Era un passaggio ardito” ma “la premesse stesse delle conclusioni che avevamo sul tavolo come bozza dicevano che si lavora per la crescita” sottolineando con “grande evidenza e candore” come “l’ostacolo maggiore alla crescita” fosse “la grande incertezza sui mercati dell’eurozona”. Allora “quale sarebbe stato l’impatto del documento finale se fosse stato indirizzato alla crescita senza dire nulla” su come fare per affrontare quello che veniva considerato l’ostacolo alla crescita, si è chiesto Monti spiegando la sua decisione di porre la “riserva d’attesa”. Riserva che ha consentito alla fine di trovare un accordo su quei meccanismi (lo scudo antispread) che ci hanno consentito di “sciogliere la riserva”, ha spiegato.
E i mercati che hanno reagito così tiepidi dopo le soluzioni indicate dal vertice europeo? “I mercati che non vanno demonizzati ma neanche ‘angelizzati’” perchè non esprimono sempre la reale situazione economica dei Paesi. “I mercati – riflette infatti Monti – non sono i perfetti misuratori dei progressi fatti dai singoli Paesi”. In questo senso è stato importante il risultato italiano al Consiglio europeo perchè “abbiamo voluto distinguere tra i Paesi ‘sotto programma’” come Portogallo, Grecia, Irlanda e per la parte bancaria la Spagna, e i Paesi come l’Italia che sono “in regola ma che stentano a veder riconosciuto nel mercato i progressi fatti in politica economica”.
L’auspicio di Monti è questo: “Nei pochi mesi, intendo dire fino alla primavera 2013, che il governo ha ancora davanti ci vedrete spesso interagire tra il fronte italiano e quello europeo, speriamo con una serenità sempre maggiore”.