Il reportage del nostro cronista dal lussuoso ristorante Italia di Roma continua a fare discutere. In conseguenza del dibattito che si è creato sul web, con centinaia di commenti e pareri discordanti, siamo tornati sulla vicenda della pasta (fredda) da 20 euro
Il reportage del nostro Agrette Sauvage sul ristorante Italia, il più blasonato e costoso di Eataly Roma, ha provocato un piccolo putiferio. Reazioni radicalmente opposte: c’è chi ne ha apprezzato la denuncia e lo stile ironico e c’è chi lo ha attaccato come denigratorio del salvatore della patria, inteso come Oscar Farinetti. Eppure, poneva, in bella forma e con varie osservazioni divaganti, divertenti e pungenti, una sola semplice domanda: è accettabile che il ristorante più blasonato di Eataly ti prepari una cacio e pepe qualunque e te la faccia pagare venti euro, servendotela fredda, da camerieri che non sanno com’è fatta (pecorino e parmigiano, ahinoi) e che ti fanno aspettare inutilmente troppo dietro un cordoncino da Billionaire? La domanda ci pare legittima. Non avremmo avuto lo stesso spirito critico, se si fosse trattata di una cacio e pepe da 7 euro di una trattoria senza pretese. Ma qui stiamo parlando di 20 euro e del ristorante top di Eataly. Se pretendi tanto dal cliente, devi dare tanto. Altrimenti noi, come recensori di ristoranti, abbiamo il dovere di scriverlo e di avvertire i lettori. Così come è utile avvertire il lettore che molti dei prodotti in vendita di Eataly sono di aziende acquisite, in tutto o in parte, dallo stesso Farinetti.
Poi, come diceva la premessa all’articolo, stiamo attenti a fare di tutta un’erba un fascio. Il reportage riguardava il solo ristorante Italia e, nello specifico, la cacio e pepe. Non era una demolizione gratuita e a prescindere di Eataly. Mai detto che da Eataly si paga troppo. Nelle osterie dei piani inferiori si può mangiare bene a prezzi più che ragionevoli. Mai detto che la qualità di Eataly è scarsa. Molti prodotti sono ottimi ed è ottima l’idea di radunarli in una sede tutta dedicata ai gourmet. Poi, naturalmente, ci sono i dubbi e le critiche. Sono in molti a non apprezzare lo stile da supermercato del nuovo Eataly romano. I carrelloni pieni di pacchi da Auchan, le scale mobili da Stazione Centrale di Milano e un ambiente un po’ freddo, lasciano perplessi. Di critiche se ne possono fare molte altre, a cominciare da una certa disinvoltura da marketing, con una forte predilezione del Farinetti per prodotti di sua proprietà. Legittimo, per carità, nulla di illegale.
Solo che non puoi proprio fare a meno di notare che con i fritti (con i fritti!) viene proposto un Barolo (un Barolo!) e non un Barolo qualunque, ma il Barolo Borgogno. Che c’è di male? Nulla, basti ricordare che nel 2008 la Borgogno Giacomo e Figli è stata acquisita dalla famiglia Farinetti (vedi sito ufficiale). Va beh, ma puoi prenderti i Barolo di Fontanafredda. Giusto. Ah già, sono di Farinetti anche quelli. Come i vini Brandini. Nulla di nuovo, per carità, tutto ufficiale e anzi rivendicato. Perché la strategia di Farinetti è quella di comprare i produttori che distribuisce per abbattere i costi di distribuzione. E così, come racconta questa ricerca di Slow Food, Farinetti e Eataly sono proprietari in toto o proquota del Pastificio Afeltra di Gragnano (sì quello della cacio e pepe), di La Granda (la carne), di Lurisia (l’acqua), di Agrilanga (formaggi). Ottimo modo per ridurre i costi (ma i 20 euro della cacio e pepe?) o nascita di un oligopolio?
Rivoluzione culturale per portare il gusto al popolo o intelligente metodo escogitato da Farinetti per vendere i suoi prodotti? Considerando che gli Eataly in Italia sono ormai nove, viene spontaneo il parallelo con la Feltrinelli, casa editrice e proprietaria della più importante catena di distribuzione di libri. All’inizio furono salutate con entusiasmo, le librerie Feltrinelli. Ora soffocano il mercato, fanno chiudere le piccole librerie, controllano la visibilità dei piccoli editori. Non è ancora il caso, direte voi. Può darsi, ma è ovvio che parlare di “vetrina dei migliori prodotti agroalimentari laziali” suona un po’ più metallico, dopo aver saputo da dove vengono molti e nelle mani di chi sono molti di quei prodotti.
Qualche chiarimento per chi ce l’ha posto nei commenti, qui o su Puntarella Rossa.
Detto questo, continueremo a parlare di Eataly, a fornirvi notizie, descrizioni, pareri. Poi, com’è ovvio, il giudizio finale sta a voi.