Il giallo, se mai c’è stato, è già finito. Da oggi è ufficiale, Lucio Dalla, morto all’improvviso lo scorso primo marzo in Svizzera durante una tournee, non ha lasciato alcun testamento. La sua eredità che si aggira intorno ai 50 milioni di euro, passerà così a cinque sue cugine che verranno chiamate per procedere alla divisione in parti uguali del patrimonio: 10 milioni di euro cadauna.
Dalla curatela dei beni dell’artista, di cui si occupava il commercialista Massimo Gambini di Bologna, insieme a un team di notai nominato dal tribunale di Bologna, è emerso infatti che Dalla non ha lasciato alcun documento specifico in cui siano espresse le sue ultime volontà. Finiscono così tutte le ipotesi e le polemiche sulla vicenda che vanno avanti da quel primo marzo. Tutti i beni saranno equamente divisi tra le cinque eredi del cantautore, che si sono ritrovate d’accordo sulla ripartizione proposta da Gambini.
Dunque rimane fuori dai giochi Marco Alemanno, 32 anni, il compagno di vita e convivente del cantautore, che poche settimane fa aveva confidato di disporre ormai solo in minima parte della propria abitazione nella centralissima via D’Azeglio a Bologna. “Sono prigioniero nella mia casa – aveva detto alcuni giorni fa Alemanno – perché io la chiamo casa mia. Ho un letto, bagno e cucina. Se devo andare in un altro spazio della proprietà, dove ci sono i miei oggetti o le opere d’arte che Lucio mi ha regalato, deve esserci un testimone, attento, chissà, che non rubi nulla”. Mesi difficili, secondo il suo racconto. Il tutto perché nessuna legge in Italia può riconoscere la sua unione con Dalla e dunque il suo diritto all’eredità. “Mi hanno tolto le chiavi, cambiato le serrature. Ho solo la parte mia. C’è un curatore, che sta in mezzo, tra me e i cugini. I parenti quel giorno presero a darmi del lei, mi chiamavano per cognome”.
Proprio quei parenti avranno ora in qualche modo in mano il destino del giovane compagno del cantautore. A loro la decisione se lasciargli comunque parte della casa. A loro spetta anche la decisione sull’istituire o meno la Fondazione Dalla a sostegno di giovani talenti. In passato sembra fossero d’accordo: ora, coi soldi in mano, la parola spetta a loro.