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Fornero, respinta mozione di sfiducia. Di Pietro: “Dal ministro imbroglio gravissimo”

La votazione finisce con 435 contrai, 18 astenuti e solo 88 voti a favore dei documenti presentati da Idv e Lega contro la responsabile del Welfare, che commenta: "Non ho mai mentito". Dozzo (Lega): "Non è il ministro del Lavoro, ma della disoccupazione"

Elsa Fornero resiste. La Camera ha respinto le mozioni di sfiducia presentate da Idv e Lega contro il ministro del Welfare. I voti a favore sono stati 88, 435 i contrari, 18 gli astenuti. La votazione di oggi, dopo le dichiarazioni al Wall Street Journal in cui la Fornero ha sostenuto che il lavoro non sia un diritto, è stata preceduta da tensioni nei partiti della maggioranza. E una posizione compatta oggi in Aula da parte di Pd e Pdl non era per niente scontata, tanto che ieri il presidente del Consiglio Mario Monti aveva avvertito che un voto contro il ministro sarebbe stato un voto contro l’intero governo. Alla fine però i partiti della maggioranza hanno assicurato il loro sostegno all’esecutivo, seppure con qualche defezione tra i deputati del Pdl (in cinque hanno votato sì alla sfiducia, 16 sono stati gli astenuti, mentre 40 gli assenti, di cui 9 in missione). Nel Pd invece non hanno partecipato al voto in 19, ma – spiegano dal gruppo – solo 5 erano gli assenti non giustificati.

”La mozione mi ha creato sofferenza – commenta Fornero dopo avere superato la prova dell’Aula – però la abbiamo superata e ora continuerò a lavorare come prima”. “Non ho mai mentito, non è mia abitudine”, assicura poi, rispondendo così indirettamente all’attacco di Antonio Di Pietro, che ha dichiarato: ”Sarò sobrio nella mia dichiarazione di voto sulla sfiducia al ministro Fornero, e lo farò mordendomi la lingua perché ho rispetto sia del suo ruolo sia del fatto che sia una donna”.

Il leader dell’Idv ha aperto il suo intervento sulla sfiducia che è dovuta “a ragioni di merito e di metodo”. “Il ministro ha commesso un imbroglio gravissimo affermando il falso, mentendo sapendo di mentire”, ha detto l’ex pm riferendosi ai numeri diffusi sugli esodati: “Sapeva che il dato da lei riferito era falso e lo ha fornito comunque”. Di Pietro ha poi contestato l’intervista al Wall Street Journal in cui il ministro ha detto che il lavoro non è un diritto, parlando di “arroganza nel violare l’articolo 1 della Costituzione: è gravemente offensivo per gli italiani”. E ancora: “Come fa un ministro in carica a dire che il sommerso, ovvero una illegalità, è un rischio che la sua riforma può determinare ricorda quel ministro della prima repubblica che diceva che la mafia era un rischio con cui bisognava convivere”.

All’attacco di Di Pietro è seguito quello del capogruppo della Lega Giampaolo Dozzo: ”In quest’aula il ministro Fornero non gode di alcuna stima, considerazione e fiducia. Non è il ministro del Lavoro ma della disoccupazione. Lei non può fare a meno della propria sedia, ma il Paese può fare benissimo a meno di lei”, ha detto durante le dichiarazioni di voto.

Ha invece annunciato, come previsto, voto contrario alla mozione di sfiducia il Pd. ”Errori? Ce ne sono stati a cominciare da quello della sottovalutazione del dramma degli esodati, ma come tutti gli esseri umani, anche gli scienziati (e i tecnici) fanno degli errori, ma tanto il metodo scientifico che il processo politico è pensato per scovarli e correggerli”, ha detto il democratico Alessandro Maran. Ricordando il “tributo di sangue inaccettabile” di Bachelet, Ruffili, D’Antona, Marco Biagi, il parlamentare del pd ha sostenuto che “se c’è una materia che nel nostro paese dovremmo guardarci bene dal personalizzare, questa è proprio il diritto del lavoro. E contro il ministro Fornero come contro Ichino e molti altri, si sono sprecate le campagne personali, gli inviti a tacere, minacce di vario ordine e grado, l’isolamento politico. Motivo in più per costringerci a discutere della materia, come si fa in tutta Europa, al di fuori delle personalizzazioni. Anche perchè si tratta di decisioni assunte collegialmente dal Governo, cui non è estranea la Ragioneria dello Stato. E’ lecito, infatti, il sospetto che le esigenze di cassa abbiano avuto il sopravvento sul merito”. Sulle possibili divisioni interne al partito, il segretario Pierluigi Bersani, ai cronisti che gli chiedevano se fosse stato difficile convincere i deputati del Pd a votare contro la mozione ha detto: “Quando senti gli argomenti dei leghisti diventa facile convincere i tuoi”.

Per quanto riguarda il Pdl, la posizione ufficiale di appoggio al ministro è stata esposta da Giuliano Cazzolla (“siamo leali a questo governo e ci fidiamo dell’impegno solenne del presidente Monti”), ma non sono mancate le divisioni, con Alessandra Mussolini che ha dichiarato: “Lei è davvero il ministro della disoccupazione, io voterò la mozione perché lei è un ministro che si deve dimettere. Lei non versa le lacrime, ma le fa versare”. Duro anche il compagno di partito Edmondo Cirielli, che annunciano il suo sì alla sfiducia ha parlato di “un ministro pessimo sul piano politico insensibile alle problematiche e alla tragedia del mondo del lavoro, incapace di affrontare l’emergenza occupazionale che attanaglia l’Italia”.