Domenica primo luglio si è aperto il XIX Congresso della Società Internazionale di Musicologia, che si tiene a Roma e si chiuderà il 7 luglio. Nell’ultima occasione in cui si tenne in Italia, a Bologna, il Congresso fu introdotto da una prolusione del fondatore del Kreis di Costanza, Hans Robert Jauss. Egli rispose proprio in quella circostanza alle sottili obiezioni che gli erano state mosse nell’ultima parte dei Fondamenti di Storiografia musicale (1977) da uno dei protagonisti della Musicologia e dell’Estetica musicale novecentesca, Carl Dahlhaus. Per il grande musicologo tedesco, la teoria della ricezione, prospettata da Jauss, non poteva essere applicata meccanicamente alla storia della musica, che esalta invece in ogni opera uno specifico point de la perfection o kairos storico-ricettivo, svincolato da qualsiasi schematica generalizzazione.
A sostegno di tale tesi, Dahlhaus adduceva gli esempi della Passione secondo Matteo di Bach – riscoperta o, meglio ancora, scoperta negli anni Trenta dell’Ottocento –, le ultime sinfonie di Schubert nella metà dello stesso secolo, il Ring wagneriano nell’epoca di Bayreuth e le opere di Charles Ives negli anni Sessanta del Novecento. Nella Prolusione bolognese, Jauss accetta sostanzialmente l’ipotesi sofisticata di Dahlhaus: nella storia della ricezione, il point de la perfection può essere stabilito soltanto volta per volta, testo per testo, autore per autore, ricettore per ricettore.
Anche il XIX Congresso che si tiene a Roma è stato aperto da una personalità apparentemente ‘esterna’ al mondo della musica, la filosofa della morale e della società Martha C. Nussbaum. La grande operazione intellettuale della filosofa statunitense realizzata ne L’intelligenza delle emozioni sta nell’inserimento diretto della musicologia nel tessuto connettivo dell’etica. In due capitoli straordinari, il V, Musica ed emozione, e il XIV, L’ascesi ebraico-romantica, diventa dominante il confronto stabilito con Gustav Mahler e, in particolare, con i Kindertotenlieder e con la celebre II Sinfonia, Resurrezione, ispirata all’ode di Klopstock. Composizioni, queste, che diventano decisive per la formulazione dell’ascesi ebraico-romantica, che presume una resurrezione interna, immanente alla vita stessa.
Ancora una volta la musicologia internazionale si apre al confronto con personalità non strettamente afferenti al mondo della musica, Hans Robert Jauss e Marta C. Nussbaum, dimostrando quanto sia feconda la distinzione-alternativa postulata da Ph. Alperson in un bel saggio dedicato all’autenticità musicale. In questo caso gli ‘isolazionisti’, ossia coloro che tendono a difendersi, chiudendosi in maniera rigida dentro i propri confini disciplinari, risultano sconfitti dai ‘contestualisti’, ossia da coloro che invece, in maniera più sottile, comprendono che il segreto di ogni disciplina (e la musicologia tra queste) si cela proprio in quelle intersezioni con gli altri ambiti disciplinari.