“L’abuso di farmaci nel calcio sta raggiungendo livelli preoccupanti, è a rischio la salute dei giocatori”: parola di Jiri Dvorak, responsabile del dipartimento di medicina della Fifa, in un’intervista alla BBC. Siccome da precedenti ricerche al team medico della Fifa risultava che nel calcio si facesse un eccessivo uso di medicinali antidolorifici e antinfiammatori senza steroidi, l’equipe capeggiata dal dottor Dvorak ha chiesto ai medici delle nazionali partecipanti al Mondiale in Sudafrica nel 2010 di consegnare loro l’elenco completo di tutte le medicine utilizzate nelle 72 ore precedenti gli incontri. I risultati, pubblicati di recente nel British Journal of Sport Medicine sono impressionanti.
Risulta infatti che il 39 per cento dei giocatori abbia assunto antidolorifici prima di ogni partita, e che più del 60 per cento (444 giocatori su un totale di 736 partecipanti) li abbia assunti almeno una volta durante il torneo. I numeri variano a seconda dell’importanza delle partite: una media di 0,77 durante i gironi di qualificazione, che sale a 0,87 durante la fase finale a eliminazione diretta. E delle nazioni che li utilizzano: di più le squadre nord e sud americane con una media di 1,18 per giocatore contro gli 0,64 delle altre squadre. Le conclusioni della pubblicazione sono impietose: l’uso di medicinali prima di una partita di calcio risulta essere la norma in certe squadre, con implicazioni disastrose per la salute dei giocatori.
Secondo i medici l’utilizzo costante e prolungato di antidolorifici e antinfiammatori ha effetti deleteri per chi pratica sport a livello agonistico, soprattutto per i danni sul fegato, già sottoposto a sforzi eccessivi. Il dottor Geyer, responsabile del laboratorio della Wada (l’Agenzia mondiale antidoping) di Colonia, in Germania, spiega: “Dagli studi della Fifa sembra che i calciatori utilizzino antidolorifici e antinfiammatori come prevenzione, per essere insensibili ad un eventuale dolore da patire durante la partita. Il problema è che così facendo spengono il sistema d’allarme che li avvisa se qualcosa non funziona nei tessuti corporei, rischiando di produrre l’irreversibile distruzione degli stessi tessuti”.
Il responsabile medico della Fifa spiega poi come l’esagerata somministrazione dei medicinali possa essere dovuta alla pressione cui sono sottoposti i medici per rimandare in campo i giocatori infortunati il più velocemente possibile. “I medici delle squadre sono costretti a prendere decisioni forzate tra quella che ritengono la giusta diagnosi e la velocità loro richiesta per rimettere in sesto un giocatore – dice Dvorak -, se ci mettono troppo rischiano di perdere il lavoro”. Inoltre l’abuso di farmaci non è circoscritto solo alle competizioni più importanti, ma si sta diffondendo anche tra i più giovani. “Il mondo del calcio si deve dare una svegliata – continua -, perché i giovani sembrano voler imitare i vecchi e anche nelle competizioni under 17 è stato rilevato che quasi il 20 per cento dei ragazzi assume medicine prima delle partite, una percentuale che ancor più allarmante di quella precedente”.
Ma il problema dell’utilizzo di questi farmaci, con le gravi conseguenze per la salute degli atleti, non deriva solo da una questione di fretta nel rimettersi in sesto o di imitazione dei più grandi. “Oramai l’utilizzo di questo tipo di medicine, così facili da reperire, è diventato un fenomeno culturale nel calcio – dice Dvorak, che è il primo ad allungare ombre di sospetto su questa pratica – Possiamo tranquillamente parlare di abuso di farmaci perché le dimensioni del fenomeno sono veramente esagerate ed in continua crescita. E’ un problema da affrontare in tutta serietà e bisognerebbe anche chiedersi che cosa possa nascondersi dietro l’abuso di antinfiammatori e antidolorifici”.