Tre fumate nere da ieri per il rinnovo del cda. Il Pdl fa muro, il parlamentare Paolo Amato disobbedisce e Schifani lo sostituisce conViespoli. E gli altri partiti della maggioranza montiana invocano un intervento drastico
Pdl in cortocircuito sulle nomine del consiglio d’amministrazione Rai, mentre la votazione di oggi in Commissione di vigilanza si risolve con un’altra fumata nera. Esattamente com’era accaduto nei due scrutini di ieri. E dal resto della maggioranza che sostiene Mario Monti si alza la richiesta di commissariamento della tv di Stato, sottoscritta fra gli altri dai leader di Pd e Udc Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. A fronte dello stallo, l’ufficio di presidenza della Vigilanza ha deciso che le votazioni ripartiranno a oltranza dalle 9 di domani mattina.
Al centro delle polemiche di oggi, la scelta del senatore Paolo Amato, membro della Commissione di vigilanza, che già aveva annunciato di andare contro le indicazioni del partito con il suo voto alla candidata Flavia Nardelli, proposta da Fli e Idv, mentre il partito berlusconiano non ha ancora trovato una candidatura unitaria. Amato ha espresso l’intenzione di abbandonare il partito che in seguito è stata ritirata. Decisione che per Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello ha trasformato una storia di “leale dissenso” nella partecipazione “a un complotto del quale si potrebbero precisare protagonisti e circostanze”. Dopo il voto di oggi i due parlamentari Pdl si erano espressi sulla sostituzione del senatore in Viglianza che, però, “comporta tempi tecnici ai quali per quel che è di nostra competenza adempiremo il più rapidamente possibile, ma che ci impediscono oggi di garantire lo svolgimento della votazione per il rinnovo del cda”. Con la votazione rimandata a domani, però, il nodo è sciolto. Amato, infatti, sarà sostituito con il senatore Pasquale Viespoli, del gruppo Coesione Nazionale. In seguito al ricalcolo proporzionale dei 20 seggi spettanti ai Gruppi di Palazzo Madama, ha riferito il presidente del Senato, “è risultato che il Pdl dovesse rinunciare a un componente”.
“Ho invitato il presidente Gasparri – ha spiegato Schifani – a farmi conoscere quale senatore del gruppo da lui presieduto debba cessare di appartenere alla commissione di Vigilanza, affinchè la presidenza possa consentire la nomina di un componente del gruppo di Coesione nazionale” e il senatore Pdl, prosegue il presidente di Palazzo Madama rivolgendosi a Zavoli, “ha indicato il nominativo del senatore Paolo Amato che, di conseguenza, cessa di far parte della commissione da lei presieduta. La informo infine di aver provveduto alla nomina del senatore Pasquale Viespoli quale rappresentante del gruppo di Coesione nazionale”.
Già questa mattina in aula al Senato, il senatore Viespoli aveva reiterato con forza la richiesta, già rivolta il 12 giugno scorso ai Presidenti delle Camere, affinchè la composizione della Commissione di Vigilanza fosse integrata con un rappresentante del proprio gruppo, finora unico escluso, nel rispetto delle norme che garantiscono la rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari nella Commissione, denunciando l’illegittimità della situazione. E dopo la fumata nera di questa mattina, Schifani ha dato l’ok.
La votazione di oggi, dunque, si è risolta con un nulla di fatto. Assenti il Pdl, in riunione in un’altra stanza per “decidere la linea”, e la Lega nord. Niente numero legale, dunque, per il quale è necessaria la presenza della metà più uno dei 40 membri della commissione. “L’atteggiamento irresponsabile del centrodestra- ha commentato il vicepresidente della Commissione Giorgio Merlo, del Pd – blocca la Rai, ha ragione Bersani a chiedere il commissariamento”.
La tattica dilatoria, infatti, non può essere tirata avanti all’infinito, perché sull’azienda televisiva pubblica incombe lo spettro di un commissariamento, già evocato in mattinata dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani: “Ho sempre detto negli ultimi giorni che a questo punto si deve procedere. Se c’è un’impasse o la destra fa qualche trucco, si commissaria, è chiaro. Adesso basta”. E ancora: “Oggi vediamo cosa succede, ma bisogna andare a un esito in questa storia o c’è una sola strada”.
Alla richiesta di Bersani si associa il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, che su twitter scrive: “Se la Vigilanza Rai non assolve ai suoi doveri di nomina, è giusto procedere al commissariamento della Rai per evitare deriva fallimentare”.
Per Beppe Giulietti, deputato del gruppo misto e portavoce di Articolo 21, quello che avviene in Commissione di vigilanza è “uno spettacolo indecoroso. Il Pdl”, continua Giulietti, “partito del conflitto di interessi, considera il sistema dei media come il cortile di casa. Roba da Corea del Nord’’. Anche Giulietti chiede il commissariamento dell’azienda.
Poco interessato alle vicende di viale Mazzini Roberto Maroni che non è voluto entrare nelle dinamiche del rinnovo del cda. “Non ho seguito la vicenda della vigilanza”, ha spiegato il neo segretario della Lega durante una conferenza stampa alla Camera, “non ci ho capito granché, ho capito che è un casino e che verrà rinviato a domani”. L’ex ministro dell’Interno ha fatto sapere che “non siamo interessati ad avere posti in Rai” e ha ricordato la proposta di Davide Caparini di privatizzare il settore pubblico. Però ha accolto con favore la candidatura di Luisa Todini, imprenditrice ed ex parlamentare di Forza Italia,”utile per risanare l’azienda”. “C’è stata questa novità della Todini fatta dal mondo delle imprese e da Confindustria – ha detto-. Se ci sono le condizioni per un segnale forte bene, ma se torniamo ai giochetti di prima di Pd e Pdl non siamo interessati”.
Duro Antonio di Pietro, secondo cui “il Pdl, pur di non perdere la maggioranza nel cda, sta tenendo in ostaggio l’intera commissione. Ciò al fine di controllare gli introiti pubblicitari e il bilancio della tv pubblica, nonché l’informazione”. Per il leader Idv, il partito di Berlusocni “per obbedire al volere del proprio padrone e per salvaguardare gli interessi economici e politici, suoi e dei suoi amici, è pronto a mettere sotto i piedi norme e regolamenti”. Il riferimento va alla sostituzione in Vigilanza del “dissidente” Amato che “contrasta non solo con la libertà del mandato parlamentare, ma anche con i regolamenti della Camera e del Senato”.