La prima protesta contro il sindaco di Parma Federico Pizzarotti arriva dal Teatro Regio, fiore all’occhiello della città e richiamo per gli appassionati di lirica di tutto il mondo.
Domani, in occasione del secondo consiglio comunale, i lavoratori e i sindacati organizzeranno un presidio sotto i Portici del Grano, proprio come ai tempi dell’era Vignali, per richiamare l’attenzione dell’amministrazione Cinque stelle sulla questione Regio, che in questi primi mesi di governo, più che a soluzioni e aperture, ha portato a delusioni continue. “Se continua così – minaccia Silvia Avanzini, segretaria generale Slc Cgil – il Festival Verdi a ottobre potrebbe aprirsi con uno sciopero”.
L’amministrazione Vignali è caduta da un pezzo, ma il sipario sul dramma che da anni vede protagonisti i lavoratori del Teatro Regio di Parma sembra non dover calare mai. Nemmeno quando i nemici di sempre, dal sindaco al sovrintendente, sembrano usciti di scena. Al punto che nonostante il cambio di poltrone nel palazzo comunale e al vertice del teatro cittadino, i motivi per cui lottare rimangono gli stessi. Come i problemi che non vengono affrontati.
Dopo le denunce e le proteste sotto l’egida di Vignali e il periodo di transizione del commissario con le promesse di un bando per il nuovo sovrintendente che spazzasse via il regno di Mauro Meli, in strada Garibaldi i precari e i dipendenti del tempio della lirica hanno aspettato con ansia le elezioni amministrative che avrebbero portato un nuovo sindaco e anche un nuovo presidente della Fondazione Teatro Regio. Hanno guardato con speranza al trionfo di Federico Pizzarotti e del Movimento 5 stelle, aspettando che arrivasse il loro turno per confrontarsi con la nuova amministrazione e discutere dell’emergenze del teatro: il buco milionario da ripianare, i precari storici da stabilizzare, la stagione e il Festival Verdi da salvare, l’organizzazione del Bicentenario verdiano. L’incontro però non è mai avvenuto. Così come a distanza di quasi due mesi dall’elezione di Pizzarotti, non è stato convocato il Cda della Fondazione, non è stata nominata la commissione per la selezione del nuovo sovrintendente tra i candidati al bando e non è stato deciso cosa ne sarà in generale del futuro del principale teatro di tradizione italiano.
Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le dichiarazioni dell’assessore alla Cultura Laura Ferraris in merito al ruolo di Meli, che forse potrebbe rimanere ad interim al Regio anche se il suo contratto è scaduto il 30 giugno. “Una cosa inammissibile – tuonano i lavoratori – qui non ci dev’essere più nessuno di quelli che hanno ridotto il teatro in questo stato”. Per questo oggi le maestranze riunite in assemblea con i sindacati hanno deciso di prorogare lo stato di agitazione permanente, rinnovando l’annuncio che era stato fatto nei mesi scorsi, ai tempi del bilancio in rosso e del Festival verdiano in bilico. È stato votato all’unanimità un documento contro la gestione della vecchia dirigenza e del Cda che ha messo in ginocchio il Regio, per rimarcare la volontà di chiudere con il passato e di cominciare un’era nuova.
Intenzioni che però al momento non hanno trovato un interlocutore nella nuova amministrazione. Dal 9 giugno i sindacati chiedono un incontro con il nuovo primo cittadino, mai avvenuto. “Non ha ancora degnato di nota i lavoratori” afferma Avanzini, che insieme ai delegati di Fistel Cisl e Uilcom Uil è determinata a portare la questione del Regio alle segreterie sindacali nazionali. A questo proposito calza a pennello il nuovo slogan ideato nella riunione con i lavoratori: “Il Regio patrimonio nazionale da salvare”.
Come se non bastasse, tra gli argomenti di discussione nell’assemblea ci sono stati anche i famosi verbali degli ultimi Cda della Fondazione contenenti una dura relazione del commissario Ciclosi sull’operato di Meli, tale da paventare addirittura, secondo quanto ha riportato Il Nuovo di Parma, il licenziamento per giusta causa del sovrintendente. Sulla pubblicazione online dei documenti, per ora il sindaco Pizzarotti ha tergiversato. Anche su questo punto come sugli altri, però, i lavoratori chiedono chiarezza e denunciano la mancanza di trasparenza e partecipazione sul problema del Teatro Regio in questi primi mesi di amministrazione a Cinque stelle.