Forse ci siamo, forse è la volta buona. Forse il Sistri si ferma… ancora.
Per chi di voi non sapesse cosa è, o meglio era, il Sistri, citerò solamente lo sviluppo dell’acronimo che suona più o meno come Sistema di controllo informatico della tracciabilità dei rifiuti. Per farla breve un complicatissimo sistema, che – credetemi – sulla carta e solo sulla carta, ironia della sorte, avrebbe garantito ai nostri servizi di intelligence di controllare, mediante rilevatori satellitari e apparati vari, gli spostamenti dei rifiuti speciali, anche tossico nocivi, dal produttore alla discarica o all’impianto di recupero.
Per fare questo il “fu Ministero della dottoressa Prestigiacomo” ha lavorato tanto, tanto, tanto. Richiedendo, o meglio, imponendo negli ultimi anni ad ogni impresa produttrice di rifiuti, ad ogni trasportatore di rifiuti e ad ogni impianto, contribuiti annuali e l’acquisto, loro malgrado, di personal computer, l’acquisto e la posa di rilevatori satellitari, “black boxes”, da posizionare su ogni veicolo.
Certo, all’epoca dei fatti, dichiarare ai quattro venti e nel pieno della bufera delle discariche campane e dei siti di stoccaggio, con il nostro ex presidente del Consiglio “Spazzino” e l’onnipresente “Protettore” Civile, l’ingegner Bertolaso, suonava come la soluzione per stanare i cattivi, contribuire alle lotta alle mafie e alla criminalità organizzata che ruotano intorno al prospero mercato illecito dei rifiuti spesso magari anche con qualche tacito benestare (Ilaria Alpi e l’affare italiano-somalo sulla “strada dei buchi”, un ricordo che ancora oggi fa rabbrividire e attende ancora chiarezza e condanna).
Tutto bello quindi, un sistema che consente di sapere in tempo reale da dove parte un camion di rifiuti, cosa trasporta, quali strade percorre e dove consegna il suo carico. Tutto perfetto. Peccato non abbia mai funzionato. Peccato che il sistema era così complesso e tecnologicamente lacunoso da arenarsi di fronte alle mille variabili testate. Una volta tanto le rimostranze delle imprese sono state fondate e concrete.
Prestigiacomo Stefania all’ennesima proroga, nel 2011, disse a gran voce: “abolire il Sistri equivale a fare un regalo alle ecomafie”.
Eccoci alle ultime di questi giorni, il decreto legge 83 entrato in vigore il 26 giugno 2012, a pochi giorni dalla naturale scadenza dell’ultima proroga (che tristezza…), accantonerà per oltre un anno questo sciagurato progetto (mi auguro definitivamente).
Vorrei solo riflettere e far riflettere il lettore, su un piccolo particolare: ma davvero il nostro ex ministro dell’Ambiente credeva che i signori criminali che gestiscono il traffico illecito dei rifiuti, per i loro sporchi e sudici affari, si sarebbero mai serviti dei camion con i localizzatori satellitari del Ministero? Per trasportare illegalmente terre inquinate da cromo esavalente o qualsiasi altra porcata che la nostra tecnologia ci lascia a volte in regalo, secondo voi, le cosiddette ecomafie avrebbero utilizzato camion normali, o camion iscritti ufficialmente al Sistri e quindi magari tracciabili? Sarebbe come chiedere a un corriere internazionale di droga e armi la dichiarazione di quanto trasporta.
Eppure i giornali, alcuni almeno in buona fede spero, in questi ultimi mesi hanno ribaltato la frase del nostro ex Ministro paladino della lotta alla mafia… e della tutela ambiantele.
L’unico regalo che il Sistri ha fatto, a mio parere, è stato quello di consentire la produzione, la vendita e la distribuzione di apparecchiature per migliaia di imprese. Questo è il vero regalo. Ora stiamo a vedere se questo inutile ulteriore meccanismo burocratico succhia soldi, verrà messo definitivamente in panchina: non è mai detto.