Ma il capo della Protezione civile Gabrielli continua a difendere la scelta fatta per L'Aquila: "Non c'è niente di sbagliato ad aver usato quei soldi per fare prestiti a tasso agevolato: ha permesso a molte aziende di ripartire". Forse a giorni l'arrivo dei primi fondi per i Comuni
Il sistema che il governatore dell’Emilia Romagna ha concordato con i sindaci dei comuni terremotati si baserà invece su un programma pubblicato su internet, ideato “all’insegna della più totale trasparenza”. Un piano che consentirà di tenere pubblicamente traccia delle donazioni versate dagli italiani e di verificare il reale destinatario delle risorse offerte in beneficienza. Per stabilire quale percentuale dei fondi raccolti assegnare a ciascuno dei comuni emiliani coinvolti, infatti, i sindaci dovranno inoltrare alla Regione una scheda con le indicazioni relative ai progetti di ricostruzione che intenderanno attuare. E solo successivamente il commissario, sempre pubblicamente, metterà a disposizione di ciascuna città una quota delle donazioni versate in favore dell’Emilia terremotata.
“Nel microcredito non ci vedo nulla di male – ha precisato però il capo della protezione civile Franco Gabrielli, che ha definito ‘una bufala’ le polemiche sorte davanti alla possibilità che in Emilia si verificasse il ‘sistema Abruzzo’ – Nel 2009 il piano, ben fatto, è stato attuato nell’ambito di 68 milioni di euro di donazioni raccolte, le quali hanno permesso, anche a soggetti a cui era precluso l’accesso al credito, e che costituivano il tessuto produttivo meno protetto di quel territorio, di ottenere i finanziamenti erogati dalle banche. I soldi quindi non sono finiti agli istituti di credito – ha sottolineato il prefetto – ma sono stati spesi per garantire liquidità alle attività produttive. Ciò che da un mese a questa parte gli emiliani chiedono insistentemente. Perché questo territorio ha bisogno di ripartire e le imprese riaccenderanno le macchine anche grazie all’intervento delle banche”.
Non è ancora chiaro, tuttavia, quando i fondi saranno effettivamente a disposizione della Regione. Il presidente Errani, infatti, come anticipato dal fattoquotidiano.it, ha confermato che la ragioneria di stato ha sbloccato i 10 milioni di euro provenienti dal fondo nazionale della Protezione civile, che verranno destinati ai sindaci emiliani già dai prossimi giorni per coprire i costi sostenuti nelle prime 72 ore di emergenza. Spese che la Regione ha stimato attorno ai 7 milioni di euro.
Inoltre, ha aggiunto il commissario, “il governo ha firmato decreto che riparte i 2,5 miliardi alle regioni colpite dal sisma: il 95% all’Emilia Romagna, il 4% alla Lombardia e l’1% al Veneto”. Con contributi fino all’80% per i danni subiti e per il miglioramento sismico delle abitazioni dei cittadini, e finanziamenti per le imprese, da definire nei prossimi giorni. Un passo che, secondo il presidente Errani, “ci permetterà di ripartire, anche se serviranno maggiori risorse”.
Ma per quanto riguarda i circa 15 milioni di euro derivanti dagli sms solidali, ad esempio, il percorso si prospetta tortuoso. Prima di essere trasferiti ai singoli comuni terremotati, infatti, i soldi donati telefonicamente dovranno passare dal comitato dei garanti. Un organo nominato dalla presidenza del consiglio dei ministri su indicazione del commissario Errani, che deciderà la destinazione esatta delle risorse raccolte. “Trascorsi trenta giorni dall’ultima data utile per effettuare una donazione – ha spiegato Gabrielli – i gestori delle compagnie telefoniche consegneranno la somma alle istituzioni, si costituirà il comitato e poi le risorse verranno distribuite”. Una procedura già stabilita che, ha garantito il numero uno della protezione civile, sarà rapidissima.
“E’ un primo passo – ha commentato Maino Benatti, sindaco di Mirandola, al termine dell’incontro con Errani e Gabrielli – c’è molto lavoro da fare per rimettere in piedi l’Emilia e la priorità per noi è che si proceda in tempi rapidi”.