Un polo da 120 milioni di euro destinato a diventare - sulla carta - il più grande d'Europa. Ma la Procura apre un'inchiesta che tocca l'ex primo cittadino Moscherini e il costruttore Sarnella. I contatti con l'indagine per estorsione contro un giornalista dell'Opinione di Viterbo
Doveva creare seimila posti di lavoro, nell’area a nord di Civitavecchia, il più grande polo termale d’Europa. Nel frattempo, di certo, c’è soltanto il lavoro della procura di Civitavecchia che, per l’iter sul progetto termale, ha iscritto nel registro degli indagati l’ex sindaco della città laziale, Gianni Moscherini, e l’imprenditore che si occuperà dei lavori, Giuseppe Sarnella: sono entrambi accusati di corruzione.
Parliamo di un affare da 120 milioni di euro: questa è la stima dei capitali privati che ruotano intorno al progetto “Acanthus”, che verrà realizzato dalla società Sar Hotel, di cui Sarnella è presidente. Gli interventi sull’area – di circa 270 ettari – prevedono la riqualificazione delle antiche terme romane, la costruzione di 370 alloggi, un hotel, un centro congressi, un campo da golf e altre aree sportive. La presunta corruzione, però, non è l’unica vicenda legata al progetto termale. Sull’impianto, infatti, a Civitavecchia s’è anche giocata la sfida elettorale più dura degli ultimi anni, quella tra Moscherini e l’attuale sindaco Pietro Tidei. Se riportiamo questi dati a tre mesi fa, alla vigilia delle elezioni, si comprende quanto fosse importante, per l’ex sindaco Moscherini, pubblicizzare un indotto da migliaia di posti di lavoro e 120 milioni d’investimenti.
Il punto è che, all’inchiesta giudiziaria di Civitavecchia, quella sulla corruzione, si aggiunge l’indagine della procura di Viterbo che, invece, ipotizza l’esistenza di una “macchina del fango” utilizzata per colpire i nemici politici nel territorio viterbese. Dai fanghi termali al fango mediatico A fare da cerniera, tra le due inchieste, c’è il giornalista Paolo Gianlorenzo, ex direttore dell’Opinione di Viterbo, accusato, dalla procura di Civitavecchia, di tentata estorsione, corruzione e detenzione abusiva di armi. “Non lavoravo più con l’Opinione da settembre dell’anno scorso”, dice Gianlorenzo a ilfattoquotidiano.it, “ero disoccupato e Moscherini, che è un mio amico, mi ha proposto di curare la sua campagna elettorale. Voleva che fosse più aggressiva: sono esperto nel fare inchieste e così, carte alla mano, abbiamo preparato un dossier sull’impero della famiglia Tidei, stampando una brochure, con allegato un Dvd che mostrava tutti i documenti pubblici in nostro possesso”. Nella brochure si legge anche un riferimento alle terme: “Ci si ritroverà finalmente a svelare il mistero che da dieci anni avvolge il fallimento delle Terme Taurine, grazie a un reportage eccezionale, completo di atti, lettere e altra documentazione…”.
Il dossier – pubblicato on line su www.lobbytidei.altervista.org – s’intitola “La casta dei Tidei” e riporta l’elenco di tutti gli immobili dell’attuale sindaco, con filmati nelle sue proprietà. Nel frattempo, Gianlorenzo, oltre che dalla procura di Viterbo, viene indagato anche da quella di Civitavecchia: la presunta “macchina del fango” potrebbe aver agito proprio contro Tidei. Ed è proprio questo il momento in cui le due inchieste – quella sulla corruzione per le terme a Civitavecchia e quella sull’uso dell’informazione a Viterbo – iniziano a intrecciarsi. E c’è un altro uomo a fare da cerniere tra le due indagini. Parliamo dell’imprenditore Giuseppe Sarnella, l’uomo che deve occuparsi del più grande polo termale d’Europa, che entra in contatto con Gianlorenzo.
“So di essere indagato anche a Civitavecchia – continua Gianlorenzo – il punto è che, da giornalista, sono andato a chiedere un contratto a Sarnella, per pubblicizzare le terme sull’Opinione dove, peraltro, non c’è mai stata alcuna aggressione mediatica contro Tidei. Contatto Sarnella, ci accordiamo per un contratto da 20mila euro, ma, per quanto ne so, la mattina successiva, da lui si presentano i carabinieri, per fargli domande su di me: chiedono se gli ho estorto qualcosa”. L’indagine della procura di Civitavecchia si allarga e, nel registro degli indagati, viene iscritto anche il direttore de l’Opinione, Arturo Diaconale: “Nessuna macchina del fango – dice Diaconale a ilfattoquotidiano.it – non ho ricevuto alcun avviso di garanzia, apprendo questa notizia leggendo i giornali e mi difenderò nelle sedi giudiziarie, perché sto subendo un immotivato danno d’immagine”.
A unire le due vicende, come abbiamo visto, c’è però una vecchia conoscenza di Diaconale: il giornalista Paolo Gianlorenzo. E poi quell’ulteriore dettaglio: Sarnella, l’imprenditore accusato di corruzione, in concorso con Moscherini, per l’appalto sulle terme. Sarnella ottiene un incontro con Diaconale per fargli una proposta: “L’ho incontrato soltanto una volta – conferma Diaconale – e mi ha proposto un contratto pubblicitario: voleva dare visibilità al centro termale in costruzione. Ma non se n’è fatto nulla: da lui non ho avuto un centesimo, né l’ho mai più visto, e sfido chiunque a dimostrare il contrario”. Sul ruolo di Gainlorenzo, Diaconale commenta così: ” È un cronista molto aggressivo e non ho mai gradito che si schierasse così apertamente: so che, a Civitavecchia, Gianlorenzo ha seguito personalmente la campagna elettorale di Moscherini. Non è questo lo stile del mio quotidiano e non poteva decidere la linea editoriale. E sfido chiunque anche su questo punto: non troverete su l’Opinione alcuna aggressione verso Tidei, nonostante siamo dichiaratamente vicini al centrodestra, abbiamo mantenuto una linea equilibrata”.
Diaconale ha quindi preso le distanze da Gianlorenzo. Sullo sfondo, resta questo nodo: il suo cronista – indagato a Viterbo per tentata estorsione, corruzione e detenzione abusiva d’armi – ha “seguito personalmente” la campagna elettorale dell’ex sindaco Moscherini. L’ex sindaco di Civitavecchia, a sua volta, è accusato di corruzione per l’appalto delle terme, vinto dall’imprenditore Sarnella. L’imprenditore – anch’egli indagato per corruzione – in piena tornata elettorale incontra sia Gianlorenzo, sia Diaconale, per investire 20mila euro in pubblicità sulle terme. E così, l’intreccio, diventa interessante proprio se si uniscono i dettagli dell’inchiesta di Viterbo con quella di Civitavecchia, dove il pm Lorenzo Del Giudice nutre un sospetto: che Moscherini abbia favorito Sarnella, nell’affidamento dell’appalto, il quale, in cambio, avrebbe finanziato – con 50mila euro – il costo della sua campagna elettorale.
Le amministrative si concludono a maggio e si giocano anche sul futuro progetto termale: il 7 aprile viene indetta, da Moscherini, una conferenza stampa sull’inizio dei lavori, suggellata dalla presenza del Governatore del Lazio, Renata Polverini. Il progetto termale è il fiore all’occhiello della città ed è anche un ottimo spot elettorale. Delle terme, però, al momento non si vede neanche la posa della prima pietra. Resta il “fango” e il clima dei dossieraggi contro i nemici politici e il silenzio di Moscherini che, contattato da ilfattoquotidiano.it, lascia la parola al suo ufficio stampa: “L’ex sindaco, sulla vicenda, non intende parlare”.