Quando si dice andare in controtendenza. Roger Bootle, economista di peso e numero uno della società di consulenza Capital Economics, si è aggiudicato il premio Wolfson per la migliore strategia di uscita dall’Euro. Il premio è accompagnato da un assegno di 250mila sterline, non euro ovviamente. In 112 pagine scritte fitte fitte l’economista ha messo a punto il piano perfetto per abbandonare la nave che cola a picco (l’Euro) limitando il più possibile i danni.

Si tratta del “Wolfson Economics Prize”, iniziativa lanciata da Lord Simon Wolfson, membro dei Tories, a capo di un’importante azienda di abbigliamento inglese e, neanche a dirlo, noto euroscettico. Alla competizione hanno partecipato 425 economisti, ma non solo, da tutto il mondo. Il piano di Sir Bootle ha avuto la meglio sugli altrettanto blasonati Cathy Dobbs, Jens Nordvig e Nick Firoozye di Nomura Securities, Neil Record di Record Currency Management, Jonathan Tepper di Variant Perception nonché su un bambino olandese di 11 anni che proponeva di sbattere fuori la Grecia con un bel calcione tout court. Beata l’innocenza dell’infanzia.

Si perché quando si parla di uscita dall’Euro non può non venire in mente la Grecia. D’altronde lo stesso Bootle prende proprio Atene come esempio nel suo studio, senza offesa. Secondo l’economista il Paese potrebbe uscire dall’Euro alla chetichella nell’arco di tre giorni (possibilmente il venerdì) senza dire niente ai partner europei e ritardando al massimo la stampa della nuova dracma ma utilizzando all’inizio ancora gli euro almeno per le piccole transazioni. La nuova valuta dovrebbe essere introdotta con cambio pari all’Euro e quindi conservare pari pari salari, prezzi e depositi. Lo stesso debito pubblico dovrebbe essere convertito nella nuova moneta e la banca centrale dovrebbe iniettare liquidità nel sistema bancario del Paese per evitare terremoti.

Una teoria che farebbe sorridere se Sir Bootle non fosse un economista di fama internazionale e se la giuria che l’ha premiato, composta da altri economisti, non lo fosse altrettanto. Si perché fior fiore di economisti ripetono da mesi che l’uscita di un Paese (la Grecia) dall’Eurozona avrebbe ripercussioni pesanti sia sulle finanze del Paese stesso che su quelle di tutti i suoi partner europei. Uscire dall’Euro, infatti, converrebbe principalmente per due ragioni: disobbligarsi dalle misure di austerità imposte dalla Troika (Ue, Fmi e Bce) e svalutare la propria moneta per rilanciare, almeno, le esportazioni. La seconda di queste opzioni sembra scartata dal piano Bootle che prevede di mantenere il tasso di cambio con l’Euro pari a 1.

E poi cosa succede agli altri Paesi europei? Al di là di un discutibile spirito di solidarietà comunitario, l’interesse profondo di Paesi come la Germania di evitare a tutti i costi il “Grexit” (l’uscita dalla Grecia, come si dice in gergo) è motivata principalmente dalla difesa dei propri interessi. Gli economisti di mezza Europa, infatti, si affannano da mesi per calcolare la reale perdita in termini di Pil per il proprio Paese in caso di un’uscita greca. Senza contare la svalutazione scontata che avrebbe sui mercati l’Euro stesso che si dimostrerebbe tutto d’un tratto non più invincibile. E in finanza fiducia e affidabilità vogliono dire tanto.

E questo forse Bootle lo sa. “Il pericolo di contagio più grande si avrebbe se la Grecia riuscisse a uscire dall’Euro con successo”, ha detto il vincitore. Entusiasta, invece, il padrino del concorso, Lord Simon Wolfson: “Sei mesi fa questo era un argomento tabù. Quello che non è accettabile è camminare verso un potenziale collasso in uno stato di ignoranza. Non possiamo restare senza un piano”. Ma le sorprese non sono finite. Sir Bootle si è detto sicuro che sarebbe meglio se a lasciare l’Euro fossero i Paesi forti come Germania, Olanda e Finlandia. Un’asserzione che fa a pugni con tutto quello che si è detto finora a Bruxelles. Ma come si dice, la finanza non smette mai di sorprendere.

 

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