“La bellezza può trasformarsi in un formidabile strumento di sopravvivenza. In genere , quando una persona è bella non le si nega nulla, ed essa riesce quasi sempre a ottenere quel che vuole. Questo accade perché sul bello vengono proiettati tutti i nostri desideri, come se la bellezza incarnasse l’immagine di ogni nostra fantasia e della possibilità di realizzarla”, scrive Carotenuto.
Ma siamo sicuri che per una donna essere bella sia sempre un asso nella manica ?
«La bellezza non è che una promessa di felicità», ne sanno qualcosa le bellissime donne dal tragico destino, come Mata Hari, Marilyn Monroe e Frances Farmer. Amore e morte sono da sempre un binomio attraente e le cronache mondane della storia raccontano di donne bellissime e celeberrime finite sul lastrico o, peggio, suicide.
La bellezza se non è gestita con intelligenza e carisma uccide?
Sono questi i quesiti che noi donne dovremmo porci alla luce di quello che è successo negli ultimi anni: dalle Olgettine al caso tristissimo di Sara Tommasi. Il maschile per anni ci ha relegate al dovere di una prestazione estetica, depotenziandoci ma troppe donne ci sono “cascate” volontariamente.
Afrodite era la dea della bellezza, ma veniva anche chiamata «La Seppellitrice»: come tutti gli archetipi, conteneva in sé un lato negativo poiché la lussuria è legata alla notte e al versante sepolcrale della ragione.
Cos’è il fascino?
L’etimo greco e persino sanscrito di questo termine ci avverte che esso ha a che fare con la malìa, con il maleficio e la vita sensuale di queste donne bellissime e fragili ha danzato con la precarietà del sublime.
Nella storia molti sono i prodromi del moderno “velinismo” : negli anni Dieci e Venti c’erano le Ziegfeld Follies, che con le loro ballerine sexy infiammarono le scene di Broadway, nei Sessanta la Factory psichedelica di Warhol , oggi c’è Arcore.
Anche le escort vengono da lontano: le accompagnatrici parigine dell’Ottocento si chiamavano Lorettes e sono raccontate dalla tragica fine di Marie Duplessis (che ispirò La signora delle camelie e La Traviata). Altri esempi di donne fatali e decadute sono la Marchesa Casati, morta in disgrazia dopo aver dominato la vita mondana per anni, girava in gondola a Venezia con pantere e nani. Marilyn, l’incarnazione di Afrodite stessa nel cinema è morta giovane e disperata. Di Frances Farmer, la tragica attrice di Holywood ci restano atroci immagini in un ospedale psichiatrico; Lupe Vélez, bellissima moglie del mitico Tarzan e attricetta, fu trovata morta con la testa incastrata nel water; la Super Star musa di Warhol, Edie, morì di overdose. Persino Lilith, la prima moglie di Adamo,che si rifiutò di copulare da sottomessa fu cacciata dal paradiso per punizione e da allora è simbolo del femminile negativo.
Come siamo finite così in basso oggi passando dalla sensualità delle vite disperate delle femmes fatales alla meschinità dei gossip? Un ruolo importante l’hanno avuto i media: passare dal teatro alla televisione, dalla letteratura a Signorini non ha certo aiutato. Anni di Berlusconismo sono stati la mazzata finale ma anche noi donne abbiamo le nostre responsabilità. La donna fatale non si può scimmiottare e la bellezza non è mai bastata : essa come l’intelligenza va gestita attraverso il carisma che non è un prodotto ma parte di una totalità femminile. Molte “veline” moderne con alte ispirazioni dovrebbe studiare le biografie delle tante donne. Donne veramente fatali e capire che incarnavano un archetipo.
La Femme fatale non è sempre una divoratrice: spesso viene crudelmente divorata. La società dello spettacolo distrugge chi nella sua ferita esistenziale, tenta disperatamente di apparire senza essere.
Siamo ancora convinte che la bellezza sia un’arma?