Soddisfazione per la sentenza arrivata undici anni dopo i fatti, ma l'avvocato Romeo sottolinea che sono ancora da accertare "le responsabilità politiche". L'Associazione funzionari di polizia: "Violenza mai giustificata, neanche di fronte a provocatori". Il Pd torna a chiedere la Commissione parlamentare d'inchiesta
“Giustizia è fatta: ci sono voluti undici anni per arrivare a questo verdetto e la Cassazione è stata coraggiosa. Mai, nelle democrazie occidentali, si è arrivati ad una condanna per funzionari della Polizia di così alto livello”. Così l’avvocato Emanuele Tambuscio, uno dei legali più impegnati in questi anni nella difesa delle vittime della scuola Diaz, commenta il verdetto che rende definitive le condanne contro i poliziotti imputati per la sanguinosa irruzione nella scuola di Genova al termine del G8 del 2001.
“La catena di comando è stata condannata e questo è un grande risultato”, dichiara l’avvocato Francesco Romeo, difensore di alcune vittime nel processo di Cassazione. “Rimane però il dato di fatto che quella notte alla scuola Diaz è stata una pagina nera per la democrazia italiana e il Parlamento non ha nemmeno fatto una Commissione di inchiesta per individuare le responsabilità politiche”. Una commissione d’inchiesta che ora tornano a chiedere due senatori del Pd, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, appunto “per fare luce sulle responsabilità politiche”.
Sulla sentenza intervengono anche i genitori di Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso dal carabiniere Mario Placanica nel pomeriggio del 20 luglio 2001, al termine di una giornata di violentissimi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. “Una notizia positiva”, afferma il padre, Giuliano Giuliani. “Succede di rado, ma quando accade bisogna accoglierla con soddisfazione. Vuol dire che in questo Paese c’è ancora un barlume di giustizia. Ora cercheremo in tutti i modi di ottenere verità e giustizia anche sull’assassinio di Carlo”. Il procedimento contro Placanica fu archiviato per legittima difesa. Per Haidi Gaggio, madre di Carlo, si tratta di giustizia “incompleta”, perché “in verità le responsabilità sono più ampie. Penso all’assoluzione dell’allora capo della polizia e al mancato processo per la morte di mio figlio”.
La prima reazione dal fonte opposto arriva dall’Associazione nazionale funzionari di polizia: “La pressione di quei giorni, gli scontri, i danneggiamenti, i mezzi delle forze dell’ordine incendiati, i lanci di molotov, tutto questo non può in nessun caso legittimare reazioni violente al pari di quelle subite”, afferma il segretario Enzo Letizia. “E’ questa la differenza che corre tra gli uomini al servizio dello Stato di diritto e i provocatori di professione”. Provocatori che Letizia individua in quelli “che usano violenza sulle cose e sugli uomini delle forze dell’ordine, per innescare violenti scontri, a cui fanno seguire le tipiche azioni di guerriglia urbana, alla ricerca degli errori del poliziotto per poi erigerlo a simbolo della repressione autoritaria. Che non c’è stata, che non c’è e che non ci sarà mai”.
Sul fronte politico, secondo il leader di Sel Nichi Vendola ”la nube tossica che per 11 anni ha coperto la mattanza alla Diaz si è dissolta. La Cassazione ci dice, con sentenza definitiva – prosegue il presidente della Regione Puglia – che a Genova nel luglio 2001 i tutori della legge si trasformarono in carnefici di ragazzini. Per me, lo dico con viva emozione, è un raggio di verità e giustizia che illumina una pagina buia della storia italiana”.
Per Emanuele Fiano, presidente del Forum sicurezza del Pd, “in attesa di poter leggere la sentenza si può già dire che essa conferma che i gravissimi episodi di violenza contro i cittadini avvennero con la responsabilità di importanti dirigenti della Polizia di Stato”. L’intera vicenda, continua, “insegna che non va mai abbassata la guardia nella difesa dei diritti individuali e nel rigoroso controllo sull’esercizio del funzionamento degli apparati dello Stato. La fondamentale tutela dell’ordine pubblico non deve mai degenerare nell’arbitrio e nell’abuso“. Per Fiano, comunque, negli anni dopo il G8 “la polizia ha sicuramente dimostrato di aver fatto tesoro di quella lezione terribile, anche con la modifica di alcuni modelli operativi”.