Il Senato approva in via definitiva il testo: i 165 milioni risparmiati nei prossimi due anni dal taglio dei contributi sarà destinato alle popolazioni terremotate. Ma è polemica tra le forze politiche. Idv e Radicali parlano apertamente di bluff. Il partito di Di Pietro annuncia la raccolta firme per un referendum abrogativo
Via libera definitivo dell’aula del Senato con 187 sì, 17 no e 22 astenuti al ddl sul dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti, che devolve la rata di luglio ai terremotati di Abruzzo ed Emilia. Hanno votato a favore Pd, Pdl, Api e Udc; contro Idv e Antonio Del Pennino (Pri), la Lega si è astenuta. Hanno votato in dissenso dal loro gruppo, i Radicali Emma Bonino, Marco Perduca e Donatella Poretti. I senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante non hanno partecipato al voto. In dissenso anche Riccardo Villari (Coesione Nazionale) che si è astenuto. Alle popolazioni colpite dal sisma o calamità naturali a partire dal primo gennaio 2009, vengono destinati 91 milioni di euro nel 2012 e 74 milioni di euro nel 2013: in tutto, 165 milioni. Il provvedimento, che ha avuto il via libera della Camera lo scorso 24 maggio, è stato approvato senza modifiche e quindi diventa legge.
Ma se per il Pd si tratta di “un’ottima legge”, pesanti critiche sono piovute dall’Idv e dai Radicali. “Il Parlamento – ha detto Felice Belisario dell’Idv – ricorre a trucchi da illusionista e spaccia come oro colato un pessimo provvedimento, nient’altro che un grande bluff con cui la maggioranza ABC spera di rifarsi una verginità. Il ddl – aggiunge – non si occupa di superare il finanziamento pubblico ai partiti, di affrontare il cancro della corruzione nella politica, di attuare l’articolo 49 della Costituzione, di imporre il controllo dei bilanci da parte della Corte dei conti e di sbarrare le porte delle istituzioni a rinviati a giudizio e condannati. E’ un provvedimento di cartapesta, la questione dei fondi alle popolazioni colpite dal sisma è solo il pretesto utilizzato per mascherare questo raggiro”. Il partito di Di Pietro ha già annunciato che raccoglierà le firme per un referendum.
Ecco i principali punti della legge
– RIMBORSI DIMEZZATI: Taglio del 50% dei rimborsi ai partiti. Dai 182 attuali si passa a 91 milioni. Il 70% di questi saranno erogazioni ricevute direttamente dallo Stato (63.700.000 euro); il 30% (27.300.000 euro) sarà di cofinanziamento. Il che significa che partiti riceveranno 50 centesimi per ogni euro ricevuto da persone fisiche o enti. E ogni contributo non potrà superare i 10.000 euro.
– 165 MILIONI AI TERREMOTATI: I 165 milioni di euro risparmiati nel 2012 e nel 2013 dal taglio del finanziamento verranno destinati alle popolazioni colpite (dal 2009 in poi) da terremoti e calamità naturali.
– DETRAZIONI FISCALI: Un privato che voglia finanziare il partito del cuore potrà avere una detrazione fiscale del 24% per il 2013 e del 26% dal 2014. Stessa detrazione si avrà per chi sceglie le Onlus. Perchè i donatori abbiano diritto alla detrazione basterà che il partito abbia presentato una lista.
– QUOTE ROSA: Se più di due terzi dei candidati di un partito sono dello stesso ‘generè la forza politica si vedrà decurtata del 5% la quota di rimborso che le spetta.
– COMMISSIONE PER LA TRASPARENZA: Ci sarà un task force di 5 magistrati: 3 della Corte dei Conti, uno del Consiglio di Stato e uno della Corte di Cassazione a vigilare sui bilanci dei partiti. Avrà sede presso la Camera e comminerà sanzioni.
– SU BILANCI VIGILERANNO SOCIETA’ DI REVISIONE: Società di revisione iscritte nell’albo Consob verificheranno i conti e i bilanci finali dei partiti. Stileranno una relazione che poi dovrà essere trasmessa alla Commissione di controllo.
– TESORIERI ‘TRASPARENTI’: Per tutti i tesorieri, anche non eletti, scatterà l’obbligo di pubblicare redditi e patrimonio anche di moglie (se c’è comunione dei beni) e figli a carico. I tesorieri che ‘sbaglianò non potranno più sottoscrivere i bilanci del partito per almeno 5 anni.
– COME ACCEDERE AI RIMBORSI: I partiti, per avere i finanziamenti, dovranno ottenere il 2% alla Camera o avere almeno un eletto. Dovranno dotarsi di uno Statuto democratico e dovranno farne esplicita richiesta dopo le elezioni.
– TETTI DI SPESA: Sono previsti per elezioni politiche, europee e amministrative. I Comuni si divideranno in tre fasce. La I da 15 mila a 100 mila abitanti; la II da 100 mila a 500 mila; la III da 500 mila in su. Se si tratta di candidati sindaci: per la I fascia potranno spendere 25 mila euro, più un euro per ogni iscritto nelle liste elettorali. Nella II, 125 mila euro più un euro per ogni scritto. Per la III, 250 mila euro più 0,90 centesimi per ogni iscritto. Tetti ridotti per i consiglieri.
– SI INVESTE SOLO IN TITOLI DI STATO UE: I partiti potranno investire esclusivamente in titoli di Stato europei. – NO CASE IN AFFITTO DA ELETTI: Partiti e movimenti non potranno più prendere in affitto o acquistare a titolo oneroso immobili da persone elette in Parlamento, in Europa e nei consigli regionali.
– SANZIONI: La ‘pena’ massima è il taglio del rimborso. Ma ci sono anche altre sanzioni che vanno dalla decurtazione dei due terzi di rimborsi e contributi a seconda della gravità della violazione.