Venerdì 6 luglio alle 9, nella solita aula 44 del Tribunale di Torino, è prevista la sentenza del processo sulle tangenti all’Amiat, di cui abbiamo spesso parlato.
Questa vicenda ha visto protagonisti fin dalle udienze preliminari, nel 2011, i Signori Rossi, movimento di cittadini corretti che pretendono comportamenti etici da parte di chi amministra la cosa pubblica e gestisce i beni comuni. Questo processo è diventato il simbolo di altri (purtroppo pochi a dir la verità) che si celebrano in Italia per fermare la corruzione. Ma soprattutto è rappresentativo di quanto oggi sia complicato e difficile contrastare chi corrompe e chi si fa corrompere.
Ma c’è un altro evento significativo venerdì, dalle 8 alle 9 (sì, proprio così presto, perché dalle 9 inizia l’udienza). Qualche decina di Signori Rossi, con un indumento rosso davanti al Palazzo di Giustizia, propongono una performance teatrale – guidata dal coreografo Mauro Lizzi – con protagoniste le mani, simbolo della mazzetta, le “mani pulite”, ma anche metafora del “fare”, del mettersi in azione, dell’impegno (civico, sociale e pure politico). L’idea nasce dai professionisti esperti di comunicazione sociale e di pubblica utilità Alberto Robiati e Stefano Di Polito.
L’evento si chiama “Mi manifesto!” ed è l’occasione per aderire al manifesto dei Signori Rossi, per manifestare contro la corruzione e per spronare a manifestarsi la maggioranza dei cittadini – che sono corretti e onesti e ora anche più informati e consapevoli – per promuovere la cultura etica nella pubblica amministrazione e la gestione lungimirante, efficiente, competente, trasparente e partecipata dei beni comuni.
L’invito è rivolto a chiunque ne condivida valori (la correttezza, l’onestà, l’etica) e speranze (l’Italia libera dalla corruzione!), ovunque si trovi. Infatti, la comunità su Facebook si sta già attivando rispondendo alla campagna – ideata sempre da Alberto e Stefano – che accompagna l’evento “Mi manifesto”: con gli “Sport anti-corruzione fatti a mano” tutti i Signori Rossi possono manifestare il proprio “no” alla corruzione attraverso la pubblicazione di foto e video che hanno per protagoniste le mani (pulite!). Ecco alcuni esempi:
“Mai più con le mani in pasta!”
“Corretto non corrotto”
“A mano libera”
Utilizziamo anche questa volta lo strumento della leggerezza e dell’umorismo, convinti che in questo modo messaggi pesanti (la corruzione ci costa 60 miliardi di euro l’anno, come stima la Corte dei Conti) siano in grado di viaggiare più facilmente e raggiungere anche chi di solito certe cose non le vuole neanche più sentire (perché tanto “sono tutti ladri!”). Perciò abbiamo rivolto in un senso positivo una frase tipica della corruzione: “C’è anche la tua parte!”. Abbiamo sintetizzato la “parte” che può fare ogni cittadino, avvicinandosi ai Signori Rossi e contribuendo alla lotta alla corruzione:
sensibilizzare i cittadini sullo stato dei processi per corruzione in corso nella propria regione
sostenere chi denuncia la corruzione e testimonia in tribunale (spesso vengono isolati, danneggiati professionalmente e psicologicamente)
organizzare localmente mobilitazioni e azioni educative sul tema della corruzione e dell’etica nella pubblica amministrazione
chiedere alle Istituzioni locali di adottare la Carta di Pisa (codice etico elaborato da Avviso Pubblico) ed estendere la sua applicazione alle aziende pubbliche
presidiare le aziende che gestiscono i beni comuni per garantire etica (lungimiranza, efficienza, competenza, trasparenza, partecipazione)