In Italia sembra che le statistiche e i dati economici siano così importanti da dover riempire le prime pagine dei giornali, ma non abbastanza da meritare un’analisi, una spiegazione, magari anche un redattore dedicato a maneggiarli, come usa in certe testate anglosassoni. Tra “debito record” tutti i mesi (è ovvio, sarà sempre record finché il bilancio non va in attivo) e “disoccupati mai così male dal 2004” (bella forza, se le serie storiche cominciano in quell’anno), l’economia sembra al contempo troppo complessa e indegna di approfondimento per diventare un elemento oggettivo del dibattito pubblico. Anche per questo dieci anni fa è nata lavoce.info, più che un sito il tentativo di costruire una fonte autorevole, un medium di secondo livello per fornire ai giornalisti (e ai politici) un punto di vista autorevole, con pretese di oggettività e imparzialità, sui temi dell’attualità economica.
Il modello informativo celebrato ieri, da un convegno nel decennale, ha avuto un successo e un impatto enormemente superiore al modesto numero di visite del sito, circa 10mila al giorno. Un gruppo di professori, molti della Bocconi, ma anche della Cattolica (che ieri ha ospitato il convegno celebrativo), soprattutto milanesi, coordinati da Tito Boeri, scrivono gratis. Si controllano a vicenda, secondo il metodo della peer review tipico delle riviste scientifiche, epubblicano articoli divulgativi ma rigorosi sul sito. I giornali li possono riprendere, gratis, citando la fonte. Anzi, sono incoraggiati a farlo, per diffondere le idee. C’è una redazione di accademici che, discutendo via Skype spesso da continenti diversi, seleziona e corregge gli interventi spediti dai collaboratori occasionali. Poi al sito lavorano anche alcuni giornalisti per i grafici, i video, gli eventi e la comunicazione.
Chi, tra i redattori, viene chiamato al governo, o comunque dalle istituzioni, si mette in aspettativa (come il senatore Pietro Ichino o il sottosegretario Maria Cecilia Guerra). Poi ricomincia a scrivere.
Lavoce.info ha ispirato quello che ormai è un network internazionale di siti economici, da quello in inglese Voxeu.org (ormai il più importante del gruppo) allo spagnolo Nadaesgratis. L’influenza de lavoce.info nel dibattito pubblico italiano è stata oscillante: alta quando si mette all’opposizione, contestando numeri e tesi dell’esecutivo, assai meno percepibile se interviene su questioni internazionali o strettamente finanziarie, nonostante un’apprezzabile attenzione a divulgare idee e analisi assai utili negli anni della grande crisi dell’euro. A lavoce.info sono stati rinfacciati molti limiti: una certa omogeneità culturale (bocconiana in senso lato), qualche eccesso di prudenza o tempi di reazione troppo lenti. Ma su alcuni temi – tipo la questione dell’inutilità del Tav Torino Lione, o il peso eccessivo delle tasse nelle manovre di risanamento – è stata una fonte, praticamente unica e molto attendibile, di numeri e valutazioni non sospettabili di essere partigiane. Il sito animato da Boeri ha inventato alcuni format che gli hanno permesso di incidere assai piu dei grandi giornali che, con logiche ottocentesche, si contendono a caro prezzo quegli stessi editoriali che i redattori della voce avrebbero scritto gratis on line. Il coraggioso schema del “vero o falso” è stato la più utile guida alla campagna elettorale 2008 (e speriamo lo sarà anche nel 2013): le affermazioni dei politici venivano controllate e scremate, tra verità e balle. Pochi giornali, soprattutto quelli economici, si permettono giudizi altrettanto netti in un campo dove spesso è molto semplice, volendo, stabilire chi mente. Quello che lavoce.info ha cambiato in modo irreversibile è lo spazio del dibattito economico, che si è allargato al web cancellando o quasi le sue precedenti sedi (pagine degli editoriali, grandi convegni, talk show).
In Italia si sono moltiplicati i siti simili a lavoce.info: dai battaglieri espatriati di noisefro mamerika.org (da Michele Boldrin a Sandro Brusco) alla sinistra radicale di economiaepoliti ca.it, sito ispirato da Riccardo Realfonzo oggi assessore a Napoli, fino all’ala più liberista del Chicago Blog guidato da Oscar Giannino e legato all’istituto Bruno Leoni. Voci diverse, tutte utili, che in questi anni si sono incrociate spesso su un palcoscenico comune, le pagine del Fatto e il sito ilfattoquotidiano.it. Quello che non è cambiato, in questi dieci anni, è l’uso disinvolto delle statistiche da parte di giornali e politici e le banalità che ne derivano. Ma questo conferma soltanto che ci sarà bisogno de lavoce.info anche nei prossimi dieci anni.
Twitter @stefanofeltri