Se qualcuno avesse voluto scattare una foto di gruppo, avrebbe dovuto approfittarne due anni e mezzo fa perché dopo quel momento tutti insieme, nella stessa stanza, non si sono più visti. E la cosa non è certo normale dato che si parla dei 70 consiglieri regionali pugliesi. Il tasso di assenze durante le sedute del Consiglio non solo è alto ma è in continuo crescendo man mano che il tempo passa. Tutto normale? Forse no.
Il numero dei componenti del parlamentino pugliese, 70, è esorbitante. Il quinto in Italia. Ma a ben guardare numeri e proporzioni, risulta davvero oltre misura. La Lombardia, ad esempio, ne conta 80 – dieci in più – ma il numero di abitanti è quasi il doppio rispetto alla Puglia (9.815.700 contro i 4.083.050 della regione del sud). La Regione Lazio ha 74 eletti con 1.581.664 abitanti in più rispetto a quelli del tacco d’Italia.
Il dibattito nell’ultimo anno si è infiammato parecchio. L’oramai famoso “vento dell’antipolitica” ha indotto i consiglieri pugliesi a ridurre il numero dei rappresentanti a partire dalla prossima legislatura (sia che cominci allo scadere naturale di quella in corso – 2015 – sia che debba cominciare prima per una ascesa romana del governatore Vendola). Tra il tira e molla dei partiti più grandi che optavano per una riduzione a 50 e quelli minori che spingevano per i 60, tra le nuove leve che volevano un taglio meno drastico e le vecchie glorie che preferivano usare le cesoie per una uscita di scena col botto, alla fine la bilancia ha proteso per i 60. “Troppi” ha tuonato il presidente del Consiglio Mario Monti che impugnando lo statuto della Puglia dinanzi alla Corte Costituzionale ha chiesto che gli eletti non superino i 50.
Ma tanto trambusto risulta incomprensibile visto che basta dare uno sguardo ai resoconti ufficiali delle sedute del Consiglio per notare un dato già metabolizzato da due anni e mezzo: la media dei presenti in Aula è di 54 consiglieri (tradotto in moneta sonante, i 16 “ballerini” equivalgono tra indennità e diaria a 3 milioni di euro all’anno che potrebbero essere risparmiati). I 70 al completo si sono visti solo due anni e mezzo fa, nelle prime due sedute, quelle chiamate ad eleggere presidente e segretari del Consiglio.
L’introduzione del voto elettronico in Via Capruzzi – sede dell’Assise – consente di verificare il numero dei presenti nel momento in cui va espressa la preferenza, che per logica dovrebbe essere anche il momento cruciale sia per la maggioranza che può segnare un gol, che per l’opposizione che può, con un colpo efficace, fungere da difesa e fare in modo che il provvedimento non venga approvato. Proprio come accaduto in diverse sedute dove il governo è – come si dice in gergo – andato sotto più di una volta.
Eppure quel tabellone rivela ciò che chi frequenta le sedute dell’Aula non può non constatare ogni volta: il numero dei presenti precipita di ora in ora. Finanche durante la seduta che ha approvato la modifica dello statuto fissando il nuovo limite a 60, i presenti erano, nel picco più alto, solo 54. Il minimo storico lo si è raggiunto nella riunione del 22 Novembre 2011. I votanti erano solo 38, tra maggioranza e opposizione. Se c’è una cosa che unisce centrodestra e centrosinistra in Puglia è proprio questa: la fuga durante i lavori.
Il 2012 sembrerebbe essere, per il momento, l’anno peggiore. I primi sei mesi hanno consegnato un tasso di presenza davvero misero. Poche volte si sono raggiunti i 60 consiglieri. La reiterata prassi delle assenze ha, tra l’altro, scatenato più volte l’ira sia del governatore Nichi Vendola – che ha richiamato all’ordine i suoi ricordando i doveri ai quali sono tenuti -, che del leader dell’opposizione Rocco Palese, che avrebbe voluto tendere sgambetti alla maggioranza qualche volta in più se solo i banchi del centrodestra fossero stati più popolati.
Ma disertare le sedute significa solo non assolvere ad un compito per il quale si è pagati? Naturalmente no. C’è anche un risvolto economico. Gli assenti ingiustificati, infatti, dovrebbero essere puniti con una decurtazione di 250 euro per ogni riunione saltata, ma l’unico modo di accertare l’assenza è la mancanza della firma ad inizio lavori. Basta sostare per un’oretta davanti alla sede del Consiglio Regionale per capire quale sia lo schema consolidato, che tutti conoscono ma che nessuno ammette. Si entra, si firma, si va via. E chi invece non si dirige verso altri lidi, organizza una serie di incontri e appuntamenti negli uffici del palazzo mentre al pianterreno i lavori vanno avanti. La conclusione è sempre la solita: in Aula lavorano i soliti noti, le firme sui registri ci sono tutte e i 250 euro non vengono decurtati a nessuno. Più semplice di così.
Politica
Regione Puglia, da 70 i consiglieri diventeranno 60. Ma votano solo in 50
Dalla prossima legislatura ci sarà un taglio di 10 scranni consiliari nonostante la contrarietà di Monti, che ne voleva 20 in meno. Guardando il tasso di astensionismo, il premier ha ragione: la media dei presenti in Aula è di 54 consiglieri
Se qualcuno avesse voluto scattare una foto di gruppo, avrebbe dovuto approfittarne due anni e mezzo fa perché dopo quel momento tutti insieme, nella stessa stanza, non si sono più visti. E la cosa non è certo normale dato che si parla dei 70 consiglieri regionali pugliesi. Il tasso di assenze durante le sedute del Consiglio non solo è alto ma è in continuo crescendo man mano che il tempo passa. Tutto normale? Forse no.
Il numero dei componenti del parlamentino pugliese, 70, è esorbitante. Il quinto in Italia. Ma a ben guardare numeri e proporzioni, risulta davvero oltre misura. La Lombardia, ad esempio, ne conta 80 – dieci in più – ma il numero di abitanti è quasi il doppio rispetto alla Puglia (9.815.700 contro i 4.083.050 della regione del sud). La Regione Lazio ha 74 eletti con 1.581.664 abitanti in più rispetto a quelli del tacco d’Italia.
Il dibattito nell’ultimo anno si è infiammato parecchio. L’oramai famoso “vento dell’antipolitica” ha indotto i consiglieri pugliesi a ridurre il numero dei rappresentanti a partire dalla prossima legislatura (sia che cominci allo scadere naturale di quella in corso – 2015 – sia che debba cominciare prima per una ascesa romana del governatore Vendola). Tra il tira e molla dei partiti più grandi che optavano per una riduzione a 50 e quelli minori che spingevano per i 60, tra le nuove leve che volevano un taglio meno drastico e le vecchie glorie che preferivano usare le cesoie per una uscita di scena col botto, alla fine la bilancia ha proteso per i 60. “Troppi” ha tuonato il presidente del Consiglio Mario Monti che impugnando lo statuto della Puglia dinanzi alla Corte Costituzionale ha chiesto che gli eletti non superino i 50.
Ma tanto trambusto risulta incomprensibile visto che basta dare uno sguardo ai resoconti ufficiali delle sedute del Consiglio per notare un dato già metabolizzato da due anni e mezzo: la media dei presenti in Aula è di 54 consiglieri (tradotto in moneta sonante, i 16 “ballerini” equivalgono tra indennità e diaria a 3 milioni di euro all’anno che potrebbero essere risparmiati). I 70 al completo si sono visti solo due anni e mezzo fa, nelle prime due sedute, quelle chiamate ad eleggere presidente e segretari del Consiglio.
L’introduzione del voto elettronico in Via Capruzzi – sede dell’Assise – consente di verificare il numero dei presenti nel momento in cui va espressa la preferenza, che per logica dovrebbe essere anche il momento cruciale sia per la maggioranza che può segnare un gol, che per l’opposizione che può, con un colpo efficace, fungere da difesa e fare in modo che il provvedimento non venga approvato. Proprio come accaduto in diverse sedute dove il governo è – come si dice in gergo – andato sotto più di una volta.
Eppure quel tabellone rivela ciò che chi frequenta le sedute dell’Aula non può non constatare ogni volta: il numero dei presenti precipita di ora in ora. Finanche durante la seduta che ha approvato la modifica dello statuto fissando il nuovo limite a 60, i presenti erano, nel picco più alto, solo 54. Il minimo storico lo si è raggiunto nella riunione del 22 Novembre 2011. I votanti erano solo 38, tra maggioranza e opposizione. Se c’è una cosa che unisce centrodestra e centrosinistra in Puglia è proprio questa: la fuga durante i lavori.
Il 2012 sembrerebbe essere, per il momento, l’anno peggiore. I primi sei mesi hanno consegnato un tasso di presenza davvero misero. Poche volte si sono raggiunti i 60 consiglieri. La reiterata prassi delle assenze ha, tra l’altro, scatenato più volte l’ira sia del governatore Nichi Vendola – che ha richiamato all’ordine i suoi ricordando i doveri ai quali sono tenuti -, che del leader dell’opposizione Rocco Palese, che avrebbe voluto tendere sgambetti alla maggioranza qualche volta in più se solo i banchi del centrodestra fossero stati più popolati.
Ma disertare le sedute significa solo non assolvere ad un compito per il quale si è pagati? Naturalmente no. C’è anche un risvolto economico. Gli assenti ingiustificati, infatti, dovrebbero essere puniti con una decurtazione di 250 euro per ogni riunione saltata, ma l’unico modo di accertare l’assenza è la mancanza della firma ad inizio lavori. Basta sostare per un’oretta davanti alla sede del Consiglio Regionale per capire quale sia lo schema consolidato, che tutti conoscono ma che nessuno ammette. Si entra, si firma, si va via. E chi invece non si dirige verso altri lidi, organizza una serie di incontri e appuntamenti negli uffici del palazzo mentre al pianterreno i lavori vanno avanti. La conclusione è sempre la solita: in Aula lavorano i soliti noti, le firme sui registri ci sono tutte e i 250 euro non vengono decurtati a nessuno. Più semplice di così.
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L’Italia arresta e poi scarcera il comandante libico accusato di torture dalla Corte dell’Aja. Tutti i dubbi sul ruolo del ministero di Nordio
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Von der Leyen a Davos invoca l’unità europea e si appella a Trump: ‘Negoziamo, rompere non conviene’. Zelensky: ‘Ue si dia una mossa, alzi la voce con gli Usa’
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Ucraina, M5s e Avs: “Stop all’invio di armi, no agli attacchi in Russia”. Ma Pd: “Rispettare impegni presi”
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Perchè il capo della polizia giudiziaria libica Almasri arrestato sabato a Torino, per la Corte Penale Internazionale colpevole di crimini di guerra e contro la dignità umana, è stato scarcerato e rimandato in Libia? È una pagina inquietante, il governo deve spiegazioni". Così su X Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Meloni non doveva fare la guerra in tutto il globo terracqueo ai trafficanti di esseri umani e arrestarli? Oggi invece ha liberato il trafficante e torturatore libico Almasri Habish e lo ha rimandato in Libia, nonostante un mandato di arresto della Corte penale internazionale. Che vergogna Giorgia Meloni". Lo dichiara il coportavoce nazionale di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Rimaniamo in attesa della conferma ufficiale e della motivazione che ha portato alla scarcerazione del trafficante di esseri umani libico arrestato nei giorni scorsi a Torino". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs.
"Naturalmente se questo personaggio potrà lasciare tranquillamente l’Italia invece di essere consegnato alla Corte Penale Internazionale per essere giudicato sarà chiaro a tutti - alla CPI, all’Interpol, alla comunità internazionale e ai cittadini del nostro Paese - che l’attuale governo italiano, Meloni, Nordio, Piantedosi proteggono i trafficanti di esseri umani e i torturatori libici".
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "È gravissimo che il comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri Habish, arrestato domenica scorsa a Torino, sia stato rilasciato e rinviato in Libia, nonostante ci sia un mandato d’arresto della Corte penale internazionale. Presentiamo una interrogazione urgente al ministro Nordio affinché venga a riferire in aula già nelle prossime ore”. Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "La vicenda della scarcerazione del generale Almasri è gravissima. Domani mattina chiederemo conto al Ministro Nordio in aula di questa scelta che a noi sembra assurda. Cosa c’è sotto?". Così Matteo Renzi sui social.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - “Per il ministro Salvini, dal primo di gennaio i ritardi ferroviari sono tutta colpa dell'eversione e del sabotaggio. Peccato che i dati dell’ultimo trimestre, senza catene sulla linea, senza sabotaggi, senza esposti, dicano che il 72 % dei treni ad alta velocità è arrivato in ritardo, che il Frecciargento Bari - Roma non è mai arrivato in orario e che il Frecciarossa Reggio Calabria - Milano ha avuto un ritardo medio di 46 minuti, con picchi di 468 minuti". Lo ha dichiarato Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, rispondendo all’informativa del ministro Salvini sul trasporto ferroviario.
"I rimborsi complessivi dovuti a Trenitalia per ritardi dei treni sono superiori a 100 milioni di euro l'anno: circa 8 milioni e mezzo di euro al mese. Davanti a questa situazione emergenziale, ancora una volta il Ministro evita di discutere in aula la sua strategia dei trasporti. Avremmo voluto sapere dal Ministro se conferma la scelta di aumentare l’offerta dell’alta velocità, atteso il fatto che questo aumento contrae la possibilità di manutenzione ordinaria e quindi la prevenzione dei guasti".
"Soprattutto perché, se su quella stessa rete si pensa di mettere un terzo operatore, l'usura sarà ulteriormente esasperata. È su questo che avevamo chiesto un'informativa del Ministro: sui ritardi, sui guasti, sui disagi, sulle strategie per le politiche del trasporto pubblico in Italia, non sugli esposti sacrosanti. Ancora un’occasione perduta”.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia. Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri è stato scarcerato e lasciato andare". Così la segretaria del Pd Elly Schlein