Il capo del governo Victor Ponta, nominato appena due mesi fa, chiede il passo indietro di Traian Basescu. Domani le due Camere decidono se dare il via libera. Perplessità dalla comunità internazionale che ritiene a rischio la tenuta della democrazia
La breve coabitazione rumena tra il capo di Stato conservatore e il premier di centro-sinistra è arrivata al punto di scontro. L’esecutivo guidato dal primo ministro Victor Ponta, nominato appena due mesi fa, ha avviato ieri una procedura per destituire il presidente, Traian Basescu. Il documento di 17 pagine con cui il governo chiede la destituzione di Basescu – il cui mandato scadrà nel 2014 – fa riferimento a quanto previsto dalla Costituzione nel caso il presidente commetta fatti gravi che violino il dettato costituzionale. E continua accusando il capo di Stato di aver minato la democrazia e violato la separazione dei poteri e l’indipendenza della giustizia, accentrando a sé compiti riservati al primo ministro.
La proposta di destituzione oggi all’esame delle Camere riunite in seduta congiunta, è l’ultimo atto in ordine di tempo dello scontro al vertice del Paese. Martedì l’Unione social liberale, la coalizione che sostiene Ponta, aveva votato la sostituzione dei presidenti di Camera e Senato, Roberta Anastase e Vasile Blaga, legati politicamente a Basescu che ha definito la decisione “un attacco alle istituzioni dello Stato”. La scorsa settimana la lotta per il potere era arrivata fino al Consiglio Europeo di Bruxelles. Nonostante una sentenza della Corte costituzionale abbia stabilito che a rappresentare Bucarest al vertice sarebbe dovuto essere il presidente, Ponta si è comunque presentato all’appuntamento europeo, senza mandato ufficiale. “Sono legittimato ad andare non da cinque giudici messi lì per decisione politica, ma dal Parlamento rumeno”, aveva spiegato il premier alla vigilia del vertice ribadendo che a rappresentare la maggioranza dei Paesi era il capo dell’esecutivo.
Si ripete così lo scontro che già tra il 2004 e il 2008 vide contrapposto Basescu all’allora primo ministro Calin Popescu Tariceanu, anche lui esponente di un movimento diverso dal Partito liberal democratico (Pdl) da cui viene il presidente. Ma nonostante le divergenze causate dal semipresidenzialismo in vigore nel Paese, mai era accaduto che si violasse apertamente una decisione della Corte costituzionale. D’altronde in questi giorni la Corte è anch’essa bersaglio perché accusata di essere sotto l’influenza di Basescu e, con decreto d’urgenza, il governo le ha tolto alcune prerogative per pronunciarsi sulle decisioni prese dal Parlamento, come, per esempio, quella di bloccare la destituzione del presidente.
La stampa rumena è divisa sulla strategia di Ponta. Sostegno arriva dal Jurnalul National. Il quotidiano Evenimentul Zilei si spinge invece fino a paragonare ad Adolf Hitler il nuovo presidente del Senato Crin Antonescu, che dovrebbe prendere l’incarico presidenziale ad interim. Mentre per Romania Libera, l’Usl rischia di andare incontro a un suicidio, perché trasformerebbe Basescu in una vittima. Se domani le due Camere riunite dovessero dare il via libera alla procedura di destituzione questa dovrà passare per un referendum popolare entro 30 giorni. Nel mentre Basescu sarà sospeso dal proprio incarico. Successe già nel 2007, ma alla fine i cittadini gli accordarono la propria fiducia. Non è detto tuttavia che questo si ripeta. Salito al potere nel 2004, cinque anni fa Basescu poteva contare su una popolarità oggi in calo. Quando fu eletto si era impegnato per sconfiggere la corruzione e modernizzare il Paese che si trova ora costretto a sopportare misure di austerità tra le più dure d’Europa per garantire il prestito da 20 miliardi di euro chiesto al Fondo monetario internazionale per sostenere l’economia. L’impopolarità dell’austerity si riflette anche nell’incapacità di formare un esecutivo stabile. Victor Ponta è il terzo primo ministro rumeno dall’inizio dell’anno e punta alle elezioni parlamentari del prossimo novembre.
Il personaggio non è però privo di ombre. Nei giorni scorsi è stato bersaglio di critiche perché accusato di aver copiato la propria tesi di dottorato. Secondo la rivista Nature parti sostanziali delle 432 pagine del lavoro di Ponta sul Tribunale penale internazionale sarebbero identiche a quelle di altri giuristi. “Si tratta di una decisione politica e illegittima, presa da persone vicine al presidente Traian Basescu”, ha ribattuto il premier alle conferme date da una commissione di esperti incaricata di indagare sul presunto plagio. Al premier è inoltre additato un sempre maggiore autoritarismo, arrivando a tracciare paragoni con altri due Victor al poter, l’ungherese Orban e il presidente ucraino Yanukovich. Il magazine Revista 22 dando conto delle proteste della comunità artistica ha ricordato alcune decisioni contestate come l’allontanamento di Alexandru Lazescu, dal vertice ella televisione pubblica TVR, il licenziamento di Dorin Dobrincu, direttore dell’Archivio Nazionale. Oltre a sollevare dubbi per la sorte del vertice dell’Istituto di cultura rumeno. Perplessità arrivano anche dalla comunità internazionale. Con un messaggio su Twitter, il commissario europeo alla Giustizia, Viviane Reding, ha detto di essere “seriamente preoccupata” per l’indipendenza della Corte costituzionale. Raccomandazioni non dissimili da quelle dell’ambasciatore statunitense a Bucarest, Mark Gitenstein, preoccupato per la tenuta della democrazia e della giustizia nel Paese.
di Andrea Pira