I rapporti erano tesi da tempo. Ma l’occasione per mettere la parola fine alla convivenza l’ha offerta Facebook. “I mazziniani sono sempre stati anticlericali e precursori dei tempi visto i comportamenti inaccettabili dei ciellini. Mi sento sempre più mazziniana. W Mazzini”. Così, con questa celebrazione dell’eroe del Risorgimento, si è consumata la rottura definitiva tra il sindaco di Cesenatico, Roberto Buda, e la sua vice con delega all’urbanistica, Bruna Righi, autrice del commento. Sullo sfondo una serie di antichi malumori e dissidi, in particolare intorno alla definizione del nuovo piano regolatore che ridisegnerà il volto della città romagnola.

Lui, 39 anni, berlusconiano con un passato nella Democrazia cristiana, ha preso in mano le redini della città un anno fa, espugnando lo storico comune rosso. Lei, 54 anni, imprenditrice tesserata al Partito repubblicano, era il simbolo di quell’alleanza tra Pdl e repubblicani, che aveva portato il centrodestra alla vittoria elettorale. Un idillio sfumato qualche settimana fa, di fronte ad alcune decisioni prese da Buda e mal digerite dalla numero due del Comune. Come la nomina da parte del sindaco di Vittorio Foschi, come nuovo dirigente dell’area urbanistica.

La convivenza tra sindaco e vice si era fatta via via sempre più difficile, tanto da portare allo strappo di qualche giorno fa. Bruni si sfoga sulla sua pagina Facebook, ribadendo la sua fede mazziniana e attaccando insieme i seguaci di Comunione e liberazione. La donna non fa nomi, ma il riferimento è a quell’area cattolica di centrodestra, di cui Buda è l’esponente di maggior peso a Cesenatico. Una stoccata virtuale, che segna la fine dell’alleanza tra gli esponenti del partito dell’edera e i pidiliellini.

Neanche una settimana dopo la pubblicazione del messaggio sul Facebook, la pasionaria mazziniana si trova spogliata dei tutte le deleghe in giunta. In una parola: silurata. La decisione la prende il sindaco, che così motiva la sua scelta: “Essendo venuta meno la fiducia politica nei confronti del Vicesindaco, a causa di voti contrari su alcune importanti delibere di Giunta e comportamenti non sempre in linea con gli indirizzi di maggioranza, mi trovo a dover prendere questa scelta condivisa da tutti gli altri partiti (Pdl, Lega, Udc)”.

Così, a un anno dall’insediamento, la giunta di centrodestra si trova in un colpo solo senza vicesindaco e senza un assessore chiave come quello all’urbanistica. Il licenziamento offre l’assist ai partiti dell’opposizione per attaccare l’amministrazione: “Siamo in presenza di un sindaco prepotente – commenta il segretario del Pd di Cesenatico Mario Drudi – che esercita il governo in un modo quasi autoritario”

Il Movimento 5 stelle si spinge oltre, arrivando a chiedere le dimissioni di Buda. “Siamo portati a credere che il sindaco abbia utilizzato il casus belli della polemica religiosa per liberarsi di un assessore e di un partito ingombrante, allo scopo di far suo il diretto controllo dell’urbanistica – scrive in una nota il consigliere Alberto Papperini – Senza l’appoggio del Partito repubblicano non ha né la maggioranza politica, né quella democratica. Ha soltanto una maggioranza contabile che non lo legittima nel perseverare questa amministrazione fallimentare”.

“Se Buda non torna sui suoi passi, se non dice di aver agito d’impulso ed non è disponibile ad ammettere la sua colpa il partito repubblicano è fuori dalla maggioranza di governo della città”, affermano dalla segreteria repubblicana di Cesenatico. Infatti se gli eredi di La Malfa decideranno di abbandonare Buda, il centrodestra non avrebbe più a disposizione il voto del consigliere eletto in Comune con 700 voti e il 5% (“determinante per diventare sindaco, non come l’udc”) e si ritroverebbe con sei consiglieri Pdl, uno della lega Nord e uno dell’Udc; dall’altra parte i cinque del Pd e Papperini del Movimento 5 Stelle.

Quest’ultimo rincara la dose, raccogliendo il plauso della segreteria repubblicana: “Hanno voluto estromettere il vicesindaco dai progetti più importanti con cui si deciderà il futuro di Cesenatico a partire dal nuovo piano regolatore che vedrà il cambio d’uso di 260 ettari di terreno agricolo in edificabile, e soprattutto delle riqualificazioni delle ex colonie come quella di ponente dov’è in ballo una cifra sui 350.000.000 di euro”.

“Abbiamo chiesto al sindaco da tempo un confronto per rilanciare la maggioranza in Comune su alcuni punti cruciali”, spiegano dal PRI, “come gli investimenti per il depuratore, un uso “turistico” dell’ospedale, chiarimenti sulla gestione di Gesturist e infine rendere il piano colonie una riqualificazione turistica prima che residenziale. Poi certo sappiamo che siamo diversi come il giorno e la notte dai colleghi cattolici vicini a Cl, ma ci siamo alleati col centrodestra per dare un segno di discontinuità e d’inversione netta dopo 40 di governo della sinistra”. Gli ingredienti per una piccola Parma alla romagnola ci sono tutti con un Movimento 5 Stelle che alle ultime elezioni ha guadagnato un abbondante 14,5%.

di Davide Turrini e Giulia Zaccariello

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