"La cosa più importante non è l’assoluzione, ma il fatto che sia gli avvocati che io abbiamo riproposto la questione dell’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza”. Con queste parole il giudice Luigi Tosti accoglie la sentenza che ribalta il primo grado
Assolto. Non commise reato Luigi Tosti, il magistrato che si rifiutava di tenere udienza nelle aule dove campeggiava un crocifisso. Ieri per il magistrato è arrivata la sentenza della corte d’Appello dell’Aquila che lo ha assolto dall’accusa di omissione di atti d’ufficio. Tosti subì sanzioni disciplinari per questo motivo e venne rimosso dall’incarico. “Sono stato assolto a mia insaputa e contro la mia volontà. Il primo motivo che avevo scritto nel ricorso alla sentenza di primo grado era che non avevo commesso nessun reato perché le udienze erano state tenute da altre persone – spiega l’imputato -. Ho rinunciato a questo motivo, perché volevo che i giudici si pronunciassero su altre questioni. Alla fine io sono stato assolto d’ufficio per quel motivo, nonostante avessi espresso un’altra volontà. Comunque la cosa più importante non è l’assoluzione, ma il fatto che sia gli avvocati che io abbiamo riproposto la questione dell’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza”.
La notizia soddisfa il presidente dei Radicali italiani Silvio Viale: “Sentenze come queste fanno sperare di essere ancora in uno Stato laico”. Il crocifisso ha un valore religioso per alcuni, secondo Viale, e quindi nei luoghi pubblici, che rappresentano tutti i cittadini di ogni religione e di nessuna religione, non dovrebbe comparire.
Tutte le volte che il crocifisso finisce in aula. Nel 2002 Soile Lautsi, cittadina italiana di origini finlandesi, richiese al consiglio d’istituto della scuola media “Vittorino da Feltre” di Abano Terme (Provincia di Padova), frequentata dai figli, di rimuovere il crocifisso dalle aule. La richiesta venne rifiutata e la donna si rivolse al tribunale competente, il Tar del Veneto. Da lì una lunga battaglia arrivata fino alla corte europea dei diritti dell’uomo, che, a marzo 2011, decretò che esporre il crocifisso non viola i diritti umani. Poi venne la vicenda di Adel Smith. A settembre del 2003, Smith presentò ricorso al Tribunale dell’Aquila contro l’istituto comprensivo “Navelli” e contro il dirigente scolastico pro tempore, per far rimuovere il crocifisso esposto nelle aule, a partire dalla scuola materna ed elementare di Ofena, in provincia dell’Aquila, frequentata dai suoi figli. L’ultimo caso infine fu proprio quello di Tosti. Nel 2004 l’allora ministro alla Giustizia Roberto Castelli mandò un ispettore presso il tribunale di Camerino, dove il giudice Tosti collocò un emblema di Democrazia Atea accanto al crocifisso e diede inizio alla querelle giudiziaria. In primo grado il magistrato venne condannato a un anno di reclusione e all’esclusione dai pubblici uffici e nel 2010 la sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, presieduta da Nicola Mancino, lo “rimosse”.